Ristoranti chiusi fino al 1 maggio: è legge con Italia zona rossa o arancione
Bar, pizzerie, ristoranti chiusi fino al 1 maggio sperando nel primo pranzo post quasi lockdown. Nella geografia delle misure anti Covid-19 cambia poco tra Pasqua e il 1 maggio. Si passa dai Dpcm ai decreti legge. Con la sostanziale differenza che passa tra un atto del solo Presidente del Consiglio dei Ministri e un provvedimento di tutto il Consiglio dei Ministri. Che deve essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni.
La sostanza resta uguale agli effetti pratici, almeno per bar, pizzerie e ristoranti chiusi fino al 1 maggio. L’Italia sarà tutta in zona arancione o rossa a seconda della gravità della diffusione del contagio, della pressione sugli ospedali. E, fatto nuovo, della situazione regolare dell’andamento delle vaccinazioni.
Nello scontro tra rigoristi e aperturisti hanno vinto le ragioni di prudenza dei primi. Nonostante le dichiarazioni battagliere di alcuni esponenti della maggioranza che spingevano proprio per la riapertura delle attività di ristorazione, il quadro resta questo. A tinte arancioni o rosse.
L’unica concessione a chi vorrebbe ritornare in pista almeno con il servizio a pranzo è nella formulazione della discrezionalità che il Governo valuti un allentamento delle misure. Ingranaggio da avviare solo se i dati del territorio saranno da zona gialla. E se il piano vaccinale sarà rispettato.
“In ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del Piano strategico nazionale dei vaccini di cui all’articolo 1, comma 457, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, con particolare riferimento alle persone anziane e alle persone fragili, con deliberazione del Consiglio dei ministri, sono possibili determinazioni in deroga al primo periodo e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento di cui al comma 1 nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 19 del 2020”.
Nessun automatismo e ristoranti chiusi fino al 1 maggio
Nessun automatismo da zona gialla, insomma, fino al 30 aprile. E attenzione che non si parla solo di intera Regione, ma anche di comuni e province. Potrebbe essere un vantaggio per i territori meno densamente abitati se saranno raggiunti dalla campagna vaccinale.
Un’equazione che al momento sembra difficile comporre anche per i limiti agli spostamenti tra zone e regioni di colore critico.
Probabilmente più una fiammella di speranza proprio come la zona bianca che si allontana.
Niente pranzo, quindi, fino al 30 aprile, giorno in cui scadrà il tempo di un decreto che ha ripreso quanto stabilito il 2 marzo. “Dal 7 aprile al 30 aprile 2021, si applicano le misure di cui al provvedimento adottato in data 2 marzo 2021”.
Fino al pranzo del 1 maggio sarà difficile parlare di riaperture di ristoranti, pizzerie e bar. E chissà in quanti saranno pronti a scommettere sulla possibilità di riaprire nel primo weekend del mese. Difficile, almeno dopo tutte le misure che hanno colpito le festività da Natale a Pasqua.