Sicilia. Palazzolo Acreide diventa una nuova Città del Tartufo
Palazzolo Acreide, provincia di Siracusa, è terra di tartufo. Anzi, lo è tutta la zona dei Monti Iblei, dove nel 1975 l’imprenditore Franco Scrofani lo ha “scoperto”. E ora Palazzolo è entrata a far parte delle “Città del Tartufo”, l’associazione che raggruppa una cinquantina di località in tutta Italia.
In effetti, anche se le zone di produzione più famose si possono contare sulle dita di una mano, il tartufo è diffuso in tutta Italia. L’Associazione Nazionale Città del Tartufo, nata ad Alba nel 1990, ha come obiettivo quello di valorizzare il tartufo italiano. Ma anche quello di far diventare la “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco. La candidatura è attualmente in fase di valutazione presso l’Unesco a Parigi.
Il progetto-tartufo, osserva l’assessore all’agricoltura Pietro Spada, “fa parte del piano di rilancio post Covid dell’offerta enogastronomica di Palazzolo. L’inserimento è stato accolto con soddisfazione dagli chef locali, che il tartufo lo servono regolarmente. Così come avviene nei migliori ristoranti delle province di Siracusa, di Catania e Taormina, dove viene identificato con il nome di tartufo di Palazzolo”.
Nell’ultima assemblea dell’Associazione, sono state ammesse anche Palazzo Adriano e il Centro tartufi Sicilia, che si aggiungono alle altre città siciliane, Capizzi e Castelbuono.
Per saperne di più sul tartufo potete consultare la nostra guida.
Il Tartufo Ibleo nasce a Palazzolo Acreide nel 1975
È di questi giorni l’ingresso di Palazzolo Acreide nel novero delle Città del Tartufo. Ma i Monti Iblei non erano mai stati terra di tartufo – fino a quando un ragazzino di 13 anni, Franco Scrofani, non ne trova uno per caso.
“Io e mio fratello Paolo eravamo solo dei ragazzini nel 1975. Io avevo appena 13 anni,” ricorda Scrofani su PalazzoloAcreide.Italiani.it. “Giocavamo vicino a casa, in Contrada Bibbia, nei pressi di Palazzolo. Mio padre mi diceva sempre di non toccare mai funghi o simili perché poteva essere pericoloso. Io, in quel caso, feci esattamente l’opposto. Presi in mano quello che non potevo ancora sapere fosse effettivamente un tartufo. Ero troppo giovane e quella era la prima volta che trovavamo una cosa simile. Era molto diverso dai soliti e tanti bulbi di ciclamino, così ci incuriosimmo e lo portammo con noi per farlo vedere a tutti. Fu una cosa assolutamente casuale ma praticamente finì lì, perché sembrava un tartufo ma nessuno credeva lo fosse davvero”.
Solo nel 1992 Franco troverà un altro tartufo, anzi, più di uno, insieme al fratello Paolo. Parte così l’avventura del tartufo (scorzone) degli Iblei, che vedrà aggiungersi a questo quelli dei Nebrodi, dell’Etna, dei Peloritani. Avventura dalla partenza difficoltosa, vista l’assenza di specifiche normative regionali. E che comunque ha trovato la sua naturale continuazione sulle tavole di numerosi ristoranti in tutta la Sicilia.
[Link e immagini: Siracusa Press, PalazzoloAtreide.Italiani.it]