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23 Ottobre 2021 Aggiornato il 12 Dicembre 2021 alle ore 19:29

Signorvino ai Navigli, se non è una recensione negativa è una bocciatura

Cosa accade al Signorvino sui Navigli a Milano per ricevere una recensione negativa? Fila e attesa non c'entrano, ma il “potevate andarvene”
Signorvino ai Navigli, se non è una recensione negativa è una bocciatura

Con Signorvino non vorremmo parlare di recensione negativa ma diciamo che c’è differenza tra un locale e l’altro. La catena democratica del vino, sembrava essere una certezza in tutte le città in cui ha messo su tenda, ma qualcosa per noi è andato storto. 

Una premessa è d’obbligo farla prima di iniziare: a noi Signorvino piace. Ne avevamo già parlato del resto e continuiamo a pensarla allo stesso modo. L’avevamo chiamata la catena democratica del vino perché le bottiglie consumate in loco hanno lo stesso prezzo di quelle a portar via, un buon prezzo. Il cibo è senza pretese ma di qualità, l’ambiente confortevole, con il legno dominante e le luci calde. Un bel posto per bei momenti insomma.

La catena del Patron di Calzedonia, Sandro Veronesi, nasce nel 2012 con i primi due punti vendita di Vallese di Oppeano (Verona) e Milano Duomo. Da allora non si è più fermato, raggiungendo addirittura i centri commerciali, e diventando per questi una piccola oasi di tranquilla bontà. 

Tuttavia, oggi non siamo qui propriamente per tesserne le lodi, e c’è da dire che spesso piuttosto che fare una recensione negativa preferiamo non parlare affatto. Stavolta però, per il bene di un posto a cui tutto sommato vogliamo bene, siamo costretti lanciare un campanello d’allarme. 

Il confronto tra i Signorvino è d’obbligo

Di Signorvino ne abbiamo visitati parecchi. Milano Duomo, Milano Dante, Verona, Bologna, Arese, Firenze, Roma e in ultimo, come impietoso posto di classifica, Milano Navigli. 

La verità è che tra le varie città le differenze che abbiamo notato sono perlopiù di cultura. A Milano sono fighetti come da santa tradizione, a Bologna sono compagnoni e verrebbero a sedersi al tavolo con te. In quel di Verona sono un po’ sulle loro, ma sono precisi e fanno il loro lavoro. A Firenze sono giocherelloni, a Roma ti chiedono ogni due minuti come va, e nel frattempo si fanno “du’ risate”. 

La qualità del vino e del cibo è inalterata, ovunque si vada. I prezzi sono abbordabili se parliamo di bottiglia, sul calice crediamo siano un po’ alti, ma può essere una lecita strategia.  

Ora però cosa ci sia che non ha funzionato nell’ultimo arrivato in casa Signorvino a Milano, esattamente non l’abbiamo capito.

Se apri ai Navigli sai a cosa vai incontro?

Era un pacioso sabato mattina milanese, così tranquillo che a Milano non c’era nemmeno una nuvola a minacciare il sereno, almeno fino a quel momento. Signorvino in via Gorizia è l’ultimo arrivato nella città meneghina. Era da un po’ che gli giravamo intorno sperando di entrarci prima o poi, e allora visto che eravamo proprio lì abbiamo deciso di metterci in fila per un “posto al sole”. La situazione si è subito preannunciata difficile. 

Chiediamo (senza palesarci ovviamente, che qui non dobbiamo assegnare stelle Michelin), un tavolo per tre all’esterno. “Dovete mettervi in lista”, la risposta è chiara, di facile comprensione, giusta. Sicuramente un buongiorno prima poteva essere apprezzato, ma capiamo il lavoro dei camerieri e rispettiamo le loro giornate serene, storte, piene, vuote. Tutto. La lista non c’è, o meglio il “signor lista” non c’è, poi compare, poi ci dice di aspettare. Sono parecchi minuti che siamo fuori, a tavoli non proprio pieni, e non siamo nemmeno riusciti a metterci in lista. 

Dopo due tentativi discreti, decidiamo di mostrarci più convinti, perché se il popolo ha fame almeno un ultimo posto nella lista d’attesa se lo merita. Lo stato confusionale del personale di sala è palese, parlano tra loro senza arrivare alla conclusione. Al terzo tentativo, in cui diciamo se sia necessario aspettare 30 minuti solo per essere messi in lista, una cameriera farfuglia alterata qualcosa che non capiamo, ma il succo sembra “così è se vi pare”. Qualche altro minuto di chiacchiere accese e riusciamo finalmente a buttare giù il muro della lista fantasma e ad accomodarci. Mentre qualcuno svogliato ci accompagna al tavolo, abbandonandoci al nostro destino, capiamo che stiamo entrando nella fase difficoltà 2. 

Dalla fase 2 alla discesa rapida: per Signorvino recensione negativa

Siamo un po’ tristi, e nel pieno di quest’altra fase di attesa ci chiediamo cosa c’è che non va in questo posto. Perché qui, rispetto agli altri store, pare non ci sia la minima attenzione per il cliente. Speriamo a questo punto nella fase 3, cioè la remissione dei peccati. Ma quando al nostro tavolo arriva addirittura il direttore per prendere l’ordinazione veniamo catapultati direttamente nella fase più dura, la perseveranza. Facciamo presente le problematiche avute sin lì, ma non tanto per l’attesa che in giorni affollati può essere comprensibile, tanto per l’atteggiamento. La risposta, dopo giustificazioni in stile classico, è stata, con testuali parole: “Potevate andarvene”. 

Potremmo continuare, ma non ce la sentiamo di andare oltre, perché la speranza è che sia un sassolino nel mare e non l’inizio di una fase di trascuratezza delle cose che a volte reputiamo non essenziali. Il direttore successivamente ci ha chiesto scusa, crediamo solo dopo aver capito che non eravamo né turisti, né studenti, né gente che non sa cosa sia un Monterossa coupè.

Le scuse sono sempre ben accette, ma riteniamo che un buon bicchiere di vino, così come un buon piatto di pasta, debba essere sempre accompagnato dal migliore dei condimenti, un buon sorriso.

O vi sembra troppo parlare di recensione negativa per Signorvino (ai Navigli)?

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