Edoardo Raspelli licenziato dalla Stampa è anche vittima dei social
Gedi, l’editore di La Stampa, Repubblica e Il Secolo XIX, e soprattutto de Il Gusto la sezione comune alle testate, ha licenziato il critico gastronomico Edoardo Raspelli. Un licenziamento comunicato a mezzo Pec, il 4 gennaio 2024, in 4 righe e senza nemmeno una telefonata, ha precisato il giornalista 75enne.
Raspelli, classe 1953, è una figura di spicco della critica gastronomica italiana. Ha iniziato la sua carriera nel 1975 al quotidiano La Stampa, dove ha fondato la rubrica “Il faccino nero”, dedicata alle recensioni dei ristoranti. Nel corso degli anni, Raspelli ha collaborato con diverse testate giornalistiche, tra cui Il Corriere della Sera, Il Giornale e Mediaset. È stato anche conduttore del programma televisivo Melaverde, in onda su Canale 5.
Gedi non ha reso note ufficialmente le ragioni del licenziamento di Raspelli che sono arrivate nello stesso giorno della pubblicazione della recensione dell’Henry Restaurant di Viareggio.
Le ragioni del licenziamento di Edoardo Raspelli
La decisione ha dato via alla stura di possibili motivi. La diminuzione del pubblico di riferimento della critica gastronomica potrebbe essere la ragione strutturale. Negli ultimi anni, il consumo di notizie e informazioni sulla gastronomia è diminuito, soprattutto tra i giovani. Che preferiscono trovare il locale preferito attraverso i canali social, Instagram e TikTok soprattutto. Questo cambio del mercato di riferimento potrebbe aver portato Il Gusto a rivedere la propria strategia editoriale e a decidere di puntare su nuovi formati e contenuti. Raspelli ha anche parlato del rapporto difficile con l’editore, in questo caso il direttore del Gusto Luca Ferrua, che non avrebbe risposto alle sue telefonate nel corso degli anni.
Ci sono anche da considerare le critiche di Raspelli alla cucina contemporanea e la sua posizione che non segue l’andamento del mercato più giovane. Una sua affermazione in effetti anticipa una possibile ragione del licenziamento: “I critici gastronomici saranno presto disoccupati, perché i lettori seguono solo gli influencer”.
Un approccio che potrebbe aver infastidito chef e ristoratori in grado di influenzare le decisioni del gruppo editoriale. Una notazione che andrebbe di pari passo con la creazione di community di riferimento cui gli editori sono chiamati a dare risposte.
E poi c’è la generale necessità di un ricambio generazionale. Il licenziamento di Edoardo Raspelli ha suscitato un ampio dibattito sui social network e sui media. Molti hanno espresso la loro solidarietà al critico, sottolineando il suo ruolo di pioniere della critica gastronomica italiana. Altri, invece, hanno sostenuto la decisione di Gedi, sottolineando appunto la necessità di un ricambio generazionale nella critica gastronomica.
I problemi e le soluzioni del ricambio generazionale
In effetti, la critica gastronomica italiana è un settore in cui si registra un forte invecchiamento della popolazione. Secondo un’indagine del Gambero Rosso, l’età media dei critici gastronomici italiani è di 55 anni. Questo dato è in linea con la tendenza generale del mondo del giornalismo, in cui l’età media dei giornalisti è di 52 anni.
Volendo dare spazio a questa motivazione di carattere più ampio, il ricambio generazionale nella critica gastronomica presenta una serie di problemi. In primo luogo, è difficile trovare giovani critici con la competenza e l’esperienza necessaria per ricoprire questo ruolo. In secondo luogo, è difficile conquistare il pubblico di riferimento della critica gastronomica, spesso composto da persone di età superiore ai più giovani creator. Cioè coloro che stanno sostituendo giornalisti e critici.
Anche il punto di vista e di racconto è cambiato. Più che informazione e critica, le piattaforme social mirano a generare consenso e viralità dei messaggi spesso tralasciando l’ambito del giudizio. Questo per effetto di due aspetti del sistema. L’uno legato alla generazione in proprio di ristoratori, chef, pizzaioli di contenuti in grado di generare conversioni, cioè di portare clienti ai propri locali. L’altro di ideare contenuti divisivi che polarizzino lo scontro tra opposte fazioni in grado di creare il senso di community. Molti creator, inoltre, gestiscono i social dei clienti ristoranti o pizzerie utilizzando anche i propri canali per pubblicizzare le attività e combinare i rendimenti da consulenza e da visualizzazioni offerte dalle piattaforme.
Un’attività che diventa concorrenziale rispetto a testate giornalistiche o a contenitori di critica che appaiono anacronistici e in affanno. In questo senso Edoardo Raspelli, che continuerà a pubblicare le sue recensioni sul suo Raspelli Magazine, è vittima dei social.
[Foto di copertina: Elena Tiraboschi]