25 cuoche ruggenti in Italia dalla B di Cristina Bowerman alla V di Marianna Vitale
L’Espresso ha dedicato un lungo articolo alle donne chef. In evidenza, quattro chef che sono la cartina al tornasole della nouvelle vague dell’alta cucina italiana: Cristina Bowerman, Rosanna Marziale, Marianna Vitale, Alba Esteve Ruiz.
Cuoche ruggenti, le definisce il settimanale in edicola, in grado di rivoluzionare l’alta cucina e di recuperare terreno rispetto agli (odiati?) uomini. Anche se cucinare è una professione unisex che ha avvantaggiato gli uomini da un punto di vista mediatico. “A parità di bravura, uomini e donne non hanno avuto, in questi anni, le stesse opportunità”. Per lei bisogna riconoscere agli uomini la capacità di aver gestito meglio se stessi che ha prodotto una maggiore atrtrazione di pubblico. “Una sorta di sexual aurea”.
Ok, siamo all’inversione degli stereotipi. Cancellate dal registro “brave e belle”. Gli aggettivi da utilizzare sono buona, ottima, eccellente. Riferiti alla cucina, ovviamente. Il metro di giudizio è la cucina. Anche se il difetto di comunicazione, quello stare troppo attaccati alla catena io-mamma-nonna dell’immaginario collettivo del focolare domestico è ancora da scrollare via.
“I limiti sono quelli che ognuno si dà, non derivano dall’essere maschi o femmine”, spiega Cristina Bowerman. E così risponde alla copertina di Fooding che si chiedeva se la cucina ha un sesso. Ecco, la cosa strana è che nelle cucine tutti pensano a situazioni da “neo-machismo hardcore” in cui c’è qualcuno che sta gridando alle truppe. Io uno sguardo alla macchina da guerra della cucina di Antonino Cannavacciuolo, il protagonista di “Cucine da incubo” l’ho data. Non volano sganassoni. Qualche volta mi è capitato di ascoltare non visto una sommessa imprecazione. Ma è corsa contro il tempo e ricerca di una eccellenza del gesto, del piatto. Anzi, va di moda il soft power, l’arte di essere sensibili con la brigata. Che senso avrebbe mettere insieme un manipolo di gente pronta a trucidarsi? Il sistema degli incentivi è migliore e nella cucina di Bowerman c’è poco turn over, spiega.
Gap mediatico, dunque. Bowerman lo spiega chiaramente: “Per una questione culturale: il ruolo della donna ancora troppo ancorato alla tradizione. E per il modo di stare in pubblico: non siamo animali da palcoscenico”. E si comunica in modo meno plateale, specifica Aurora Mazzucchelli.
Non che gli orari siano diversi e lo ricorda Viviana Varese, ora al ristorantino di Eataly Roma e in attesa che Oscar Farinetti vari a inizio 2014 Eataly Milano per entrare nella cucina del ristorante principale dopo aver venduto il suo Alice. La rete, fare rete, fare network. È il nuovo imperativo. Ruggenti e con le unghi eaffilate. “Finora siamo state molto impegnate a fare. Ognuna per conto proprio”, ricorda Rosanna Marziale che ha un forte senso pratico. Al ristorante Le Colonne, un passo dalla reggia di Caserta, divide i tavoli dei gourmet da quelli delle comitive. Mentre molti colleghi uomini cercano di risolvere il rompicapo bistrot-alta cucina.
E si ritorna alla questione mediatica con Marianna Vitale. “L’equivoco lo ha creato la televisione, mostrando angeli del focolare che non esistono nella realtà”. Ecco, appunto, anche perché qui bisogna essere treni veloci e avere un carattere manageriale.
Resta, forse, la vera differenza. Che è quella di avere il tempo di diventare mamma. Un incubo. Il tempo di un mestiere che totalizza la vita. E che porta a decisioni disparate. Come quella di Alba Esteve Ruiz, astro nascente della gastronomia italiana pur essendo spagnola. L’Espresso ricorda la sua “decantata carbonara” che ha conquistato anche gli arcigni palati della tradizione romana. E che ha voluto accanto a sé il suo fidanzato, Michael, in sala. Giovanissima con qualche inesperienza da scontare, ma pronta a rivedere i suoi passi (ha messo di nuovo nel paniere il pane di Roscioli dopo una prova non andata a buon fine). E decisa a far crescere la sua cucina.
Ecco, riassunto, il quadro che delinea L’Espresso. C’è molto sud nelle quattro protagoniste del servizio fotografico con Marianna Vitale (Napoli), Rosanna Marziale (Caserta), Alba Esteve Ruiz (Roma) e Cristina Bowerman (Roma e di origini pugliesi) e la sola Antonia Klugmann a tenere alto il vessillo del nord. Quattro immagini di chef forti che hanno ben chiari i loro obiettivi.
E visto che si è parlato di mediaticità e ritrovarsi in fotografia piuttosto che solo virgolettata o citata nel testo fa differenza, ho pensato di mettere in fila le chef provando a incrociare meriti e notorietà. Un indice sviluppato tra citazioni, premi, viralità, capacità di bucare lo schermo della televisione piuttosto che del computer o dei tablet. Ne è venuta fuori una classifica che vi propongo consapevole che l’effetto piatto ha fatto più breccia del look anche nel confronto con altri autori di Scatti di Gusto e Dissapore.
A voi la palla per le dimenticanze e per le varie ed eventuali. Con molto soft power, mi raccomando.
Le 25 cuoche ruggenti
- Nadia Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio)
- Aurora Mazzucchelli (Ristorante Marconi, Sasso Marconi)
- Cristina Bowerman (Glass Hostaria, Roma)
- Valeria Piccini (Da Caino, Montemerano)
- Marianna Vitale (Sud, Quarto)
- Alba Esteve Ruiz (Marzapane, Roma)
- Fabrizia Meroi (Laite, Sappada)
- Viviana Varese (Eataly Milano – dal 2014)
- Rosanna Marziale (Le Colonne, Caserta)
- Alice Delcourt (L’Erba Brusca, Milano)
- Antonia Klugmann (Venissa, Burano)
- Isa Mazzocchi (La Palta, Borgonovo Val Tidone)
- Iside De Cesare (La Parolina, Trevinano)
- Angela Tinari (Villa Maiella, Guardiagrele)
- Sorelle Fischetti (Oasis, Valle Saccarda)
- Vittoria Aiello (Torre del Saracino, Vico Equense)
- Annie Feolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze)
- Maria Grazia Soncini (La Capanna di Eraclio, Codigoro)
- Beatrice Segoni (Borgo San Jacopo, Firenze)
- Sara Preceruti (Locanda del Notaio, Pellio Intelvi)
- Bruna Cane (I Caffi, Acqui Terme)
- Nadia Moscardi (L’Aquila)
- Antonella Ricci (Al Fornello, Ceglie Messapica)
- Maria Cicorella (Pashà, Conversano)
- Anna Vicina (Guido per Eataly Casa Vicina, Torino)
[Link: L’Espresso. Immagini: Maki Galimberti/L’Espresso/LUZphoto, Daniele Amato, Vincenzo Pagano]