A cena con il birraio Emanuele Longo del Birrificio Artigianale Lariano
Del Birrifugio e di Stefano Frasca già ne abbiamo parlato, che Lariano sia il mio birrificio artigianale preferito l’ho detto e confermato più volte, non poteva non accadere che il publican ostiense organizzasse una cena degustazione dedicato a questa eccezionale realtà brassicola italiana. La ciliegina sulla torta è stata la presenza di Emanuele Longo, Mastro Birraio del Birrificio Artigianale Lariano. Il locale era pieno in ogni ordine di posto, un vero successo “alla cieca” (Stefano Frasca non ha pubblicato il menù della serata) a testimonianza che chi è venuto lo ha fatto sulla fiducia e sul credito che lui, il suo staff e il suo locale ormai hanno; e ovviamente sul credito che il Birrificio Lariano si è conquistato sul campo in questi 2 anni in cui il Birrifugio lo ha proposto con regolarità.
Come ogni main event degno di questo nome c’erano anche avventori noti alle forze dell’ordine alcolemico. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, era presente buona parte del Gotha pabbarolo romano: Mastro Titta, il Serpente e il Mad For Beer con Emanuele Longo capotavola (forse non lo sa che a Roma il capotavola normalmente paga…).Dopo i convenevoli di presentazione della serata e l’aver sottolineato che eravamo convenuti alla cieca, si parte subito con la prima portata e la prima birra.
Grigna, birra stile Pils ceco, bassa fermentazione e luppoli Saaz come ricetta vuole; 4.6° alcolici. Emanuele racconta che questa è la prima birra brassata da professionista, erede dei suoi passati da Homebrewer così come lo sono state le prime quattro produzioni, birre di ispirazioni mitteleuropee per poi allargarsi alle inglesi e alle belghe senza farsi mancare le stagionali. Ci spiega che per assurdo è una delle birre più difficili da brassare perché, essendo un gusto pulito, subisce tutte le magagne, gli errori e gli imprevisti della produzione. Quella servita era in forma splendente, rasentava la perfezione.
Birra profumata, erbacea e pungente al naso, si presenta giallo paglierino brillante con riflessi color fieno, fresca dissetante al palato nonostante la carica amara che caratterizza la tipologia. Corpo frizzante ma leggero, beverina a oltranza.
Portata in abbinamento, un antipasto sfizioso. Involtino di sfoglia di patata con fetta di prosciutto cotto e foglia di salvia tuffato al volo nell’olio bollente. La salvia da un esplosione di freschezza in bocca che ben si accompagna alla frizzantezza della Grigna. Da molti considerato il piatto migliore della serata.
Chiuso il bis con la Pils e aspettato il tempo tecnico del lavaggio dei Teku (i bicchieri da degustazione), ecco che ricompare il padrone di casa per presentarci primo e beveraggio abbinato.
Partiamo dalla parte liquida, Falesia. Bock tedesca da 7° alcolici nascosti bene fino al petto, poi scalda il cuore e l’anima. Si presenta color tonaca di frate con riflessi rubini, al naso è caramellosa così come al palato grazie all’ uso come ci spiega Emanuele dei diversi malti caramellati, oltre ai sapori della frutta rossa matura. La luppolatura arriva sul finale quasi sul retrogusto giusto a bilanciare la nota maltata che domina tutta la bevuta. Indicata con salumi importanti, con importanti grassi come il cotechino o lo zampone, ma anche con carni rosse e selvaggina.
Con questa birra bagnamo il primo, strascicati al ragù di cinghiale. Da amante del cinghiale e della selvaggina in genere, il mio piatto della serata, a fine del tutto sono andato a informarmi su eventuali rimanenze del ragù… niente, tutto finito, sigh!
Vi sarete domandati ma col primo già a 7°? Sì, e andremo a salire, di poco ma saliamo, sempre più in alto come recitava Bongiorno nello spot di una nota grappa a sfondo erotico… La serata prosegue lenta, più che lenta che suona negativo, paciosa, slowfoodstyle. Bissiamo e trissiamo la Falesia, aspettiamo il riassetto dei bicchieri e via pronti al secondo.
La seconda metà della serata prevede l’uso della birra anche nella ricetta delle portate.
Birra, Tripè. Già dal nome è chiaro, una bella birra belga stile tripel, nata nel 2011 e vincitrice del premio Unionbirrai 2012 a Rimini per le birre in stile belga ad alta fermentazione e gradazione.
Giallo oro carico, profumatissima, frutta gialla matura, albicocche su tutte, al naso una punta di acidulo di uva spina che al palato non arriva, 8° alcolici nascosti dalla frutta ma che arrivano piano piano.
Con questa bontà è stato cucinato il coscio intero di pollo che è stato servito accompagnato da ciuffi di purè fritti dorati e baguette per la scarpetta d’ordinanza. Il pollo ha cotto a lungo in tanta birra così da diventare tenero oltre l’ immaginabile, si disossava con lo sguardo, ottimo davvero poi con il sapore della birra sia sulle carni che sulla salsa formatasi in cottura.
Un attimo di pausa riflessiva prima del dolce, brindisi a destra e manca con Girgio (Mastro), Roberto (Mad fot Beer) Vania e Simone (Il Serpente), un paio di pit stop alla spina per riempire il Teku. Si conviviava insomma.
Ma eccoci al gran finale. Me lo sono sognato, l’ho sperato, citando Vittorio Alfieri “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”! Il Birramisù di Alessia Santucci! Compagnia nella vita di Stefano Frasca e “capa” dello staff del Birri (ne approfitto per ringraziare Nicoletta e Federica come sempre carine e cortesi, e Sabrina la Chef del Birri). Alessia è un artista del Tiramisù, e una delle varianti che preferisco è quella con il bagno dei savoiardi al 50 e 50 nel caffè e nelle birre stout, quelle nere con forte sapore di caffè. Per l’ occasione l’ inzuppo è stato effettuato unicamente nella birra che accompagna il dolce, la Willy Wo, che come scrissi in occasione di Rimini già il nome è un programma, omaggio a “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato”, favola su celluloide con Gene Wilder protagonista (ne hanno fatto uno con Johnny depp? Non è vero, è come Roma e Liverpool; non hanno mai giocato!).
Dicevamo, Willy Wo, novità 2012; Imperial Chocolate Stout da oltre 7°, Emanuele la da per quasi 8°, contiene il 10% di malti tostati, avena, aggiunta di polvere di cacao nella cotta e un dryhopping con fave di cacao sgrassate. Nera impenetrabile, Cacao amaro e caffe al naso e al palato sempre caffè e frutta secca con tostatura abbondante. Bevibilità ottima, non sono un amante delle stout e delle porter, ma questa di Lariano la gradisco a conferma che Emanuele quando decide di fare una birra in stile la fa più in stile dell’originale. Anche qui bis d’obbligo.
Siamo arrivati alla fine, sì vabbè io dopo tutta sta roba mi sono fatto un’altra Grigna ma quelli sò dettagli…
Un ringraziamento va a Emanuele per la presenza e per come ha descritto il suo mondo lavorativo, e una standing Ovation ad Alessia e Nicoletta che hanno lavorato 2 giorni per la preparazione del menù.
Chiudo ricordando che mercoledì 11 Aprile alla sede trasteverina del Birrifugio si svolgerà una cena degustazione con le birre belghe di Caulier, ospite Federico Scapin.
Prenotazione obbligatoria. Info: Tel. 06.58303189 (dalle 20:00 alle 2:00).