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3 Agosto 2017 Aggiornato il 20 Marzo 2021 alle ore 16:37

Cilento. Il nuovo ristorante Cento non emoziona quanto il mare di Acciaroli

“Le parole sono importanti” diceva qualcuno. Un concetto che oggi sfugge a molti, specie nella ristorazione, con l’aggravante però che chi crede a quelle
Cilento. Il nuovo ristorante Cento non emoziona quanto il mare di Acciaroli

“Le parole sono importanti” diceva qualcuno. Un concetto che oggi sfugge a molti, specie nella ristorazione, con l’aggravante però che chi crede a quelle parole poi alla fine paga il conto.

La mia esperienza al ristorante Cento non posso che raccontarla attraverso domande che non mi sarei mai posto senza l’utilizzo eccentrico di alcune parole chiave, che normalmente in un menu rappresentano l’intermezzo tra sensazione ed aspettativa, demarcando la soglia del mio metro di giudizio. Ma andiamo con ordine.

Cento vanta una location strepitosa, ovvero il molo di Acciaroli, praticamente in mezzo al mare con vista-cartolina sul paesello del Cilento.

Il locale, seppure in fase di rodaggio, è organizzato bene, con cucina a vista sulla terrazza avvolta da una dinamica struttura di legno. La sala è poco affollata e sul molo tira un’arietta che rasserena. Anche la mise en place è essenziale ma curata. Il tutto è sicuramente frutto di un ottimo lavoro estetico che c’è e va menzionato.

Ponderiamo a lungo l’ordinazione, sono felice di vedere tanto pesce. Da quando ero meno che nato passo le mie estati a Pioppi, l’altro paese di mare del Comune di Pollica, attaccato ad Acciaroli. Qui ho imparato a pescare prima ancora che mangiassi il pesce. Per me “Cilento” e “dieta mediterranea” sono una specie di credo. Tuttavia, sebbene il Cilento abbia storicamente una tradizione culinaria di montagna, sono uno di quelli che crede fortemente in un riadattamento verso il mare, di cui il Comune di Pollica vanta uno dei migliori al mondo in termini di biodiversità.

Il primo antipasto si chiama CENTO (16 €): fresella scomposta con sugo di pomodoro, tonno sott’olio di Pisciotta, alici marinate e vari contorni. Prodotti molto buoni, poca manipolazione. Cosa c’è da scomporre in una fresella? A me sembrava frullata.

Parmigiana al vapore di Pietro Parisi (10 €). Una buona parmigiana. Ma cosa la differenzia dalla classica? Le melanzane sono cotte al forno. Ma allora, in che senso cotta al vapore? Dopo essere stata assemblata in un barattolo di vetro è sottoposta a vapore. Ok, me l’aspettavo più audace.

La crema di patate con polpetta di ricotta e pescato (12 €), si aggiudica lo scettro di miglior piatto. L’unico piatto che mantiene la promessa. La crema è delicata e non grava sul fritto, la polpetta è croccante e saporita. Forse l’avrei gradita un pochino più asciutta.

I primi sono entrambi rimandati a settembre.

Scialatielli fatti a mano con frutti di mare e datterini (15 €). Si sente appena il mare, non c’è lavoro dell’acidità, sono slegati e difficilmente credo fossero fatti a mano. Lo stesso vale per i cavatelli con ragù napoletano pippiato di mare e pecorino (14 €), ma con un’aggravante: quanto può “pippiare” un ragù di mare? O troppo o troppo poco. In questo caso la seconda.

Andiamo sui gamberoni rossi scottati, anguria e mousse di mozzarella (19 €). Un piatto che a naso sembra sottendere un’idea di cucina, ma nei fatti si rivela un fuoco di paglia. I gamberoni buoni, più cotti che scottati. L’anguria è grigliata da un lato, cosa che in presentazione vale come una “doppia consistenza”. Alla fine l’effetto è che quel minimo di contrasto di temperature viene annientato e ne risulta un piatto slegato e tiepido. Peccato.

Dolce. Un babà tiepido con crema inglese e amarena (5 €). Buono, devo dire. Ma non sarebbe il caso di aggiungere cannoli cilentani e fichi come se non ci fosse un domani, invece della cheesecake?

Comunque le porzioni sono state parecchio impegnative, cosa che forse stona un po’ con l’idea di dieta (seppur mediterranea), ma soprattutto non favorisce la possibilità di assaggiare diverse portate.

Insomma tra consistenze, scomposizioni e varie proposizioni foodly correct, Cento non ha ancora trovato la strada per perseguire la mission che preannuncia nel suo buon lavoro di marketing. La maggiore criticità a mio avviso è proprio nel menù e nella cucina, che trovano rare e forzate corrispondenze negli epiteti Cilento e gourmet. Ma essendo questa la primissima stagione, mi auguro che questo ristorante possa entrare realmente in armonia col territorio nei prossimi mesi. L’esortazione che faccio all’Organizzazione di Produttori Ortofrutticoli Alma Seges, che ha aperto Cento, è quella di inquadrare meglio la proposta culinaria, donargli continuità e dedizione. Rinunciare ad inutili orpelli e non avere mai timore di proporre un piatto per quello che è. D’altronde, il Cilento è bello proprio per la sua naturale semplicità.

Cento – Taste & Longevity. Porto di Acciaroli, Pollica (Salerno). Tel. +39 0974.274363

[Francesco Simone Lucidi]

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