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14 Maggio 2012 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 21:10

Ais vs Assoenologi. I concorsi diventano un fatto di monopolio?

Non faccio a tempo a scrivere l’editoriale sui Decanter Awards 2012 e sulla differenza fra i concorsi internazionali e quelli italiani, ed ecco che
Ais vs Assoenologi. I concorsi diventano un fatto di monopolio?

Non faccio a tempo a scrivere l’editoriale sui Decanter Awards 2012 e sulla differenza fra i concorsi internazionali e quelli italiani, ed ecco che scoppia la guerra fra enologi e sommeliers proprio su questo tema. Le ragioni del contendere sono ben spiegate dal Presidente Giancarlo Prevarin (Giuseppe Martelli è Direttore e non Presidente come avevo erroneamente scritto nel mio precedente editoriale). Prevarin in un articolo apparso sulla rivista L’Enotecnico, organo ufficiale dell’Assoenologi, dal titolo “Forse ha ragione chi dice che è meglio essere temuti che amati”, rende pubblico il tentativo di “colpo di stato vinicolo” ordito ai danni degli enologi da parte dell’Associazione Italiana Sommeliers. In che consiste? Nel fatto che la senatrice Laura Bianconi del Pdl, presidentessa dell’Associazione Luigi Veronelli che raggruppa i parlamentari “amici del vino” (ed ha sede nell’hotel Rome Cavalieri negli stessi locali dove hanno sede Bibenda e l’Ais Roma,) ha proposto un emendamento, il 41 bis, al Ddl sulla semplificazione, teso a fare assegnare all’Ais il controllo e la gestione di tutti i concorsi enologici italiani, che allo stato attuale è di competenza dell’Assoenologi. Apriti cielo.

I componenti del Ministero per le Politiche Agricole hanno dato parere fortemente negativo alla cosa. E pare che anche in Parlamento la cosa sia stata presa non bene da molti, stando a quanto afferma Prevarin. C’è comunque da dire una cosa. Gli enologi, che sono coloro che fanno il vino, a mio avviso non dovrebbero essere anche quelli che lo giudicano. Il principio di terzietà, che regola ogni forma di giudizio in ogni campo, non mi sembra che venga rispettato in un caso del genere e questo dovrebbe far capire che qui non si parla tanto di lotte lobbistiche all’interno del mondo del vino, ma dei principi del diritto. Considerando poi che le commissioni dei concorsi locali sono formate in prevalenza da enologi della stessa zona, si arriva al paradosso che chi fa i vini che concorrono poi se li giudica anche. E’ vero che i campioni vengono mascherati, come è vero che quasi nessuno dei concorsi enologici italiani ha un vero impatto sulle scelte dei consumatori, ma qualche dubbio di forma, se non di sostanza, mi pare proprio che possa essere espresso, Ais o non Ais. E, parlando di diritto, forma e sostanza coincidono, come sanno tutti gli studenti di Giurisprudenza del primo anno.

[Link: doctorwine]

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