Alla Pringles sono impazziti? Perché cambiano i tubi delle famose patatine
Pringles, il noto marchio di patatine di proprietà della multinazionale Kellogg’s, idolatrato da più di qualche lettore, si appresta a cambiare i classici tubi.
Come mai? Perché assumersi il rischio di modificare un componente di successo del packaging, apprezzato per la capacità di preservare le patatine da sbeccamenti e rotture, al contrario dei sacchetti?
La decisione s’impone per problemi, diciamo così, ambientali. Kellogg’s con le patatine Pringles, come con tutti i suoi prodotti, intende arrivare a confezioni completamente riciclabili, riutilizzabili e compostabili entro il 2025.
Al momento i classici tubi delle patatine Pringles, che consistono in contenitori di cartone dalla forma molto riconoscibile, realizzata per tenere le patatine impilate grazie a una pellicola trasparente da strappare, possono resistere praticamente intatti per 15 mesi. Un dato impressionante considerati i numeri della produzione europea: ogni santo giorno escono dagli stabilimenti della Kellogg’s tre milioni di tubi con le patatine fritte.
Dove trovare le nuove Pringles
Le nuove versioni, presenti al momento in alcuni supermercati della catena inglese Tesco, rappresentato un concreto miglioramento rispetto alle precedenti. Senza tuttavia risolvere il problema. Il punto sono i materiali differenti impiegati nei tubi classici. Base in metallo come il coperchio a strappo, tappo in plastica e custodia di cartone. Un vero incubo del riciclo.
I tubi 2.0 sono invece composti al 90 per cento di carta e al 10 da una plastica che tiene lontani ossigeno e umidità. La consistenza delle Pringles infatti è sacra, come il caratteristico “pop” che i tubi fanno quando vengono aperti, oggetto perfino di una campagna pubblicitaria.
Proprio il tappo di carta non assicura il tipico rumore. Ma continuando con i coperchi in plastica si pone di nuovo il problema del riciclo.
Ragione per cui Kellogg’s, che ha acquisito il marchio Pringles da un’altra multinazionale –Procter & Gamble – nel 2012, pagandolo 2,7 miliardi di dollari, andrà avanti con i test ancora per qualche tempo.