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15 Febbraio 2011 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 15:06

Allarmi alimentari, la Cina è al primo posto ma anche l’Italia non scherza

Alzi la mano chi aveva qualche dubbio. La Cina è la maglia nera della sicurezza alimentare. E' scritto nero su bianco nella lista del RASFF (Rapid Alert
Allarmi alimentari, la Cina è al primo posto ma anche l’Italia non scherza

Alzi la mano chi aveva qualche dubbio. La Cina è la maglia nera della sicurezza alimentare. E’ scritto nero su bianco nella lista del RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed) relativo al 2010. Dalla quale risulta che, delle 3291 notifiche per irregolarità registrate dal sistema di allerta comunitario nell’anno appena finito, ben 418 riguardano la Cina. Segue l’India, con 250 notifiche, la Turchia e l’Argentina. Si tratta, in larga misura, di allarmi lanciati da organi di controllo ufficiali anche se il 4% delle notifiche è stato attivato da consumatori, il 7% dalle aziende stesse in regime di autocontrollo e il 2% è partito da episodi di intossicazione alimentare. All’Italia va il quarto posto tra i Paesi comunitari oggetto di notifiche dopo la Germania, la Spagna e la Francia e il decimo posto, con 113 notifiche che la riguardano, nella lista che include Paesi comunitari e terzi (dopo Cina e India figurano Turchia, Argentina, Stati Uniti, Germania, Spagna, Tailandia e Francia).

Che un gap esista tra gli standard di sicurezza europea e quelli di alcuni Paesi extra-europei lo dimostra il numero elevato di respingimenti ai confini di prodotti oggetto di notifiche (1549, quasi la metà del totale).

Un trend in aumento, quello degli allarmi legati alla sicurezza alimentare, passati da 3204 nel 2009 ai 3291 del 2010. In aumento le notifiche riguardanti l’alimentazione umana (passate da da 2813 nel 2009 a 2873 nel 2010), in lieve calo quelle relative all’alimentazione animale (passata da 201 a 190) mentre un numero elevato di allarmi (229) è stato lanciato per la presenza di materiali entrati a contatto con gli alimenti (soprattutto metalli pesanti, quasi sempre provenienti dalla Cina).

Eterogenea la tipologia merceologica anche se in cima alla lista delle irregolarità figurano i prodotti della pesca (661 notifiche), la frutta secca (652 notifiche, quasi sempre respingimenti al confine), la frutta fresca, i vegetali e la carne (escluso il pollame).

All’Italia va il primato delle segnalazioni effettuate alla Commissione Europea, segno, si legge nel rapporto del Ministero della Salute, di “un’intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 548 notifiche (pari al 16,7%)”, seguite, a debita distanza, da Germania (400) e Gran Bretagna (326). In pole position, tra gli organismi attivi nelle segnalazioni all’Europa, Assessorati e Asl della Regione Piemonte, dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto e i Nas.

Tra i motivi degli allarmi ci sono le contaminazioni microbiologiche (8 notifiche per presenza di biotossine algali in molluschi, Salmonella, Listeria e Escherichia coli), le micotossine (soprattutto aflatossine), alterazioni in prodotti a base di latte, colorazione anomala nei formaggi, allergeni non dichiarati in etichetta (1, in calo), corpi estranei (7, soprattutto metallli e vetro, in calo), tossina botulinica (2). In aumento il numero delle segnalazioni riguardanti larve di Anisakis (soprattutto nel salmone affumicato) e di Norovisur. 29 irregolarità riguardano l’immissione sul mercato di Novel food (29), di Ogm non autorizzati (75, soprattutto noodles di riso dalla Cina), di erbe e spezie (234, soprattutto per contaminazioni da micotossine, in netto aumento rispetto all’anno precedente). In calo le segnalazioni che riguardano i gelati e i dolciumi (99, soprattutto per presenza di allergeni non dichiarati in etichetta), stazionarie le notifiche per grassi e oli (23), bevande (75) e uova (15).

Fonte: salute.gov.it

Foto: scarabocchiodicomicomix.splinder.com, wakeupnews.eu

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