Asporto. Recensione del ristorante a domicilio Sine in zona rossa a Milano
Milano e la Lombardia sono in zona rossa per cui alla voce ristorante abbiamo due possibilità: asporto e consegna a domicilio.
Il quasi lockdown del nuovo Dpcm ha chiuso bar, ristoranti, pizzerie, pub nelle zone rosse e arancioni. Resiste solo il pranzo nelle zone gialle.
Le zone rosse e arancioni premiano asporto e consegna a domicilio
Quindi in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Provincia di Bolzano, Calabria e da oggi anche Toscana e Campania è tutto chiuso fatto salvo l’asporto fino alle 22 e la consegna a domicilio.
Eguale sorte per le regioni arancioni. Alla Puglia e alla Sicilia si sono aggiunte Abruzzo, Basilicata, Liguria e Umbria dall’11 novembre. E da oggi Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche.
Il pranzo al ristorante resiste solo in Sardegna, Lazio, Molise, Veneto e provincia di Trento.
Dunque a casa ma non rassegnati a fare a meno del ristorante.
E per farvi ricredere su asporto e consegna a domicilio, ecco la recensione del ristorante Sine – Fucina napoletana di Milano.
Anzi, una doppia recensione che è anche confronto tra la tavola del Sine e quella di casa mia sempre con i piatti di Roberto Di Pinto.
Avete il racconto della cena nel ristorante un attimo prima che il nuovo Dpcm a zone chiudesse Milano.
E a seguire due piatti di asporto con un crudo a fare da trait d’union tra le due tavole.
Seguitemi.
La cena al tavolo di Sine
Mano generosa, lo chef napoletanissimo Roberto di Pinto. Evoca ridendo quelle nonne / zie / mamme meridionali che al figlio o nipote “milanese” riservano un “ti vedo sciupat*!” prima di scodellare, sfornare e imbandire un pasto infinito.
Qui c’è finezza e misura. E l’effetto #milanonapoli: un misto di calore colore misura gusto e ironia così grato al palato. E pure agli altri sensi. A ben pensarci, magari è la spiegazione in altri termini del concetto di “gastrocratico”. Potere alla cucina!
Ceniamo insieme, allora, accuditi dai patrons e da due giovani impeccabili – uno è giapponese. Nei calici, per cominciare, un Timorasso Bricco del Vento, oro liquido che ho imparato ad amare.
Benvenuto: in tazze vintage di porcellana fine, rigorosamente scompagnate, un consommé. Per me, di verdure (e sa intensamente di funghi).
Per il mio commensale, consommé classico. Lo accompagna, infilata su uno stecco, una pralina all’ossobuco e ciuffo di maionese allo zafferano. Tanto per capire subito che siamo a Milano ma sappiamo scherzare con gli archetipi culinari.
Altri benvenuti, un cannoncino al soffritto napoletano ripieno di guacamole. Voluttuoso. Una panella con crème fraiche al pistacchio.
Un babà salato straordinario, dolce dentro, ahimè sfuggito alla foto. Piccole craquelines alternate a pane tostato con burro alle erbe.
Il crudo di ricciola che arriva anche a domicilio
Zigzaghiamo nel menu. Cenando con l’equivalente di un percorso degustazione personalizzato. Un simil SINE TEMPORE, proposto a 65 € per il tavolo intero. È mio il crudo di ricciola, crumble di mais. Il crumble è dolce. Merito del gazpacho di fico d’India su cui appoggia.
Pizzetta fritta friarielli, palamita, basilico. Nera. Croccante dove serve, ariosa dove deve. Nei calici, un Leone D’Almerita che ci accompagnerà lungo le portate principali.
Risotto Milano-Napoli, una porzione in due, eccezionalmente. Questo piatto bellissimo anche alle papille – praticamente una mescafrancesca napoletana che per molti è una specialità ma con il risotto giallo meneghino – è un signature dish dello chef. Che dice di esserne stufo. Ma, come le canzoni da hit parade e sempre volute a grande richiesta, è un successo perseguitante e un destino. State tranquilli, potrete continuare a chiederglielo.
Calamaro a beccafico, salicornia, foie gras e vongole. Arrivata al tavolo sia in versione ufficiale che in versione ufficiosa e ridotta per me, qui sopra. Bellissimo, elegante incontro di sapidità e mordacità diverse. Ho detto mordacità, inventando golosamente. Si dovrebbe scrivere consistenze.
Torta caprese, gelato al latte di mandorle, marmellata di albicocche raccolte in Campania, fatta in casa.
Popcorn dolce caramellato, post-dessert peccaminoso e da rubare. Nei calici, un suadente Tenuta Capofaro 2018 delle cantine Tasca d’Almerita.
E dalla Fucina Napoletana di SINE, è un arrivederci.
I piatti da asporto di Sine
Ho ordinato per l’asporto e sono andata a ritirare i miei due piatti. Ho trovato il Sine al lavoro per le consegne della sera. E mentre aspettavo i moscardini caldi, Roberto di Pinto mi ha detto un paio di cose interessanti.
La più importante è che in una situazione vincolata nascono nuovi stimoli. Così, dal dubbio iniziale sull’asporto e delivery è nato lo studio di piatti costruibili, godibili, riconoscibili che portino il gusto del ristorante a casa dei clienti. Tutti piatti resistenti allo stress del consumo differito.
Due le tipologie di piatti nel menu di SINE. CUCINI TU concepiti come un kit completo di ingredienti + istruzioni, CUCINIAMO NOI quelli pronti per il consumo, con un minimo intervento di assemblaggio.
Sono stati organizzati – lo chef li ha definiti così – veri e propri stress test. I ragazzi di Roberto hanno simulato consegne stabilendo per quanti minuti un piatto rimaneva buono come nelle intenzioni di chi l’ha cucinato. Verificato il tempo massimo, è stato stabilito il raggio d’azione ideale.
Le modalità, gli orari, le distanze per ordini, delivery e asporto sono dettagliatamente descritti nel sito del ristorante. Anticipo solamente una domanda-risposta sul costo: 10 € a consegna, che diventa gratis con una spesa minima di 70 €.
La cena a casa con l’asporto di SINE
Che cosa ho portato a casa? Un piatto per me nuovo e caldo, polenta e moscardini con pistacchio (12 €). E un piatto già provato, il crudo di ricciola, crumble di mais e gazpacho di fico d’India (16 €).
Eccole qui sopra, le scatolette. C’è anche una bella pagnotta di pane cafone fragrante.
L’antipasto caldo è semplicemente da trasferire nel piatto. Non l’abbiamo nemmeno riscaldato, era ancora gradevolmente tiepido.
Tenerissimi i moscardini, croccante il pistacchio, proporzionato il lingotto di polenta. Se dovessi rifare l’esperimento, darei un tocco di microonde, perché mi piace quando la polenta scotta! Darei un bel voto a questo piatto goloso.
Il crudo di ricciola era da montare. Io l’ho rifatto a memoria, creando quindi uno specchio di gazpacho su cui ho posato il battuto di pesce già sul suo crumble. E qui mi ha quasi sorpreso la delicatezza e la dolce burrosità del crumble anche in versione asporto. Era bricioloso, non impregnato. Questa virtù l’ho notata a casa ancora più che nella prova al ristorante.
A qualcuno verrebbe voglia di versare il gazpacho non nel piatto ma sul pesce? Dite che questo rovinerebbe la creazione originale? L’accostamento di sapori è delizioso e per assicurare il risultato magari si potrebbero aggiungere alla confezione due parole sull’impiattamento.
Il crudo di ricciola testa a testa
A sinistra, il piatto gustato al ristorante. A destra, lo stesso piatto in versione asporto assemblato a casa. Stesso il gusto, stessa la bontà.
Certo, la mano dello chef si nota nella decorazione. E c’è l’irriproducibilità dell’atmosfera. Ma la prova-consegna, la gioia di fare a casa una cena diversa, è riproducibile. E ripetibile. Anzi, da ripetere.
Sine Restaurant. Viale Umbria, 126. Milano. Tel. +390236594613. Per delivery e takeaway tel. +393381708473
[Immagini: iPhone di Daniela]