Bar Picchio a Milano: addio a Paolo, la sua anima per 55 anni
L’anima del Bar Picchio, in via Melzo a Milano, non c’è più: è morto Paolo (Scoccimarro, ma per tutti semplicemente Paolo).
La voce si è sparsa rapidamente, e la reazione commossa del popolo del Picchio non si è fatta attendere. Messaggi, cordoglio, ricordi, sorrisi per una persona che ha attraversato, dietro il bancone del suo Bar Picchio, 50 anni e passa di storia di Milano.
La scomparsa di Paolo è stata annunciata con un post, anonimo, sui social, sei parole e un cuore: Ciao ’stasera il Picchio è chiuso!
Francesco Paolo Scoccimarro, pugliese di Trani, emigrato a Milano negli anni Sessanta, aveva rilevato la gestione del Bar Picchio nel 1969. Al suo fianco, la moglie Caterina.
Nel tempo, il locale è diventato uno dei centri della vita notturna di Porta Venezia, e uno dei pionieri della movida a Milano. Il termine movida definisce l’atmosfera di vitalità culturale e artistica della Spagna degli anni Ottanta, appena uscita dal franchismo. Arrivato in Italia attorno al 1990, è passato a indicare la vivacità della vita notturna milanese, con i giovani in movimento fra i vari locali.
E nel tempo via Melzo è diventata un centro affollatissimo della movida – vedi ad esempio locali come Denis Pizza di Montagna, Polpo, Egalité, Kanpai, Røst, Alla Concorrenza…
Una formula vincente per il Bar Picchio a Milano
Anzitutto, il suo pubblico. Una clientela di aficionados, attratti dall’atmosfera, dai prezzi (tuttora) ridicolmente bassi, dall’ambiente informale e d’antan, pressoché immobile nel tempo. Dal casino, con avventori che tracimavano dal locale su marciapiede e carreggiata, prima ancora che la via si riempisse di locali più o meno “fighetti”. Casino che attirava spesso le lamentele dei residenti in zona. E che ai tempi del Covid-19 aveva portato alla chiusura per 5 giorni per mancato rispetto di distanziamento e obbligo di mascherine.
Una clientela composita, gente della zona, compresi “umarell” in pausa, studenti, giovani alternativi, artisti e musicisti. Clientela che si è auto-rappresentata, nel tempo, nelle centinaia, migliaia di fototessera appiccicate alle pareti del Bar Picchio a Milano.
Una clientela a cui fa cenno anche la rapper Myss Keta nel suo brano Le Ragazze di Porta Venezia:
Io, Miuccia e Donatella
Piazza al Picchio, poi passa una gazzella (ciao)
Ma prima ancora il successo va cercato nel personaggio-Paolo, che aveva portato a Milano l’anima dei “trani”, le osterie di una volta. A Milano, il termine “trani” indicava le bettole che servivano il vino di Trani, un vino rosso sfuso. E qui era rimasta l’anima del trani, i prezzi bassi, le bustine di patatine industriali, i caffè offerti. Il Chupicchio, il chupito creato da Paolo. E le chiacchiere anche fra perfetti sconosciuti, e gli amori sbocciati al bancone.
Restano i figli del Bar Picchio, pardon – di Paolo, Carmen e Felice, a portare avanti l’eredità paterna a Porta Venezia a Milano. E Paolo potrà riposare, sorseggiando il suo Chupicchio.
[Immagini: Zero.eu, Facebook, Martacipero, Andrea Cherchi]