Birra da chiosco al mare e da battaglia? Probably Carlsberg
Mi è stato chiesto di scrivere due righe sulla birra da rapido consumo, di quella che si può trovare al supermercato sotto casa o che possiamo chiedere in un bar o ad un chiosco sulle spiagge assolate e affollate quest’estate.
Il talebano che è in me citerebbe Kuaska ospite alla Rai da Alessandro Di Pietro a “Occhio alla spesa” lo scorso 8 maggio (bevo un bicchiere d’ acqua piuttosto, cit.), ma siamo in democrazia e allora…
Allora, con un nodo in gola iniziamo a dire che, 2 punti (alla Totò), se state al mare e fa caldo al baretto o chiosco che sia vi dovete accontentare di quello che c’è (quindi selezione un par de ciufoli) o vi mangiate ‘sta minestra o saltate dalla finestra.
Che poi, alla fin della fiera, se a qualcuno piace la nastro piuttosto che l’ “ainechen”, fa bene a berle, belle ghiacciate perché è l’ unico modo di berle, sapori appiattiti dalla bassa temperatura, quantità modeste per evitare che si scaldi appunto e per evitare che la seppur bassa quantità d’alcol ci (vi, io acqua) rovini la giornata al sole.
Io personalmente tra le birre da battaglia se proprio devo e se c’è, non disdegno la Carlsberg, scopritrice del lievito Saccharomyces carlsbergensis usato per la produzione di Lager e altre birre a bassa fermentazione, proprietaria in Italia fra le altre di Poretti e Splügen.
Obiettivamente non ha caratteristiche peculiari per le quali grido al miracolo, ma a differenza della concorrenza la gradisco, soprattutto per quella frizzantezza che sprigiona in bocca che ben si accompagna alla chiusura leggermente amaricante. Di sicuro non la miglior birra al mondo, e neanche probably come recita lo slogan; ma senza dubbio un prodotto che nel mondo della birra da scaffale differisce per sapore. Esclusivamente in bottiglia da 33: non è troppa, finisce in un tempo ragionevole e ben si presenta anche in un bicchiere di capacità maggiore, come lo 0.4 o la mia amata pinta americana.
Restate connessi! Prossimamente andremo in giro per supermercati…