Birre artigianali. Il Festival a Castellalto da ricordare con la Fanø Havgus
Come dicevamo la volta scorsa, Festival delle birre artigianali di Castellalto a Teramo. Ci è piaciuto, bello tutto, bello attraversare lo stivale sulla A24 anche se i Tutor non ti consentono più i record sul giro, comunque Tirreno-Adriatico coast to coast in 2 ore e mezza non sono male, bello il posto, bello il belvedere (se no non si chiamava così…), insomma ne è valsa la pena, tante le birre da bere, da provare o da scoprire.
Un’affluenza spropositata. A un certo punto si vedevano solo teste, i vicoli del borgo medioevale erano stracolmi, le file agli stand per le cibarie erano senza fine, sia se volevi sederti e mangiare un piatto di pasta sia se volevi un panino con la porchetta a portar via (non userò mai il termine da asporto, a Roma non c’è il cibo da asporto, c’è il cibo a portar via!).
Birre tante, troppe.
Vi citerò solo quella che più mi ha soddisfatto, la Fanø Havgus.
Una Session Beer, così recitava la spina, di, udite udite, ben 2.7°! Sì, non è un errore di battitura, duegradivirgolasette.
Una bella birra biondo oro con un corpo scarico ma una carica amara erbacea ma mai sbilanciata o astringente, ottima per dire ottima, perfetta per le calde giornate estive, da iniziarla a bere alle 11 e finire quando finisce il fusto…
L’ottima serata si è conclusa con il concerto sul belvedere della bigorchestra Mo’ Better Band, tanto Funky e R&B quello serio anni 60 e 70 carico di fiati e ottoni.
La mattina dopo di rientro ho deviato dalla A24 per l’uscita Valle del Salto e mi sono recato da Leonardo Di Vincenzo per il mio acquisto di Ferragosto (ma anche dei giorni a seguire). Purtroppo Leonardo non era presente per motivi professionali: è in Belgio al Zwegwem Beer Festival, mi dicono unico birrificio italiano presente.
Ma io avevo una missione, una cassa da 24 (bottiglie da 33 cl) di Stelle e Strisce! E così è stato.
Come ho avuto di assaggiare a fine giugno in piccola anteprima, quest’anno l’ho trovata ancora più buona degli anni precedenti.
Una carica di luppoli statunitensi in Dry Hopping unita a un piacevole sentore agrumato, una Golden Ale giallo dorato mediamente torbido, schiuma importante e persistente.
Il tutto racchiuso in soli 3.9 alcolici che la rendono “perfetta per i mesi caldi, e che ci fa venire in mente le spiagge di San Diego o i boulevard di Los Angeles. Ma potete berla anche a Capocotta!” (cit. sito Birra del Borgo)