Birrificio Artigianale Lariano | Biunda, buona come il pane!
La prima volta che vidi l’etichetta del birrificio artigianale Lariano, all’ I.B.F. 2010, dissi “Ah! Oltre al pane fanno pure la birra? E che usano lo stesso lievito? Da paura!”
Per chi abita fuori dal G.R.A. specifichiamo. In Provincia di Roma, nel Parco Regionale dei Castelli Romani, c’è Lariano, comune famoso per la produzione di un pane cotto a legna con fascine di castagno, il pane di Lariano I.G.P. appunto, uno tra i più buoni in assoluto.
No! Roma, Lazio e il pane non c’ entravano nulla, il birrificio prende il nome sì dal luogo, ma che è la zona di Lario, Lago di Como…
Il primo assaggio che feci fu della Breva, una weizen, sotto consiglio di Giorgione del Mastro Titta. Da lì cominciò il mio amore verso Emanuele Longo e le sue creature. Stavo con Stefano Frasca del Birrifugio di Ostia, dopo aver assaggiato questa Breva Stefano si rivolge a me e mi chiede: “Quanti fusti ne prendiamo?”.
Da quel giorno Lariano è diventato un habitué del pub di Ostia e poi anche della sede di Trastevere.
Ultima (almeno per me) assaggiata è la Biunda.
La scheda tecnica del produttore recita:
Blonde Ale
Aroma: Birra ad alta fermentazione, aroma di malto, lieve sentore di frutta fresca accompagnato da una leggera speziatura. Note floreali da aroma di luppolo.
Aspetto: Colore oro scarico con riflessi leggermente verdastri. Schiuma sottile, cremosa e persistente, discreta trasparenza Sapore: Fruttato con un leggero e delicato carattere di malto. L’amaro da luppolo è moderato e bilancia le note dolciastre del malto. Delicata e con dei sentori aromatici lievemente speziati. Corpo medio.
Impressioni generali: Una birra fruttata, leggermente speziata e delicata. Birra a 11,5° Plato e 4,5% volume d’alcol. Servire a temperatura tra i 6° e 8°. Da bere preferibilmente in un bicchiere a coppa o a tulipano. Ingredienti: acqua, malto d’orzo, luppolo, spezie, lievito.
Si abbina ad antipasti e formaggi saporiti, stuzzichini e tartine, carni rosse, piatti piccanti.
La prima cosa che possiamo dire trovandoci d’ accordo col publican che ce l’ha servita, l’ amico Stefano Frasca, è che il bicchiere di servizio che si presta meglio è l’american pint, da luce a questo oro scarico e fa risaltare i riflessi. E poi la pinta americana fa sempre la sua porca figura, diciamolo.
Blonde Ale speziata, una birra in stile belga, fresca, dissetante, beverina. 4.5°, insomma una birra da serata, di quelle che arrivi alla 12^ in scioltezza e la mattina dopo non hai ripercussioni in testa.
Sul sapore ho trovato un ottimo equilibrio, apre con un leggero maltato che poi si fa da parte alle spezie, coriandolo soprattutto, per poi andare a chiudere con l’agrumato e il luppolo che lasciano un retrogusto prolungato ma non pesante di un amaro che ricorda il mapo.
Se si volesse fare un paragone, rimanendo sempre in casa Lariano, la potremmo definire una Lilium, la sua Blanche, scarica di speziatura e scorza d’agrume. Caratteristica che può soddisfare o trovare il gusto di chi non ha un buon rapporto con le birre di frumento belghe (qualcuno le definisce Weiss rovinate…).
L’assaggio lo abbiamo fatto utilizzandola come aperitivo, soluzione che ben si presta anche alle birre bianche, accompagnata da arrosticini di agnello, un classico abruzzese, poesia su spiedino. Matrimonio riuscito.
Possiamo concludere dicendo che Emanuele è un altro di quelli che non ne sbaglia una, ogni birra in stile che produce bisognerebbe portarle nei paesi d’ origine e dirgli: “Ecco, così la dovete fare!”.
Fra poco è pure Natale, e arriverà la San Genesio….
(Adriano Desideri)