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Ristoranti
3 Marzo 2017 Aggiornato il 3 Marzo 2017 alle ore 20:39

Milano. Le stelle di Enrico Bartolini non illuminano il Mudec Bistrot

Se un ristorante stellato, casa di uno chef pluristellato, propone una propria dependance come bistrot, si possono legittimamente avere aspettative quanto
Milano. Le stelle di Enrico Bartolini non illuminano il Mudec Bistrot

Se un ristorante stellato, casa di uno chef pluristellato, propone una propria dependance come bistrot, si possono legittimamente avere aspettative quanto meno medio-alte.

Così, dopo aver visto che dall’Enrico Bartolini Restaurant al Mudec, il Museo delle Culture di Milano, c’era già stata una collega, Isa Scuderi, a provare il menù, mi sono deciso a provare il Mudec Bistrot, pieno (io) delle suddette aspettative medio-alte.

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Un sabato mattina, qualche mese fa, a novembre per la precisione: passo casualmente, ci provo?, entro. Non c’è moltissima gente, ma è abbastanza presto – man mano si riempirà, bene bene.

L’ambiente non mi sembra un gran che: ampi spazi (siamo negli spazi dell’ex-Ansaldo), un bancone sulla parete di fondo, una sala grande, con due divisori a separare due salette laterali sui due lati della sala (il terzo lato, a vetrate, dà sull’esterno), la cucina.

Il tutto non è brutto, ma nemmeno particolarmente piacevole: insomma, non mi entusiasma.

Molto meglio le tovagliette di carta sui tavoli: anche se pubblicizzavano la mostra di Basquiat (bella, fra l’altro), e magari, visto che eravamo già dentro il Mudec, e avevamo visto direi che c’era Basquiat, si poteva pubblicizzare qualcos’altro, ma va bene lo stesso.

Per la mia seconda visita, di qualche giorno fa, le tovagliette erano disegnate, carine, nonostante la grafica dei disegni sia già vista.

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Seconda visita: la prima non mi aveva soddisfatto, e ci sono tornato. A volte, lo faccio, di ritornare in un locale prima di scriverne, per verificare una mia opinione che non mi convince – anche se poi le mie opinioni si fermano sempre sul “a me piace/non piace”, lasciando il giudizio sospeso all’effimero di una singola visita.

Nel mio primo pranzo non ho assaggiato nulla degli Ingredienti da stuzzicare (calamaretti fritti; chorizo; prosciutto di Parma; salumi del podere Cadassa, da 12 a 16 €), e mi sono dedicato all’Uovo Basotto con caponata (9 €), che ho preferito agli altri Antipasti (Carpaccio di tonno, Salmone in crosta di sesamo, Insalata speciale grana e pollo, dai 12 ai 15 €). Amo le uova – e il nome “Basotto” mi intrigava alquanto, anche se avevo il sospetto, poi confermato, che si trattasse di un uovo “barzotto”. Che non era neanche male, ma nemmeno godurioso come solo un uovo barzotto sa essere – forse la caponatina freddina?

Primi piatti (12/15 €): fra Spaghettini con gobbetti, pomodorini e zenzero, Tagliatelle al ragù di manzo italiano, Risotto ai funghi di bosco e timo, e Tortellini alla panna fresca, ho preso questi ultimi (13 €). Forse perché erano anni che non trovavo associate le due parole “tortellino” e “panna”.

Niente di che, purtroppo, né nei tortellini, né nel condimento. Magari io mi aspettavo chissà che cosa, o quel chissà c’era e non me ne sono accorto. Insomma, anonimi.

I secondi (Tartare di manzo, Ossobuco alla milanese con risotto, Filetto di branzino con patate novelle e finferli, 16/25 €) non mi attraevano in modo particolare – ma il Baccalà mantecato (12 €) degli antipasti mi attraeva irresistibilmente. E mi è anche piaciuto. Magari l’accostamento con le olive non sarà dei più originali, ma il baccalà era ben fatto e buono.

Niente dolce: mi sembravano, sulla carta, abbastanza anonimi (Torta di pinoli e caramello, Tagliata di frutta fresca, Torta al limone, Tiramisù, Gelato alle nocciole, tutti a 5€).

Insomma, l’esperienza complessiva non mi ha soddisfatto in modo particolare: mi aspettavo che un po’ di polvere delle stelle soprastanti mostrasse il suo luccichio qua e là. Anche il servizio non mi ha colpito, leggermente distratto e freddino.

Così ho deciso di ritornare, sempre di sabato mattina, approfittandone per visitare la mostra di Basquiat. Ed è andata decisamente meglio – qualche luccichio stellare lo si intravedeva.

Un’attesa di una decina di minuti, un paio di battute cordiali con il personale, apparecchiato, mi siedo. Salto gli Ingredienti da stuzzicare (formulazione su cui peraltro avrei un po’ da ridire): Trippa con polenta, Calamari farciti con cous cous di verdure, Insalata di salmone e misticanza (13/15 €).

Passo agli antipasti, e cedo subito di fronte al Vitello cotto adagio con salsa tonnata e capperi di Pantelleria (13 €): abbastanza buono, mi è piaciuto meno l’arrotolamento di verde (sedano), che direi non aggiungeva molto al piatto, se non una inutile complicazione. Gli altri antipasti erano Tonno con verdure croccanti, limone bruciato e sesamo e Insalata di polpo con patate, sedano, olive e pomodori (16 e 13 €).

Primo: alla Vellutata di zucca con aceto balsamico (10 €) e allo Spaghetto al ragù di pesce (16 €) ho preferito le Mezzemaniche al pomodoro campano (13 €): semplici semplici, buone.

Fra i due secondi, ho scartato l’Ossobuco di vitello con purè (sic) di patate (20 €) a favore del Trancio di spada alla plancha (termine spagnolo che si può tradurre in italiano con “piastra”) con melanzana arrosto e crema di pomodorini: magari avrei tolto il pesce dalla plancha un poco prima, ma l’insieme era veramente buono, compresa la melanzana (che magari non è proprio di stagione, ma era proprio buona lo stesso). Diciamo che c’era nel piatto, oltre agli ingredienti, quel quid in più che ti soddisfa.

Anche il servizio mi è sembrato più cordiale ed efficiente, e non solo perché mi hanno offerto un bicchiere di vino, e nonostante qualche incertezza in sala.

Niente dolce: mi sembravano, sulla carta, abbastanza anonimi (Torta di pinoli e caramello, Tagliata di frutta fresca, Torta al limone, Tiramisù, Gelato alle nocciole, tutti a 5€).  Sì, ho fatto un copia incolla: non me ne ero accorto, ma erano gli stessi che avevo trovato mesi fa. Un caso, probabilmente: ma per vantare una “pasticceria di propria produzione”, un po’ poco. Così come l’etichetta “di stagione” indirettamente apposta alla melanzana.

Ci sono anche due menù lunch, vegetariano e Mudec, a 12 € – ma l’impressione generale è che sia leggermente caro, ovvero che il rapporto spesa/soddisfazione non sia abbastanza equilibrato.

Il mio giudizio personale resta in sospeso: non è male, alcune cose mi sono piaciute, qualcosa moltissimo, ma non ho trovato sempre quel guizzo in più che mi aspettavo. Certamente le mie aspettative erano fuorviate dall’egida bartoliniana – ovvero se voglio Bartolini devo cercarlo nel suo ristorante all’ultimo piano e non qui.

E – giustamente – le stelle stanno a guardare.

Enrico Bartolini. MUDEC Bistrot. Via Tortona, 56. Milano. Tel. +39 0284293706.

 

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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