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20 Marzo 2018

Roma. Cena stampa per mangiare con le mani al bistrot Parole in libertà

“Non si mangia con le mani!” Quante volte vi hanno sgridato da piccoli? Invece oggi c'è un Bistrot Parole in libertà, un luogo incantato dove, finalmente,
Roma. Cena stampa per mangiare con le mani al bistrot Parole in libertà

“Non si mangia con le mani!” Quante volte vi hanno sgridato da piccoli? Invece oggi c’è un Bistrot Parole in libertà, un luogo incantato dove, finalmente, potete permettervi di farlo. Anzi, qui non c’è altro modo di mangiare se non così, mettendo da parte il cellulare (per non sporcarlo!) e conversando tête-à-tête con il vostro commensale in carne ed ossa e non con un amico virtuale. Vi piacerebbe?

Marinetti, ideatore del movimento futurista, aveva già abolito l’uso di coltello e forchetta nel suo Manifesto della cucina futurista: “L’abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale”. Così oggi ancora una volta torniamo di parlare del futurismo che non riguarda più solo le polibibite. Il futurismo italiano è stato un periodo in cui grandi menti artistiche e non hanno creato un movimento culturale, diventato di grande rilievo in tutta Europa.  Con il Futurismo nasce il “paroliberismo”,  lo stile letterario in cui le parole che compongono il testo non hanno alcun legame sintattico-grammaticale fra loro e non sono organizzate in frasi e periodi.

Da qui nasce il Bistrot Parole in libertà che vi permette di prendersi del tempo e lasciare fuori la Roma caotica. Mangiamo sempre più spesso con le mani grazie all’avanzamento dello street food, ma nei ristoranti rimaniamo composti e usiamo solo le posate, senza concederci il piacere di una scarpetta. Eppure mangiare con le mani fa bene: si completa la connessione sensoriale con il cibo e si è più attenti nel percepire consistenza e temperatura, sensazione tattile. Inoltre, dedicando più attenzione al cibo, si mangia il giusto e ci si sazia prima.

Il progetto di Parole in Libertà ripropone l’atmosfera dei caffè letterari dei primi del ‘900 come luoghi privilegiati di aggregazione e di scambio. I colori, l’atmosfera ed il design ci riportano in quegli anni dove la convivialità e lo scambio di sensazioni erano alla base della cultura. La sala del ristorante è accogliente e ben illuminata. Nella mise en place mancano forchette e coltelli.

Lo chef Gabriele Enrico (docente del Gambero Rosso di Torino) ha studiato i piatti per essere gustati direttamente con le mani, con l’ausilio di una “speciale” focaccia o al massimo con un cucchiaio.

Non abbiate paura di mangiare con le mani, pensando che non è igienico. Anche se avrete sicuramente lavato le mai prima di mettervi a tavolo, in sala girano i ragazzi con un vassoio pieno di salviette umide, un po’ come nei ristoranti cinesi, e ve le porgono ad ogni richiesta.

Ho assaggiato tanti piccoli bocconcini dal menu e sono rimasta molto soddisfatta. Oltre al piacere di usare le mani, ho provato il piacere della scoperta dell’equilibrio del gusto e delle consistenze.

Paninetti con prosciutto crudo (13 €).

Paninetti con la mousse di baccalà (14 €).

Olive ascolane e mozzarella in carrozza molto delicata per i gusti romani (13 €).

Mini tartare di carne, saporita senza troppi condimenti (15 €).

La pappa al pomodoro (12 €).  Molto setosa e delicata, da gustare in una serata di pioggia.

Ma anche gli gnocchi di melanzana con crema di provolone (13 €), la vellutata di topinambur con acciughe e  uovo di quaglia (13 €), lo zabaione con le pere al forno (8 €). Infine i pasticcini mignon con la crema al caramello salato, con crema e fragole e con cioccolato e zenzero.

A mio avviso però ci sono ancora troppi piatti  “al cucchiaio”. Metterei più pietanze per usare le mani quasi per forza: cotolette e costolette, pollo e alici fritte, ma anche qualche piatto etnico come cous cous o plow, riso con la carne, tipico di paesi dell’Asia Centrale.

Tutti gli assaggi sono stati accompagnati dai vini selezionati in una piccolissima carta da Carla, sommelier sorridente e un po’ timida, e dai cocktail di Francesco Papa, a cui è stato affidato tutto il progetto bar con la creazione delle antiche “polibibite” al fine di soddisfare il gusto di palati moderni, come lo Spritz “Le ombre dei Mori” o Bloody BBQ.

Parole in libertà Bistrot. Via Luigi Petroselli 47 Roma. Tel. +39 3455761773

Giulia Nekorkina
Moscovita di nascita, romana da 25 anni, Rossa di Sera da 10 anni, innamorata della vita, appassionata di bollicine, adora cucinare e mangiare. Il miglior museo è un mercato, il miglior regalo è un viaggio.
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