Brucellosi, carne, latte e mozzarella di bufala dop: i conti non tornano
Fanpage ha pubblicato una video inchiesta sulla brucellosi che interessa gli allevamenti di bufala in provincia di Caserta.
Una strage silenziosa che conta 140 mila abbattimenti di bufali in 10 anni. Un dato impressionante che, però, appare in controtendenza rispetto alla produzione aumentata di latte di bufala.
A meno bufale non corrisponde meno latte di bufala nemmeno per la Mozzarella di Bufala Campana Dop che anzi ha visto crescere la produzione.
La Mozzarella di Bufala Campana Dop ha un giro di affari di 600 milioni di euro. È il quarto prodotto del made in Italy più conosciuto al mondo. Il latte della bufala mediterranea è dunque al centro di questa inchiesta giornalistica.
Solo il latte delle bufale che risiedono nell’areale della Dop può diventare Mozzarella di Bufala Campana Dop. L’area ricomprende i territori di Caserta, Salerno, Napoli, Benevento, Latina, Venafro, Foggia, Frosinone e Roma. Ma il 66% della produzione totale è ubicata nella provincia di Caserta. Quella in cui è scoppiata un’epidemia di brucellosi e tubercolosi.
Cos’è la brucellosi e come si scopre nella bufala
La brucellosi nelle bufale produce aborto, diminuzione o assenza di latte. Il processo di pastorizzazione del latte evita la trasmissione all’uomo e quindi la mozzarella di bufala è sicura.
Adelaide Noviello, allevatrice, spiega che 1500 capi sono portati via dalla brucellosi dal 2012 fino al 2014.
La Asl dice a Mariano Hugo di Windisch-Graetz di aver riscontrato 64 casi di tubercolosi. “Prendetevele, macellatele e vediamo i risultati delle autopsie. Tutte negative”. I test sono effettuati con il kit Bovigam che, a quanto risulta a Fanpage, non sarebbe stato validato per la bufala mediterranea ma solo per quella africana. Smentita però da Antonio Limone dell’Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno. Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) ha validato l’uso del Bovigam solo per il bufalo africano. Quindi secondo avvocato Sasso sarebbero stati abbattuti animali sani.
A questo punto, Fanpage domanda dove va a finire la carne degli animali abbattuti immessa in commercio. A circa 100 chilometri di distanza, a Flumeri, in uno dei più grandi impianti di macellazione europei.
Meno bufale ma più latte
Ma è sempre il latte di bufala ad essere al centro dell’attenzione. Dal 2017 al 2020 la popolazione bufalina scende di 8 mila a causa della brucellosi. E 153 allevamenti hanno chiuso definitivamente solo nella provincia di Caserta.
Eppure il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop comunica che dal 2018 al 2020 la produzione di latte è aumentata di 13.000 litri. Come è possibile che ci sia più latte con meno bufale? A spiegarlo è un produttore di mozzarella di bufala registrato con una telecamera nascosta.
Il ruolo della cagliata congelata che arriva dall’estero
Alla domanda come si fa con il latte che diminuisce risponde: “Non ho alternative, cioè significa che mi vado a prendere il latte, la cagliata, in Bulgaria, Romania”.
Cosa che però non può esistere a termini di disciplinare della mozzarella di bufala Dop come sottolinea la giornalista Rosaria Capacchione. “Il semilavorato, la cagliata, arriva congelato ma noi non sappiamo come è stato congelato, se è stato scongelato durante il trasporto, quali sono i sistemi di conservazione, se usano degli additivi, se si tratta di sostanze che possono fare male”.
Ci pensa Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, a fugare ogni dubbio. “Nel 2017 il consorzio ha votato una richiesta di modifica del disciplinare. Chi produce Dop può fare entrare all’interno del proprio caseificio solo ed esclusivamente latte bufalino Dop. Poi dopo dovete chiedere al Ministero come mai non sta andando avanti questa richiesta”, spiega.
Peccato che non ci sia una domanda riguardante l’incontro interlocutorio al Ministero sull’incontro del 22 luglio per l’eradicazione della brucellosi e la strategia vaccinale. Né sulla questione mozzarella di bufala congelata e sull’uso del latte congelato. Autorizzato in deroga per l’emergenza Covid, ma di difficile rintracciabilità sulle confezioni.
Fanpage mostra i documenti che attestano l’importazione di cagliata di bufala congelata dalla Bulgaria nel 2020. È di un’azienda associata al Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Dop della provincia di Caserta. Saccani risponde che è pronto a denunciare chiunque anche se è difficile che un associato possa utilizzarla considerato il sistema di tracciabilità.
Ma Giuseppe Di Vico, Luogotenente dei Nas di Caserta spiega che è difficile capire se quella cagliata importata è lavorata per un prodotto Dop o Non Dop. Ci vorrebbe un organo di vigilanza fisso.
La necessità della vaccinazione contro la brucellosi della bufala
Come fare ad eradicare la malattia? Il programma di vaccinazione è durato dal 2008 al 2013 ma poi è stato interrotto dall’Istituto Zooprofilattico. Il livello di sicurezza negli allevamenti era stato raggiunto per l’organismo di controllo che non la ritiene il sistema migliore.
Per Antonio Limone, il latte che proviene da allevamenti di bufale vaccinate sarà sicuramente deprezzato.
Ma secondo i dati del Consorzio della Dop, negli anni in cui si è svolto il piano vaccinale, non c’è stato alcun contraccolpo economico. Anzi, le vendite sono aumentate. Con un trend positivo anche in piena pandemia.
La vaccinazione sembra quindi l’arma necessaria per far tornare i conti nella vicenda brucellosi e bufala.
L’atto di accusa degli allevatori
Ne è convinta l’Associazione tutela allevamento bufala mediterranea che ha commentato l’inchiesta di Fanpage con parole dure.
Hanno accusato l’intera categoria. Criminalizzato un intero territorio attualmente ancora abbandonato da uno stato che ha utilizzato solo la repressione. Hanno calpestato anche chi chiedeva come noi solo il rispetto delle leggi e dei regolamenti. Hanno truffato l’intera provincia sui fondi regionali, abbandonando gli allevatori e gli agricoltori casertani e finanziando gli allevamenti salernitani con i fondi europei gestiti dalla regione Campania e dal salernitano De Luca con la complicità e l’omertà di alcune associazioni di categoria e da fantomatici esperti che nell’avallare le proprie tesi non hanno mai menzionato leggi e regolamenti e senza prendere minimamente in considerazione sentenze del consiglio di stato e del TAR confidando nell’ignoranza degli allevatori.
Mai si sarebbero aspettati di imbattersi in allevatori competenti in grado di controbattere punto su punto con leggi alla mano. Quello che era chiaro e che abbiamo cercato con i nostri mezzi di diffondere e portare a conoscenza oggi finalmente è sotto gli occhi di tutti. Non abbiamo difeso le nostre stalle, i nostri allevamenti, le nostre bufale e la nostra mozzarella, ma abbiamo cercato soprattutto di difendere il futuro della nostra terra e dei nostri figli.
I conti che non tornano
È ancora più duro al telefono Peppe Pagano, fondatore di NCO – Nuova Cucina Organizzata e socio dell’associazione della bufala mediterranea: “La cosa più brutta è che si stavano vendendo un pezzo di territorio con l’accusa infamante della camorra per arrivare ai loro sporchi interessi. Il consorzio di tutela, invece di tutelare la propria terra, gli interessi degli allevatori e dei trasformatori ha semplicemente girato la faccia dall’altra parte perché sotto ricatto di questi signori per i numeri che non tornano. Una cosa è certa, però. Chi è causa da 20 anni di questo fallimento e di aver portato la brucellosi dal 2 al 19% non può restare più al suo posto. Non sono credibili. E questo è un problema”.