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1 Gennaio 2025 Aggiornato il 1 Gennaio 2025 alle ore 12:11

10 buoni propositi gastronomici per il 2025

Inizia un nuovo anno ed è il momento di enunciare i buoni propositi gastronomici per il 2025 al ristorante, in pizzeria e in redazione
10 buoni propositi gastronomici per il 2025

Anno nuovo vita nuova. Dovrebbe essere così anche a tavola con buoni propositi gastronomici per rendere migliore il 2025. Parole, trend, stile di vita, lavoro, viaggi e divertimento hanno e generano connessioni con il bere e il mangiare. 

Quindi, facciamoli meglio a partire da noi stessi.

1. Al ristorante si va per mangiare non per fare esperienze

Il ristorante è un luogo del mangiare come lo sono pizzerie, bar, pasticcerie, pub. Quindi la loro funzione è far mangiare e far mangiare bene. Diffidare da chi si propone come generatore di esperienze, anzi, esperenziale è il credo di Scatti di Gusto. Parla il piatto e non la forchetta. Quindi perdonateci se da qualche parte esce la parola esperienza. Ma così ci ricordiamo che non bisogna usarla e la sua mancanza la annoveriamo tra i buoni propositi gastronomici 2025.

2. Le classifiche devono fare bene non solo ai classificati

Le classifiche di ristoranti, pizzerie, bar fanno bene ai classificati e quindi a chef, pizzaioli, baristi e alle loro attività. Gli uffici stampa hanno un elemento ulteriore per i comunicati. Giornalisti, critici e influencer potranno avere un elemento a supporto di narrazioni e critiche. Però dal “numero 1 della classifica Best Top in The World” si mangia bene per dogma non va bene. Noi lo sappiamo e cerchiamo di praticarlo con attenzione. Dividendo tra giudizio istantaneo e giudizio stratificato. Istantaneo è quello dei Campionati della Pizza e della Mozzarella. Stratificato è il punteggio negli articoli che tengono conto di pranzi e cene precedenti.

3. Gli inviti stampa non sono il male peggiore

Le polemiche sul racconto di esperienze (ahia) al ristorante/pizzeria/pasticceria in occasione di inviti stampa/blogger/influencer e quindi sulla prestazione gratuita di chi fa mangiare in favore di tastiere e telecamere muoiono facilmente. Basta specificare l’occasione gratuita e di coccola e chi legge/ascolta/scrolla è avvertito. Come anche l’autore che firma. Un altro buon proposito gastronomico.

4. La retorica del critico al ristorante come cliente normale è una palla

Scontrini e buoni propositi gastronomici

Per converso liberateci dalle prediche relative al “siamo andati come clienti normali e abbiamo anche lo scontrino”. A meno che non abbiate un sistema di blindatura che difenda l’anonimato, come Lovrinovich o Visintin, siamo/siete riconoscibili. E avete/abbiamo vantaggi come non dover specificare acqua liscia o gasata. Attenzioni che aumentano l’autostima e il narciso che è in ognuno di chi scrive, gira video, influenza. L’importante è saperlo e fare la tara anche del rapporto qualità-prezzo pur in assenza di scontrino. E poi non sono sicuro che scrivani a vario titolo non vogliano farsi riconoscere.

5. Mangiare gratis non limita la capacità di giudizio

Buoni propositi gastronomici e inviti stampa

Qui vado controcorrente rispetto al sentire comune. Se penso ai costi per mantenere un sito e alla necessità che un articolo sia letto e non solo per questioni narcisistiche direi no, non limita. Cerco la notizia, l’indicazione, il ristorante, la pizzeria che farà felice il mio lettore, anzi, i miei tanti lettori. Quindi scriverò una cosa quanto più vicina alla realtà, alla verità, al fatto oggettivo.

Ma poi entra in campo l’obiezione della marketta che non è scrivere bene perché si è mangiato gratis, ma scrivere lodi a fronte di un pagamento. Su Scatti di Gusto si possono acquistare publiredazionali (o sponsor post come vengono identificati) ma non possono avere ad oggetto recensioni di alcun tipo.

Riassumendo, uno scambio di prestazioni professionali può servire a entrambi (cucini normalmente-scrivo normalmente) e può starci. Il resto non funziona. Non fosse altro che i lettori se ne accorgerebbero e non ti leggerebbero più.

6. Articoli e comunicati stampa che vanno al sodo

La mania dello storytelling esperenziale ha preso tutti anche se al ristorante stanno cambiando un rubinetto. Lungi dal voler insegnare qualcosa a qualcuno, ma che bello quando ci sono le 5 W che dovrebbero spingere a parlare/scrivere del rubinetto. Il che vale per i comunicati e gli articoli che scriviamo. Cerchiamo di essere diretti, chiari e comprensibili. Poi ognuno ha il suo stile, ovvio. E siamo tutti un po’ narcisi anche nei buoni propositi gastronomici del 2025.

7. Scarolella non la metto tra i buoni propositi gastronomici

Le insalatine e le scarolelle ma in genere -ine ed -elle non raccolgono i miei favori. Sembrano puttanatine e stronzatelle come diceva mia nonna ma tocca adeguarsi a queste sorti di affettuosità gastronomica che piacciono ai creator. Ammorbidiscono il giudizio, suggeriscono, stuzzicano praterie di neologismi e di laudi meravigliose. Vuoi mettere una pizza scarolella con le verdure raccolte da una vestale in una notte di luna piena rispetto a Pizza con su la scarola che deve per forza essere buona?

8. La burrata è la nuova rucola

Lo premetto, la burrata (buona/ottima/eccellente) mi piace. Ma metterla in ogni piatto/pizza dell’universo mondo in forma di colata lavica o gocce per poterla inserire nelle descrizioni anche no. È un trend e siamo d’accordo soprattutto per chi la produce. Le navi cisterna di gas che arrivano dagli USA ritornano ormai cariche di burrate ma a tutto c’è un limite. Finiremo altrimenti come con la rucola e i taralli sbriciolati che punteggiano gli elenchi degli ingredienti o sono nota di colore. Vale anche per la stracciatella. Non abbiate timore a proporle da sole, in purezza. Possono essere protagoniste e non gregarie dei buoni propositi gastronomici 2025.

9. La tradizione vince sull’innovazione non è un buon proposito gastronomico

Ce ne accorgiamo ancora poco e per fortuna, ma siamo in un’economia di guerra. Il prezzo del gas cresce del 30% e con esso materie prime e servizi. Andare al ristorante o in pizzeria costerà di più, inutile girarci intorno. E così si consuma un’altra battaglia, quella di tradizione vs innovazione. Formula spesso usata come sottovuoto spinto che nulla dice. O al contrario per giustificare la superiorità della tradizione in nome di un risparmio per il consumatore. Ma una buona verdura costerà di più di una scadente sia se finisce in una scarolella che in un’aria di scarola.

E arriviamo al servizio che incide sui costi del fine dining o alta cucina che dir si voglia. La tradizione, in sintesi, si può accontentare di un servizio più spartano (mentre supererei la vexata quaestio del si mangia poco/bisogna andare in pizzeria).

Facciamola breve. Non avere l’alta cucina significa gareggiare in Formula Uno con una 500. Meglio averle tutte e due, poi si andrà da Napoli a Milano con il mezzo che si preferisce e con i costi più adeguati.

10. Intelligenza artificiale e cibo tra i buoni propositi gastronomici

Le applicazioni sono innumerevoli. Basta pensare al miglioramento dei flussi di una cucina o di una redazione. Scrivere un articolo aiutandosi con la IA è la cosa più semplice da immaginare. E va bene per una compilazione di un indirizzo, ma non toglieteci il piacere di un assaggio “in presenza” e considerazioni legate al palato. Così la scelta di un ingrediente o di un fornitore la vediamo ancora legata al fattore umano. Saremo conservatori o retrogradi?

A voi indicare altri buoni propositi gastronomici per il 2025.

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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