Carne clonata in arrivo sulle nostre tavole. L’Ue inciampa sui novel foods
‘Frankenfoods’ in arrivo sulle nostre tavole dopo il fallimento delle trattative tra il Parlamento Europeo e il Consiglio sul Regolamento in materia di nuovi alimenti (novel foods). Dopo anni di negoziati e la proposta della Commissione europea di una moratoria di cinque anni sui cibi provenienti da animali clonati, le lancette dell’orologio tornano al 1997, data di entrata in vigore della vecchia legislazione. Che non vieta la vendita di carne proveniente da animali clonati né ne impone l’indicazione in etichetta.
Inconciliabili si sono rivelate le posizioni del Parlamento e del Consiglio: da una parte il primo, favorevole ad una messa al bando totale della carne clonata, votata a larghissima maggioranza dagli europarlamentari e gradita, secondo un’indagine Eurobarometro, dal 77% dei cittadini europei; dall’altra l’organo dove siedono i ministri degli Stati Ue, indisponibile persino alla richiesta di indicare in etichetta la provenienza della carne da animali ottenuti in laboratorio.
“E’ molto frustrante il rifiuto del Consiglio di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini e sostenere misure urgenti e necessarie per proteggere i consumatori”, si legge in una dichiarazione congiunta di Gianni Pittella e Kartika Liotard, rispettivamente vice-presidente della delegazione del Parlamento e relatrice della norma sui nuovi alimenti. “Abbiamo fatto il massimo sforzo per arrivare a un compromesso ma non abbiamo intenzione di sacrificare il diritto dei consumatori di sapere se il proprio cibo deriva da animali clonati”.
Carne di progenie di animali clonati è già entrata nella catena alimentare e nell’attesa, probabilmente lunga, di un nuovo accordo in sede europea sulla commercializzazione e l’etichettatura di carne derivante da embrioni creati in laboratorio, “miliardi di litri di latte clonato” invaderanno l’Europa, stima l’europarlamentare tedesco Dagmar Roth-Behrendt. Stessa sorte toccherà, prevede il Daily Mail, alla carne bovina, soprattutto in provenienza dai paesi extra-Ue (l’Europa ne importa dalle 300 alle 500 mila tonnellate), pronta a riversarsi, entro l’estate, sugli scaffali dei supermercati britannici.
E’ di qualche mese fa la rivelazione del Governo svizzero che centinaia di animali provenienti da embrioni clonati importati sarebbe stato messo in commercio mentre lo scorso agosto la Food Standards Agency (FSA) ha reso noto di aver rintracciato un esemplare bovino nato dall’embrione di una mucca clonata negli USA e macellato.
“Il consumo di carne o latte proveniente da bovini clonati non comporta nessun rischio per la salute”, aveva detto in quell’occasione la FSA, in linea con le posizioni della statunitense FDA (Food and Drug Administration) mentre un si più sfumato era stato espresso dall’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza alimentare: “Non vi è alcuna indicazione dell’esistenza di differenze tra la carne e il latte dei cloni e della loro prole e il latte e la carne di animali allevati in modo convenzionale”. Con un distinguo, però: “Pochi i dati a disposizione” per escludere del tutto rischi per la salute.
“Subito un piano di controlli alle frontiere”, è la proposta di Coldiretti che invita i consumatori a verificare l’etichetta di origine, obbligatoria per la carne bovina e a preferire la produzione nazionale. A rischio soprattutto “la carne proveniente da Brasile, Argentina e Usa dove la pratica della clonazione si è rapidamente diffusa”.
Fonte: helconsumatori.it, coldiretti.it, telegraph.co.uk
Foto: progettomais.net, telegraph.co.uk