Champagne personalizzato. Cena stampa a Portofino per assaggiarlo
Per parlare di champagne personalizzato, parliamo ancora una volta di Alberto Massucco. Che è passato dalle sfere (come industriale dei cuscinetti a sfera) alle bollicine dello Champagne come importatore, produttore, creatore di tendenze.
Possiede una vigna nella regione francese della Champagne. Come proprietario e produttore registrato, non locatario.
Produce il proprio champagne con la propria etichetta e scommette sul futuro con l’enologo Erick de Sousa, responsabile di questa linea. Tant’è vero che dovremo attendere il 2022 e il 2023. Il 2022, per le 500 bottiglie numerate di “Mon idée de Cramant”, frutto della strepitosa annata 2018 che le vigne di Cramant, villaggio Grand Cru della Côte de Blanc, hanno prodotto. Il 2023 per stappare le primissime bottiglie del millesimato Alberto Massucco Grand Cru, Blanc de Blancs che ora riposano in cantina.
Promuove le Fa’bulleuses, 7 giovani vigneronnes francesi che hanno dato vita a uno champagne collettivo, chiamato ISOS – che in greco antico significa uguale, di pari merito – frutto della coralità di sette differenti luoghi. 644 le bottiglie per ora prodotte, rappresentative di un sentire condiviso, dell’idea di parti uguali.
Alberto Massucco produce assemblages personalizzati per l’alta ristorazione. Ognuno è una Cuvée Privée cioè uno champagne ad personam. Primo a chiedere e ottenere il suo champagne personalizzato è stato Matteo Baronetto, chef stella Michelin a Del Cambio di Torino. Uno champagne su misura per la propria cucina.
Lo champagne personalizzato: da intuizione a tendenza
Lo champagne personalizzato è una scommessa nella scommessa. Perché se già il progetto di uno champagne si proietta nei gusti dei bevitori futuri, uno champagne specifico, profilato per un tipo di cucina azzarda la visione del cinquennio a venire, come minimo. Immaginando già che direzione prenderanno la carta e la filosofia, l’identità del ristorante.
L’intuizione delle cuvée personalizzate, curate da Massucco dall’assemblage alla veste esteriore, ha già generato una tendenza d’alto profilo. Sono infatti nate sempre per Portofino, città adottiva di Alberto Massucco, la Cuvée Privée del trentennale del ristorante Ö magazin delle sorelle Emilia e Simona Mussini. E lo champagne personalizzato per Ugo Repetto, titolare del bar Morena. Che ora fa dei Bellini ultra-personalizzati.
Altri chef hanno richiesto uno champagne personalizzato, ammette ma non svela Cinzia Zanellato, direttore marketing della casa. Per non parlare del fatto che, fermi i ristoratori nella circostanza del lockdown, c’è stato un risveglio della richiesta da parte dei privati. Quindi, crescita, a conti fatti, su due fronti.
La cena stampa per presentare lo champagne personalizzato
È stato bello assaggiare questa cuvée presentata a Portofino, nelle stanze e sulla terrazza di Castello Brown, che domina la piazzetta e l’insenatura. Il tutto tra lucine e bollicine (brava Laura Gobbi per l’art direction dell’evento, seconda puntata del format Champagne en Liberté) e un menu d’occasione tra il piemontese e il ligure firmato del Cambio.
Piccola parentesi maliziosa: avendo letto di de Sousa come creatore anche di uno champagne umami, ho punzecchiato con garbo Alberto Massucco. Mi ha risposto che lui non vuole quello che è stato già fatto per altri, ma nel contempo è stato “costretto” a rivelare che la cuvée per Baronetto avrebbe senz’altro incontrato le ostriche.
Com’è la Cuvée Privée Del Cambio
E così è stato. La Cuvée Del Cambio, un Blanc de Blancs 100% Chardonnay, carezzevole, capace di abbracciare l’umami di tante portate, ha trovato quasi subito nei nostri calici quello di ostriche e fichi freschi spruzzati di acqua di mare. Ostriche e fichi! Li ho amati tantissimo.
Ma questa Cuvée (o anche il Trousset, a mio gusto) abbracciava anche la leggiadria delle impalpabili lingue di suocera salate e la sostanza delle tigelle con salsiccia di Bra o l’umami di altri piatti come la millefoglie al pomodoro o il biscotto di fegato grasso e nocciole o i funghi porcini all’olio e basilico.
Non male sulla sapidità dell’ombrina marinata uva in salamoia e alga nori in aceto (bella sorprendente) e sullo spiedino di alici polenta e lardo, meritevole di bis. Più delicato sul raviolo di parmigiana e basilico. Non so sul coniglio arrosto, ma sulla zuppa di pesce, essenza di limone e olive ‘nfurnate ci stava a meraviglia. E chiedete a chi ha gustato la piccola pasticceria.
Il tutto mentre un paravento rivestito di alga nori con oblò ovale (installazione molto instagrammabile, realizzata per Baronetto dalla falegnameria Dutto) inquadrava il tramonto e lo scendere della notte sul monte di Portofino. Esattamente come quando sembra di essere in un film. Attraverso questo Uovo Nori Photowall molti, quorum ego, si sono affacciati con un calice in mano.
[Immagini: iPhone di Daniela, Davide Dutto, fotografo ufficiale; Marco Colognese per la glacette con le bottiglie]