Hamburger: come mangerete da Baladin Milano ora che è stato stroncato
Baladin Milano non è il Male Assoluto. Cara Giorgia, rispondo così alla tua domanda. Mi sono intrufolato all’apertura, alla fine di via Solferino a due passi da Pisacco e Dry, nel senso che non avevo un invito “ufficiale”. Ma tale era l’affollamento che nessuno mi ha notato. Altro che anonimato! Affollamento, lunga coda per le birre; al piano di sotto, cassette su cassette di patatine anzi di “fatate”, come vengono chiamate qui, fritte al momento. E vassoi di striscioline di pollo fritto idem, oltre a secchielli di maionese aromatizzata.
Mangiata una quantità spropositata di pat… fatatine, e un’altrettanta notevole quantità di pollo fritto, con acqua, visto che la coda birraria era improponibile, mi sono ripromesso di tornare. Sabato a mezzogiorno, giusto per stare tranquillo. Eccomi da Baladin, non minimamente scalfito dagli osannanti articoli bloggheri, né dalla stroncatura visintiniana nel suo Mangiare a Milano (secondo me Valerio Massimo Visintin lo fa apposta per ottundermi le papille gustative e gli organi del giudizio).
Bello l’ambiente, l’ex birreria Poretti, che segue l’immaginario dell’arte sovietica fra le due guerre rielaborando ad esempio al piano di sotto in uno dei salottini il fotomontaggio con il ritratto di Lilya Brik di Alexander Rodchenko. Richiami estetici fra liberty e suprematismo, al piano di sopra (ah – sto inventando, ovvio, per darmi un tono).
Dettagli d’arredo retro-vintage, salette, legno, caminetto – il tutto curato da Marina Obradovic, un’artista che si occupa dell’immagine di tutti i locali Baladin.
Sala al piano superiore, due persone, altre 5 o 6 se ne aggiungeranno in seguito. Musica di sottofondo appena un po’ alta – non devo parlare con nessuno, ma anche a parlare fra me e me dà un poco fastidio. Qualche briciola sul tavolo, e sulla bottiglia d’acqua che mi portano appena richiesta. Il menu, rotto e tenuto insieme dalla scotch, anzi no, c’è lo scotch ma non tiene. Vedrò dopo una lavagna con le proposte del giorno, risotto con ossobuco mi sembra, che forse la cameriera avrebbe potuto, o dovuto, farmi notare.
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Avevo anche letto di un hamburger con ossobuco, di cui però non ho trovato traccia nel menu.
Carina la tovaglietta, riprende la grafica del locale, anche nel lettering. Arriva la birra, una Nora alla spina che è una “birra egizia”, profumata di agrumi e spezie. Le birre Baladin mi piacciono: in carta, oltre alle Baladin alla spina e in bottiglia, anche Bruton, Birrificio del Ducato, Del Borgo, Maltovivo, Opperbacco, Birrificio Italiano.
Le patatine “fatatine” classiche, semplicemente al sale marino di Trapani (ma sono disponibili in versioni variamente aromatizzate a 5-6 €), arrivano in cartoccio in un secchiello metallico, accompagnate da una maionese aromatizzata in un cartoccino dentro il cartoccio: idea carina. Sono calde, non tutte caldissime forse, ma molto buone – e rimangono croccanti fino alla fine. Sono però arrivate un po’ troppo prima dell’hamburger, consegnatomi che ero già oltre la metà cartoccio.
Comunque: hamburger speciale di carne bovina piemontese “La Granda”, presidio Slow Food, modello “Ammiraglio Nelson”: 180 grammi di carne, bacon croccante, uovo, cheddar, maionese all’erba cipollina. Servito “aperto”, su un quadratino di carta tipo pacco, con le sue brave posate. Decido di mangiarlo con le posate, possedendo ormai una vasta collezione di camicie menu, su cui cioè sono leggibili le tracce di ogni mia degustazione. Taglio accurate sezioni di hamburger, cercando di distribuire gli ingredienti in modo da equilibrare. Pane non dei migliori e forse appena un po’ troppo cotta la carne (peraltro non mi era stato chiesto come l’avrei preferita), ma nel complesso un hamburger buono, dai sapori equilibrati. Compresa probabilmente la carta sottostante l’hamburger, che avrei dovuto eliminare preventivamente.
Hamburger classici 8-12 €, speciali 14-18 €, il mio 14. Il menu comprende anche piatti di carne (fassona piemontese della Granda), filetti tagliate tartare ecc, 14-24 €, sandwich, piadine, gnocco fritto servito con formaggi e salumi (da 10 a 20 €), fritture (oltre alle chips di patata – con cacio e pepe, aglio e peperoncino, paprika dolce) e “crocchette”, ovvero strisce e ali di pollo dorate. Non manca una misteriosa “orecchia d’elefante” cioè “pollo alla milanese con patate wedges” (se le patate “wedge” dovrebbero essere a tocchi, con la buccia, immagino che il pollo milanese sia un pollo un po’ bauscia, impanato nello zafferano e fritto…), Caesar salad, e i dolci di Ernst Knam. La sua tartina con mele uvetta pinoli zenzero (ben 9 € in carta) era però solo discreta: forse perché mi è stata servita fredda (magari anche solo a temperatura ambiente…).
Dicevo, buono, piuttosto buono, non straordinario, caro ovvero costoso, “mipiace” (ma solo abbastanza).
Baladin. Via Solferino, 56 20121 Milano tel +39 02.6597758