Coronavirus. Ernesto Fico chiude la pizzeria Cruisè: “Niente aiuti”
Ernesto Fico, una delle voci storiche delle pizzerie alza bandiera bianca.
“Con grande rammarico sono costretto a chiudere il Cruisè, le saracinesche abbassate dal’8 marzo un periodo troppo lungo per restare ancora”.
Animatore delle sessioni speciali dedicate ai bambini durante il Napoli Pizza Village, chiude perché impossibilitato a sostenere i costi di affitto di un locale così grande: “7.000 euro al mese più 800 € di condominio”, spiega.
“Ho resistito per il mese di marzo, ma tenere fermo il locale significa spendere 10 mila euro al mese. Impossibile resistere a lungo e senza una previsione certa di riapertura”, continua.
“Anche se dovesse essere approvato il delivery è impossibile mantenere una struttura del genere: troppe spese per un locale che ogni sera faceva 200 pizze per più che raddoppiare il sabato. Molti mi conoscono e conoscono gli enormi sacrifici che ho fatto in questi lunghi anni (la pizzeria Cruisè è stata inaugurata 7 anni fa). Vorrà dire che ricomincerò da zero”, conclude.
Fitti, tasse e bollette sono diventati l’assillo di molti pizzaioli e titolari di pizzerie impossibilitati a farvi fronte senza il normale flusso di cassa.
Rischia anche Gino Sorbillo
Un baratro in cui potrebbe sprofondare addirittura Gino Sorbillo stando a quanto dichiarato a Napoli FanPage. Una crisi durissima che lo costringerà a chiudere almeno quattro locali:
- Lievito Madre sul Lungomare di Napoli a piazza Vittoria per la quale aveva previsto un ammodernamento
- Zia Esterina al Vomero, sempre a Napoli
- Olio a Crudo a Milano in zona Tortona
- Zia Esterina sempre a Milano
L’ipotesi del delivery, dapprima scartata e ora inseguita anche contro la riluttanza del Governatore della Regione Vincenzo De Luca, potrebbe solo lenire in parte i mancati incassi e permettere di andare avanti. Una sopravvivenza minima con 30-40 pizze potrebbero salire durante il fine settimana a 100 pizze.
“Meglio avere la macchina che cammina a filo di gas, piuttosto che tenerla spenta per tre mesi e ripartire da zero”, dice Sorbillo riprendendo proprio quel filo su cui avevamo discusso durante la tavola rotonda con Massimo Di Porzio, Alessandro Condurro e Ciro Salvo.
La richiesta di una moratoria e l’apertura del delivery sembrano le uniche proposte o meglio le uniche richieste dei pizzaioli napoletani.
Saranno concesse, saranno sufficienti? O si assisterà a una perdita di nuovi locali come già avvenuto con Vesi?