Corrado Passera: stop a Simest e al pecorino rumeno
Pecorino rumeno, alla fine il Governo batté un colpo. Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha infatti scritto a Simest, la società controllata dal Governo che finanzia all’estero la produzione di pecorino con latte rumeno, invitandola a revocare le sue partecipazioni in operazioni che favoriscono il fenomeno del falso made in Italy.
Un’incongruenza nota da tempo quella di Simest, società creata per favorire l’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari italiane, ma da tempo fin troppo attiva nell’Italian sounding, vera iattura dell’agroalimentare italiano, che consiste nell’imitare prodotti tipici facendo leva su simboli e suggestioni del made in Italy.
L’esempio del Pecorino rumeno è eloquente. L’azienda casearia Lactitalia, partecipata da Simest, a sua volta partecipata, oltre che dal Governo italiano, da Eni, Unicredit e San Paolo, produce in Romania pecorino con latte rumeno.
Ma ora arriva l’alt del ministero dello Sviluppo Economico. Il ministro Passera ha infatti scritto a Simest chiedendole di “assicurare l’obiettivo di una corretta e trasparente informazione al consumatore circa l’origine delle produzioni estere evitando che elementi specifici dei prodotti o del relativo packaging possano trarre in inganno circa l’origine italiana dei medesimi” e di far sì che “mediante opportuni interventi gli atti relativi a partecipazioni a favore delle imprese operanti nel settore agroalimnentare siano revocati” quando le società attivano pratiche commerciali tali da indurre in errore i consumatori sull’origine o sulla provenienza dei prodotti. Niente più soldi italiani, insomma, a chi fa concorrenza sleale all’Italia. Era ora!
Soddisfatta Coldiretti che nei mesi scorsi aveva più volte sollevato lo scandalo dell’Italian sounding per “fuoco amico” e che nel corso di una manifestazione in favore del made in Italy ha letto ai manifestanti, per voce del presidente Sergio Marini, la lettera nella quale Passera informava della direttiva emanata sul caso Simest: “Si tratta di un passo positivo che riconosce finalmente l’esistenza di un problema grave che era stato negato dall’ispezione governativa presso la Lactitalia. Nel resoconto dell’ispezione si legge infatti che tutti i prodotti della Lactitalia, con nomi generici o di fantasia, anche in lingua italiana, risultano essere prodotti non ingannevoli in quanto recano in etichetta indicazioni chiare, precise ed evidenti sul luogo di produzione degli stessi. Ci siamo dovuti trasformare”, prosegue Marini “in investigatori e andare a fare la spesa direttamente in Romania per verificare come stavano effettivamente le cose ma ci chiediamo in quali altre occasioni ci sia stata una cattiva utilizzazione delle risorse pubbliche come questa senza che nessuno se ne occupasse o intervenisse”.
[Fonte: helpconsumatori.it, asca.it, irispress.it Foto: politica24.it, newsfood.com]