Ho mangiato Chrono, pizza da distributore automatico, e sono vivo
In via Foppa c’è un distributore automatico di pizze. Si chiama Chrono Pizza.
Ne prendo atto, ma ovviamente non mi fermo qui. Devo avere una pizza Chrono. Anche se dovrò attraversare la città, non vedo l’ora di farmi distribuire una pizza dal distributore automatico Chrono Pizza. Non esiste che venga introdotta una tipologia di pizza allogena, dai tratti indefiniti, e io non la testi.
Vado.
Cos’è Chrono Pizza
Aperto già da qualche mese a metà circa di via Foppa – zona Washington-Solari – è un distributore di pizze automatico. Ovvero, prende la pizza pronta, te la cuoce velocemente, e te la sputa fuori ancora calda.
L’ho scoperto su TikTok, grazie a un paio di video di giovani tiktoker che la mangiavano in diretta. Screanzati – senza nemmeno invitarmi!
OK – cerco qualche notizia in rete, intanto. Ci sarà bene un sito, una pagina social, un indirizzo societario… No. O almeno non l’ho trovato.
L’unica cosa che aveva la parvenza di un testo è una paginetta di RestaurantGuru. Testo – insomma: sono delle parole assemblate nello stile luogocomunista-AI ecc.
“I clienti si godono la vista del Chiesa Ellenica Ortodossa e prenotano un tavolo qui per mangiare buon cibo. Goditi la gustosa pizza che questa pizzeria propone. Chrono Pizza La Buona Pizza Quando Vuoi ha avuto il rating Google di 4.1 sulla base delle opinioni dei visitatori.” Il fatto che la Chiesa Ellenica Ortodossa sia a circa 500 metri dal distributore automatico Chrono Pizza basta a qualificare il tutto.
Nessuna notizia, quindi. Nessuna specifica sull’impasto, sui pomodori, sulla mozzarella (che qui viene declinata nella tipologia fiordilatte).
Com’è la pizza del distributore automatico Chrono Pizza
La “pizzeria” si presenta come uno dei classici negozi di macchinette H24 – qui c’è essenzialmente il distributore automatico di pizze, uno per le bevande (acqua, birre, bibite soft) e uno per la caffetteria. Nessun orpello: il massimo della concessione alla comodità è il cestino dei rifiuti, un po’ piccolo se vogliamo.
Niente tavoli, piani d’appoggio, sedie, sgabelli, nemmeno tovagliolini di carta o posate. Si mangia con le mani, a morsi, a brandelli, lì in piedi, al più appoggiati al cofano di una delle macchine parcheggiate sulla via. Ho scoperto solo in un secondo momento che a una ventina di metri c’è un parchettino con qualche panchina (a qualche centinaio di metri c’è però il Parco Solari).
La “pizzeria” è sì essenziale, ma dimostra una certa attenzione al design d’interni. Il distributore automatico in sé è anch’esso essenziale: un display per scegliere la pizza, e uno schermo video. Nel video scorrono immagini di farine che vengono effuse attorno al piano di lavoro, impasti e pizzaioli, pomodori e latticini.
Il display propone la scelta fra 2 pizze, Margherita Napoli classica e Salame piccante pomodoro mozzarella (in realtà fiordilatte). Selezionando l’immagine, compaiono gli ingredienti – mozzarella, pomodoro, farina, acqua, sale, lievito e appunto salame piccante. Prezzo, 6 € l’una per l’altra.
Pago, un altro display mostra il conto alla rovescia, scandendo i secondi, che porterà all’espulsione della pizza, calda, dalla fessura sottostante del distributore automatico. Pochissimi minuti dall’ordine alla consegna.
L’assaggio: non è neanche male
L’aspetto della pizza, che esce appunto dall’apposita fessura, non è particolarmente invitante, e nemmeno repellente. Ma probabilmente ho ancora il pregiudizio negli occhi. Sottile, ben cotta, il pomodoro è un velo, il formaggio uno strato leggero. Ho preso una Margherita.
Superate le difficoltà logistiche, mi appoggio con nonchalance sul cofano di un’autovettura parcheggiata e strappo un pezzo di pizza.
Che dire? La base regge, il tutto è comunque un po’ asciutto, ma all’assaggio non è certo sgradevole. Un velo di pomodoro, un po’ di latticino. Senza dubbio più farcitura avrebbe migliorato il tutto. Il bordo è pronunciato ma non arriva al canotto, e aperto si presenta asciutto e cotto..
Il disco della pizza è sottile, un po’ “panoso”, e risulta appunto ben cotto e solo leggermente bruciacchiato sul bordo.
Lontana da ogni tentazione gourmet, ignava di lievitazioni più o meno spinte, si lascia mangiare senza problemi – è quello che è, un pranzo veloce, uno spuntino, non una cena.
E no – non credo che ci sia uno gnomo all’interno del distributore automatico a impastare ogni volta la pizza. Che sono, con ogni evidenza, surgelate.
I distributori automatici di pizze
Rock Pizza non è una novità assoluta – è una novità semmai il fatto che si tratti di un locale monoprodotto, pizza e bevande e caffè, con un suo brand. Ricordiamo un esperimento a Sorrento nel 2012; distributori automatici di pizze erano stati segnalati e testati in Austria e in altri paesi esteri. E un paio d’anni fa una macchinetta è comparsa anche a Roma.
Una bella sfida alla pizza surgelata di Michele preparata da Roncadin e venduta nei supermercati.