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23 Febbraio 2010 Aggiornato il 2 Luglio 2014 alle ore 21:45

Fatti mandare a rendere il vetro

“Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, cantava Gianni Morandi negli anni Sessanta ad un pubblico inebriato dagli effetti del boom economico.
Fatti mandare a rendere il vetro

Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, cantava Gianni Morandi negli anni Sessanta ad un pubblico inebriato dagli effetti del boom economico. L’Italia che ascoltava il più longevo dei suoi cantanti era nel bel mezzo di quei Trenta Gloriosi Anni che videro l’economia europea riaversi dall’incubo della guerra e registrare tassi di crescita non lontanissimi da quelli della Cina di oggi. L’era dell’usa e getta è alle porte e in viaggio è anche il tetraedro in cartoncino messo a punto dalla svedese Tetra Pak. Ma l’Italia del ritardo industriale avrebbe usato ancora per svariati decenni il vetro come materiale per contenere cibi e bevande. E perciò, tornando alla nostra canzone, c’è da presumere che, una volta comprato il latte, e consumato, la ragazza sorpresa dal geloso Gianni nazionale mentre esce da scuola mano nella mano insieme ad un altro, avrebbe dovuto provvedere a rendere la bottiglia al negoziante (una nuova scusa, ecologica ante litteram, per incontrare Gianni, o anche quell’altro).

logo-VETRO-INDIETRO

E’ il vuoto a rendere, ancora vivo nel patrimonio dei ricordi di chi oggi ha più di trent’anni. In alcuni paesi dell’Occidente ricco la pratica è stata rispolverata dopo l’ubriacatura della plastica, dell’alluminio e del vetro da buttare. Con innegabili vantaggi in termini di impronta ecologica. La restituzione dei contenitori di vetro per consentirne il riutilizzo, consente infatti di evitare la ben più impattante fusione di vetro rottamato eun risparmio energetico cinque volte superiore (un contenitore di vetro può essere utilizzato più di 50 volte). Ora anche il nostro Parlamento potrebbe legiferare in materia. Meglio sarebbe dire: si prepara, si accinge a farlo visto che il primo dei due progetti di legge sul vuoto a rendere è stato presentato dal Deputato Antonio Mazzocchi (PDL) l’8 maggio dell’anno scorso ed è stato assegnato alla Commissione Ambiente della Camera solo il 3 febbraio del 2010 e deve ancora essere discusso. Un’iniziativa parlamentare analoga è stata presentata il 3 febbraio dal senatore del PD Francesco Ferrante, ed è stata assegnata il 17 dello stesso mese alla Commissione Territorio Ambiente e Beni Ambientali. “Non si tratterebbe semplicemente di un nostalgico ritorno al passato”, spiega Francesco Ferrante, Senatore Pd, membro della segreteria nazionale di Legambiente e Vicepresidente del Kyoto Club, che ha illustrato nei giorni scorsi ai colleghi senatori il disegno di legge sul Vetro a rendere. “Grazie al progetto strategico Vetro indietro e il coinvolgimento di Italgrob, Fipe-Confcommercio, Legambiente e le aziende leader nel settore della produzione di bevande, si otterrebbero sostanziali benefici ambientali ed economici, con la riduzione della Tarsu e dell’Iva”. Un modo per l’Italia di allinearsi con quei paesi che hanno da tempo adottato una normativa ecosostenibile sulla riduzione dei rifiuti. “Negli Stati Uniti d’America, in circa dodici Stati – continua  Ferrante –  è in vigore l’utilizzo del vecchio sistema, regolato dal ‘Bottle Bill’, che ha diminuito fino al 70 per cento i rifiuti di lattine, cartoni e vetro, mentre in Germania e nei Paesi scandinavi il sistema del vuoto a rendere è una prassi mai caduta in disuso, che in Italia potrebbe essere reintrodotta mediante l’istituzione di vere e proprie filiere di recupero degli imballaggi, la creazione di sistemi di cauzioni più moderni, ma soprattutto l’incentivo, per i soggetti aderenti, di sgravi fiscali sulla Tarsu e dilazioni di pagamento dell’IVA.” Un modo per allinearsi anche all’imperativo categorico della Riduzione, il primo dei quattro dettami europei in materia di rifiuti (le 4R: dopo la Riduzione, il Riciclaggio, il Riutilizzo e il Recupero). Fatti mandare dalla mamma a restituire la bottiglia, direbbe quindi un Morandi del nuovo Millennio, ansioso per il futuro del pianeta. Con effetti, però disastrosi, sul testo musicale. Perché se il più consumistico refrain (comprare vuol direi lasciare un’impronta sul pianeta) ha il pregio della leggerezza, quello ecologico è irrimediabilmente prosaico. Ma dove sta scritto che difendere l’ambiente non abbia un costo?

VAP-Spumador

PS. tra le due foto delle bottiglie passa una differenza: l’etichetta sul collo delle bottiglie in alto che indica il VAR, cioè il vuoto a rendere. Le bottiglie cui manca sono VAP, vuoto a perdere. Il progetto della bottiglia dell’acqua Valverde della Spumador è dell’architetto Matteo Thun, attento alle problematiche ambientali.

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