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7 Giugno 2011 Aggiornato il 14 Aprile 2012 alle ore 18:36

Festa a Vico 2011. In diretta la serata dei big chef alle Axidie

In aggiornamento. Consigliamo il refresh per gli assaggi più recenti in fondo alla pagina H. 19.30. Dopo una giornata che non prometteva niente di buono,
Festa a Vico 2011. In diretta la serata dei big chef alle Axidie

In aggiornamento. Consigliamo il refresh per gli assaggi più recenti in fondo alla pagina

H. 19.30. Dopo una giornata che non prometteva niente di buono, la big night degli chef stellari, sta per iniziare. In un Axide baciata dal sole e da un mare spianato come una tavola. Che dire, la “locascion” è incantevole come sempre, il numero degli chef impressionante per qualità e quantità. Lavorano gomito a gomito, in postazioni minuscole, con un clima di solidarietà che è una bella metafora del momento fortunato della cucina italiana.

Noi di scattidigusto, ci impadroniamo di un tavolo in riva al mare e iniziamo la nostra diretta di oggi.

Partiamo da Pier Giorgio Parini, del Povero Diavolo di Torriana. Ci piace questo giovane, con la sua cucina di pancia e cervello. Porta il Pomodoro al sugo, come dire una sfida tra Adriatico e Tirreno su un ortaggio simbolo della penisola. Il piatto si riconosce ad occhio nudo,ha il marchio di fabbrica: erbe, il pomodoro splendente nel rosso e la crema candida. In bocca un’esplosione di frutto, soste irosa l’acidita del serbe e vestito dalla salsa dolce di latte e formaggio. Dinamico.

Tocca a Moreno Cedroni, Rombo marinato con salsa di cavolfiore, cavolo cappuccio e alga Kombu. Vederlo lavorare è sempre un piacere, si muove sicuro e Placido con la consapevolezza di chi viene da lontano. Il piatto è quasi monocromatico, praticamente zen nel taglio geometrico. Il profumo sa di mare e onde, in bocca si lega tra l’alga e il pesce in un dinamismo elegante e incessante. Elegante.

Tocca a Francesco Apreda, dai tetti di Roma dell’Imàgo Hassler, alla riva del mare di Vico Equense. Seguiamo più i piatti pronti, che una graduatoria precisa, nell’ inseguimento della luce naturale. Il piatto è cappellotti di parmigiano, in brodo freddo di tonno, doppio malto e spezie, un omaggio al Giappone nel rincorrersi di sapori orientali e nazionali. Una dinamica spiazzante nel brodo freddo e ill crispy del fagiolino. Etnico.

Il piatto di Massimo Della Ferrera della Chiocciola è bellissimo, grafico e essenziale. Un aspic di coniglio morbido e suadente, ingentilito dalla nocciola e rafforzato dalla cipolla brasata. Tradizionale.

Adoriamo Valeria Piccini, la cuoca più moderna d’Italia nella sua cucina classica e anticonvenzionale. Lo conferma con gelato di piselli con parmigiano e aceto balsamico tradizionale dal sapore nitido e affilato: il vegetale spinge, il freddo aiuta e il grasso del parmigiano veste. I piccoli sfizi: il macaron di nocciole con foie gras ha uno sprint impressionante tra dolce e salato non smette di mutare in bocca. Il sandwich di caprino e mandorle è una sferzata di freschezza. Strepitoso.

Antonello Colonna, maritozzo di sedano con ketcuph di coda alla vaccinara. C’è poco da fare il re di Roma, con un panino pacioso e solido come un tramonto romano, magari non troppo fine ma di soddisfazione. Glocale.

Accursio Craparo, Pane cunsato. Un parallelepipedo che sa di sicilia e ciccia. L’agrume è esplosivo e suadente in bocca, come l’acidità e la nota di clorofilla. Un bel piatto che in bocca muta continuamente. Mediterraneo.

L’eterno Peter Pan Enrico Bartolini con una delicatissima battuta di carne su una frizzante acqua di pomodoro e la scarpetta con la mozzarella. Una bella portata, più immediata e diretta delle istruzioni dello chef per il consumo. Goloso.

Dallo chef delle brume padane, Massimo Spigaroli, un piatto che profuma di primavera solo a vederlo. Crema di verdure, fiore ripieno di ricotta, tosone e maiale nero croccante, è quello che ti aspetti, sa di prati fioriti e di minestrina da bambino. Freudiano.

Raffaele Vitale, gnocchetti non capati con stoccafisso. Intenso e guascone, con una punta di piacevole rusticità. Le trippette di baccalà sono intensissime, lo gnocchetto sa di glutine e cereale, anche troppo. Contadino.

H 21:30. Il sole è tramontato ma l’atmosfera si è scaldata, sulla piazza sul mare delle Axidie praticamente non si cammina più. Il rito orgiastico è al suo culmine, bellissimo! Ci facciamo spazio tra la folla con sprezzo del pericolo, con piglio militare. Come diceva Barzini, “sempre meglio che lavorare”.

La bandiera del territorio è portata alta dal Rigoletto, con il suo essenza di Romagna. Una mattonella con tre bolliti tipici e intensi, con una sferzante composta di ciliegie. Ci colpisce la lunghezza in bocca della carne che continua a viaggiare al palato. Classico.

Tonino Cannavacciuolo, il gigante buono della cucina italiana ci conquista sempre con una cucina elegante e solida.anche queste lumache in umido con crema chantilly all’aglio dolce sono squisite. Elegantissime e raffinate nel profumo d’aglio fine e il sentore intenso di terra e humus delle lumache. Raffinato.

Mauro Uliassi sa come farci tornare bambini, il suo panino di porchetta con la porchetta è una gioia al palato. Intenso e gaglioffo, sa di feste di paese e fuochi d’artificio sul mare. Colpisce con la forza di un gancio e ci conquista col profumo delle erbe. Perfetto.

Oliver Glowig, bucatini cacio e pepe con riccio di mare. In realtà è uno sformato che sa di mamma e gite al mare. Tutto regolare e piacevole, fino a quando non becchi il gelato di riccio: una sferzata di mare e salsedine che veste il piatto in un abito nuovo. Spiazzante.

Cristina Bowermann, raviolini liquido di parmigiano 72 mesi, asparagi e burro di Signy. Una coppa Martini in costiera fa subito Capri anni 50. Jet set e bella gente, stile internazionale e un tocco cosmopolita che non guasta per il piatto della cuoca più “a la mode” di Roma. Oltre la polvere di stelle ci conquista con una bellissima freschezza e l’intensità esplosiva del ripieno di parmigiano, la nota verde dell’asparago, verticalizza sapientemente la morbidezza suadente del piatto. Tecnico.

La matriciana della Sora Anna è la giusta conclusione della serata. Intensa e appagante come il seno materno nella notte, sa di casa e cose buone di una volta. E per noi romani un colpo al cuore, ma anche un poco Campana per la sontuosità del corbarino senza il quale il sugo non sarebbe lo stesso!

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