Festa a Vico 2011. In diretta la serata dei big chef alle Axidie
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H. 19.30. Dopo una giornata che non prometteva niente di buono, la big night degli chef stellari, sta per iniziare. In un Axide baciata dal sole e da un mare spianato come una tavola. Che dire, la “locascion” è incantevole come sempre, il numero degli chef impressionante per qualità e quantità. Lavorano gomito a gomito, in postazioni minuscole, con un clima di solidarietà che è una bella metafora del momento fortunato della cucina italiana.
Noi di scattidigusto, ci impadroniamo di un tavolo in riva al mare e iniziamo la nostra diretta di oggi.
Partiamo da Pier Giorgio Parini, del Povero Diavolo di Torriana. Ci piace questo giovane, con la sua cucina di pancia e cervello. Porta il Pomodoro al sugo, come dire una sfida tra Adriatico e Tirreno su un ortaggio simbolo della penisola. Il piatto si riconosce ad occhio nudo,ha il marchio di fabbrica: erbe, il pomodoro splendente nel rosso e la crema candida. In bocca un’esplosione di frutto, soste irosa l’acidita del serbe e vestito dalla salsa dolce di latte e formaggio. Dinamico.
Tocca a Moreno Cedroni, Rombo marinato con salsa di cavolfiore, cavolo cappuccio e alga Kombu. Vederlo lavorare è sempre un piacere, si muove sicuro e Placido con la consapevolezza di chi viene da lontano. Il piatto è quasi monocromatico, praticamente zen nel taglio geometrico. Il profumo sa di mare e onde, in bocca si lega tra l’alga e il pesce in un dinamismo elegante e incessante. Elegante.
Tocca a Francesco Apreda, dai tetti di Roma dell’Imàgo Hassler, alla riva del mare di Vico Equense. Seguiamo più i piatti pronti, che una graduatoria precisa, nell’ inseguimento della luce naturale. Il piatto è cappellotti di parmigiano, in brodo freddo di tonno, doppio malto e spezie, un omaggio al Giappone nel rincorrersi di sapori orientali e nazionali. Una dinamica spiazzante nel brodo freddo e ill crispy del fagiolino. Etnico.
Il piatto di Massimo Della Ferrera della Chiocciola è bellissimo, grafico e essenziale. Un aspic di coniglio morbido e suadente, ingentilito dalla nocciola e rafforzato dalla cipolla brasata. Tradizionale.
Adoriamo Valeria Piccini, la cuoca più moderna d’Italia nella sua cucina classica e anticonvenzionale. Lo conferma con gelato di piselli con parmigiano e aceto balsamico tradizionale dal sapore nitido e affilato: il vegetale spinge, il freddo aiuta e il grasso del parmigiano veste. I piccoli sfizi: il macaron di nocciole con foie gras ha uno sprint impressionante tra dolce e salato non smette di mutare in bocca. Il sandwich di caprino e mandorle è una sferzata di freschezza. Strepitoso.
Antonello Colonna, maritozzo di sedano con ketcuph di coda alla vaccinara. C’è poco da fare il re di Roma, con un panino pacioso e solido come un tramonto romano, magari non troppo fine ma di soddisfazione. Glocale.
Accursio Craparo, Pane cunsato. Un parallelepipedo che sa di sicilia e ciccia. L’agrume è esplosivo e suadente in bocca, come l’acidità e la nota di clorofilla. Un bel piatto che in bocca muta continuamente. Mediterraneo.
L’eterno Peter Pan Enrico Bartolini con una delicatissima battuta di carne su una frizzante acqua di pomodoro e la scarpetta con la mozzarella. Una bella portata, più immediata e diretta delle istruzioni dello chef per il consumo. Goloso.
Dallo chef delle brume padane, Massimo Spigaroli, un piatto che profuma di primavera solo a vederlo. Crema di verdure, fiore ripieno di ricotta, tosone e maiale nero croccante, è quello che ti aspetti, sa di prati fioriti e di minestrina da bambino. Freudiano.
Raffaele Vitale, gnocchetti non capati con stoccafisso. Intenso e guascone, con una punta di piacevole rusticità. Le trippette di baccalà sono intensissime, lo gnocchetto sa di glutine e cereale, anche troppo. Contadino.
H 21:30. Il sole è tramontato ma l’atmosfera si è scaldata, sulla piazza sul mare delle Axidie praticamente non si cammina più. Il rito orgiastico è al suo culmine, bellissimo! Ci facciamo spazio tra la folla con sprezzo del pericolo, con piglio militare. Come diceva Barzini, “sempre meglio che lavorare”.
La bandiera del territorio è portata alta dal Rigoletto, con il suo essenza di Romagna. Una mattonella con tre bolliti tipici e intensi, con una sferzante composta di ciliegie. Ci colpisce la lunghezza in bocca della carne che continua a viaggiare al palato. Classico.
Tonino Cannavacciuolo, il gigante buono della cucina italiana ci conquista sempre con una cucina elegante e solida.anche queste lumache in umido con crema chantilly all’aglio dolce sono squisite. Elegantissime e raffinate nel profumo d’aglio fine e il sentore intenso di terra e humus delle lumache. Raffinato.
Mauro Uliassi sa come farci tornare bambini, il suo panino di porchetta con la porchetta è una gioia al palato. Intenso e gaglioffo, sa di feste di paese e fuochi d’artificio sul mare. Colpisce con la forza di un gancio e ci conquista col profumo delle erbe. Perfetto.
Oliver Glowig, bucatini cacio e pepe con riccio di mare. In realtà è uno sformato che sa di mamma e gite al mare. Tutto regolare e piacevole, fino a quando non becchi il gelato di riccio: una sferzata di mare e salsedine che veste il piatto in un abito nuovo. Spiazzante.
Cristina Bowermann, raviolini liquido di parmigiano 72 mesi, asparagi e burro di Signy. Una coppa Martini in costiera fa subito Capri anni 50. Jet set e bella gente, stile internazionale e un tocco cosmopolita che non guasta per il piatto della cuoca più “a la mode” di Roma. Oltre la polvere di stelle ci conquista con una bellissima freschezza e l’intensità esplosiva del ripieno di parmigiano, la nota verde dell’asparago, verticalizza sapientemente la morbidezza suadente del piatto. Tecnico.
La matriciana della Sora Anna è la giusta conclusione della serata. Intensa e appagante come il seno materno nella notte, sa di casa e cose buone di una volta. E per noi romani un colpo al cuore, ma anche un poco Campana per la sontuosità del corbarino senza il quale il sugo non sarebbe lo stesso!