Festa a Vico 2012. Il senso di una serata in spiaggia a Seiano
Una bolgia dantesca, il senso di una carovana spiaggiata sulla baia di Vico subito sotto al Saracino. Stelle, buio, mare, sabbia, fuochi, gente. Dopo la pace rarefatta e la cena compunta con cui sabato abbiamo fatto la pre apertura della festa a Vico, oggi è giorno di baccanali. Che la festa abbia veramente inizio.
Dopo un ora di macchina per coprire 5 km di strada (è la costiera di domenica sera, baby), finalmente conquisto ‘O Saracino ed entro in una festa già affollata. Millanta mani da stringere, bacetti (falsi e sinceri) da scambiare, battute da incrociare. I primi che incontro sono la nuova “strana coppia” che vanno via cena a lume di candela verso Punta Campanella, ma questa è un’altra storia… Poi mi immergo nella festa. Un pezzetto di pizza qui, una bicchiere di Birra del Borgo li, poi una crocchetta da sballo e un morso di fior di latte di Agerola da urlo. Questa è Vico, un po’ sagra di paese, un po’ appuntamento gourmet per eccellenza. Gennaro Esposito ha saputo inventare un vero happening, che parla il linguaggio, caotico ma creativo, del sud.
Mi ruba il doctor Gourmeta per il tempo di una foto, oramai un classico, un rito imperdibile, della festa. Ma la mia attenzione è distratta dai fumi e suoni alle loro spalle, della spiaggia che inizia ad animarsi, scappo: una passatoia sulla sabbia illuminata da romantiche lanterne mi avvicina al cuore pulsante della festa. Teste che si muovono a suon di musica, afrori sempre più penetranti, la brezza iodata che spazza dal mare. Che meraviglia, subito becco Pasquale Torrente che mi porge un boccone fritto di carbonara, buonissimo, Sa di domeniche al mare a Cetara e di merletti sulle poltrone, mi dice che sono quelle che cucinerà da Eataly a Roma… Già nei prossimi giorni inaugura anche quella. Poi mi porge uno spaghetto alla colatura, che invece è un trattato di eleganza: la pasta al millimetro, il condimento garbato ed raffinato.
Il tempo di salutare la posse della Francescana in gran completo, capitanata da Yohji, secondo di Massimo Bottura, sono in forma e allegri, malgrado la paura. Mi raccontano di come tengano duro e di come la mattina ci sia stata una nuova schicchera, come li capisco e quanto so che al di la del dramma, è proprio questo continuo tremare della terra a minare gli animi. Ma subito il pensiero serio viene ricacciato dal caos, mi portano ad assaggiar i cocktail di Teo Musso a base delle bibite di Baladin: vanno bene per una sera estiva, ma il bere miscelato è un’altra cosa.
Alle spalle del bar, Paolo Parisi in abituale completo da chef da combattimento, armeggia intorno ad una nuova diavoleria, niente forni e braci, carni e coltelli, non più nella abituale versione Efeso, invece chino su una padella enorme, che mi ricorda Asterix e pozioni magiche, manteca una decina di chili di spaghetti alle cozze, con tanto di pomodorini d’ordinanza. Buonissimi, ma mi fa strano… A fianco, solo il tempo di bere una Enchir di Baladin, buona e dolce, fresca e leggera, perfettamente gastronomica.
Ricomincio la marcia di avvicinamento, sono le fiamme e i fumi che si alzano da bracieri in riva al mare, sotto la scogliera a attirami. I Damini, macellai in Veneto, stanno al lavoro dietro alle griglie, carni deliziose, e farcite, servite con i piedi a mollo, Damini balla con i suoi occhialetti impertinenti e la calata veneta al suono di tamurriate e pitipò, dispensando porzioni carnivore per tutti. Mentre addento una salciccia con il radicchio da urlo, Salvatore Salvo mi dice “fra un po’ caccio le pizze fritte”…
Risalgo la corrente, dal limitare della baia verso la terrazza e le pizze fritte. Intorno a me iniziano le danze in riva al mare. In un angolo mi mettono in mano una pasta e patate con le vongole, non so neanche chi l’abbia preparata, ma è da paura. Intanto risalendo controcorrente, incontro il mondo, sono arrivati proprio tutti, anche quelli che si diceva non sarebbero venuti. C’è poco da fare, Gennaro è riuscito a fare un appuntamento imperdibile, gioioso e aggregante e non sono quei pochi che in stile morettiano si interrogano se li si noti di più se non vengono o se stanno in disparte, a cambiare le cose.
Finalmente conquisto la terrazza, mi siedo davanti al pentolone di olio fumante, poco a poco mi raggiungono amici e si chiacchiera, oramai è l’una e mi arriva una pizza fritta da sballo. Il ripieno di ricotta, mozzarella e prosciutto, forse non è il migliore per l’ora e la notte. Ma chi se ne frega… Siamo a Vico.
Foto: Luciano Furia