Firenze. Ristoranti contro le piattaforme di delivery: si può, costi alla mano
I ristoratori di Firenze si ribellano alle principali piattaforme di delivery. Un sentimento diffuso in tutta Italia –ne abbiamo parlato spesso– che ha trovato nel capoluogo toscano nuovi –imbufaliti– interpreti.
Rivolgersi a Deliveroo, Just Eat, Uber Eats e Glovo, per citare le piattaforme internazionali più note, costa il 40% del prezzo finale pagato dai clienti.
Facciamo un esempio pratico: se un cliente paga 10 euro per una pizza consegnata a domicilio, alla pizzeria ne restano 6.
Non sono più i tempi in cui, assicurando buoni fatturati e l’esclusiva della consegna a una sola piattaforma di delivery, la commissione era del 20%. All’improvviso, dal primo lockdown in poi, proprio quando il delivery diventava importante come fuochi e padelle, i costi si sono fatti insostenibili.
Commissioni al 40% più altre spese
Quasi sempre si parte dal 35% per poi raggiungere e oltrepassare la soglia del 40%. In che modo? Aggiungendo i costi per l’iscrizione, l’IVA sulla commissione e sull’incasso effettivo, le tasse sui portali.
Senza dimenticare le spese per le confezioni, sempre più etiche e belle, che costano sui 20 € ogni 50 box.
Ieri Repubblica Firenze ha intervistato la titolare di Starchicken Gourmet, ristorante fiorentino di via Tortora specializzato in cucina del pollo. Nel 2020 il fatturato del locale è stato leggermente inferiore a quello del 2019. Una buona notizia, certo. Ma non avendo sostenuto perdite particolari, il locale non ha avuto ristori dal governo, cui si accede con una riduzione delle perdite di almeno il 40%.
Tuttavia, quel 40% il ristorante di Firenze lo ha perso pagando una piattaforma di delivery per la consegna a domicilio.
I ristoratori di Firenze chiedono l’intervento del governo. Tra le misure più urgenti a sostegno della categoria, insieme a tasse ritoccate verso il basso, assunzioni facili e flessibili, contributi ridotti, domandano un tetto sostenibile alle commissioni pretese dalle piattaforme di delivery.
App, personale, mezzi e iniziative locali. L’alternativa di Firenze alle piattaforme di delivery
E nel frattempo si organizzano. Intanto invitando i clienti della pausa pranzo a scaricare le loro app incentivandoli con offerte e sconti. Come ha fatto Grotta Guelfa, locale di via di Pellicceria.
Venerdì scorso, a chi aveva scaricato l’app, il ristorante offriva questo menu: Carbonara vegetariana o fettina di vitello con patate. “Passi tu o ti portiamo il pasto?”. In pratica: una portata, acqua o vino e un caffè a 9 euro.
Per la consegna i ristoranti ricorrono spesso al personale, sotto occupato per effetto delle misure anti-Covid. Possono farlo senza problemi?
Per essere in regola basta aggiornare il cosiddetto Dvr, documento per la sicurezza sul posto di lavoro, inserendo l’impiego dei dipendenti per la consegna a domicilio. Le associazioni di categoria come Confesercenti e Confcommercio affiancano i ristoratori nel corretto disbrigo della pratica.
I mezzi per le consegne a domicilio: quanto costano
Invece il mezzo per le consegne, attrezzato con un bauletto, viene in genere preso a nolo da concessionari specializzati.
Noleggiare uno scooter dotato di bauletto termico per trasportare pasti caldi, pizza e pane costa tra 10 e 15 euro al giorno. Bastano 20/25 consegne per ammortizzare la spesa. Ma è una formula flessibile, si può noleggiare uno scooter anche per un’ora al giorno. E lo si può attrezzare con forni e contenitori frigo, volendo.
Oltre alla soluzione fatta in casa, in alcune città toscane sono nate iniziative locali.
Le piattaforme di delivery locali a Firenze e Prato
A Prato, Runner Pizza è un’azienda autonoma che lavora in esclusiva per il noto marchio fiorentino della pizza. Ha già assunto una ventina di fattorini e conta di arrivare a 70 entro l’anno.
A Firenze si segnala Tadan, startup giovane con servizi di delivery analoghi a quelli delle piattaforme più note, ma a prezzi concorrenziali.
Poi c’è eGrazie, franchising fiorentino di una catena nazionale, che impiega soltanto rider assunti. Serve ristoranti famosi in città, come Santarpia o Sabatini. Per 15 euro l’ora, più IVA, mette a disposizione dei ristoranti un fattorino per le consegne. Che grazie a una buona programmazione, riesce a fare 8 consegne all’ora limitando il costo di ogni consegna a poco più di 1,5 euro.
Certo, le piattaforme internazionali prevalgono ancora, anzi, i loro fatturati sono in aumento.
Ma finalmente, in un mercato del lavoro che finora si è segnalato per precariato e anche sfruttamento, si è aperta la strada per un’alternativa.