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Vino
26 Ottobre 2016 Aggiornato il 7 Aprile 2019 alle ore 12:51

Franciacorta. La degustazione di annate storiche per comprendere i segreti de La Montina

Vittorio Bozza della cantina La Montina in Franciacorta ha tenuto la coppola in testa per tutta la durata della cena di chiusura. Non se l’era mai tolta
Franciacorta. La degustazione di annate storiche per comprendere i segreti de La Montina

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Vittorio Bozza della cantina La Montina in Franciacorta ha tenuto la coppola in testa per tutta la durata della cena di chiusura. Non se l’era mai tolta neanche durante il tasting delle vecchie annate e delle riserve di famiglia nel pomeriggio. Poi, introdotto dal nipote Michele, è uscito dal silenzio. Con un gesto umile e quasi strisciante ha liberato la testa da quel cappello vissuto e a bassa voce ha ottenuto il silenzio generale.

“Possiamo ritrovarci debitori, ma quando apriamo una bottiglia del nostro vino, finché dura ci trasformiamo in creditori, diventiamo addirittura ricchi.”

Era stato tappato tutta la sera, poi il momento della sboccatura, quello che non abbiamo più dimenticato.

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I Bozza sono i tre fratelli che hanno ereditato Villa Baiana. Gian Carlo, Vittorio e Alberto, dopo un incipit franciacortino in società con Berlucchi per la realizzazione di Antica Cantina Fratta, nel 1987 decidono di ristrutturarla e di avviare La Montina, oggi navigata azienda vinicola situata a Monticelli Brusati, limite Nord Est della zona della Franciacorta, proprio alle spalle delle colline che poi cadono nel Lago d’Iseo.

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Il pomeriggio è iniziato con la memoria storica e devota di papa Montini, imparentato con il Benedetto Montini che costruì la villa nel 1620. Abbiamo continuato con una visita ben più profana dentro la montagna, quella a un amplissimo e comodissimo “parcheggio” di 8.000 mq. Perché è così, la nuova cantina de La Montina sembra proprio un immenso parcheggio sotterraneo, in cui sono stoccate circa 900.000 bottiglie.

Prima di sederci davanti ai calici della degustazione, papa Montini, Paolo VI, si è ripalesato sotto forma di statua lignea all’interno della cantina vecchia. Ma tutti erano interessati a ben altro legno, quello delle barrique, che qui sono protagoniste, per non dire creature sacre.

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Riemersi dal sottosuolo ci aspettava il paradiso per naso e palato. Nella sala adibita alla degustazione Nicola Bonera, miglior Sommelier d’Italia 2010, e Alessandro Scorsone, sommelier e maestro cerimoniere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sedevano uno di fronte all’altro. Non come contendenti, ma come complici nell’esaltare un territorio di cui il primo è figlio e il secondo figlio adottivo.

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“Voglio solo far notare che di tutte queste bottiglie non ce n’era una con un reale difetto.” Le parole di Scorsone a fine degustazione ci confermano che abbiamo assaggiato proprio le “magnifiche sette” de La Montina, tutti vini con 10 e più anni sulle spalle e sui lieviti.

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Le prime quattro sono state il Satèn 1999, il Millesimato Brut 1999, il Satèn 2000 e il Millesimato Brut 2000. Riserve di famiglia di cui, senza riserva, diciamo che dei classe ’99 il Millesimato svetta per un naso delicato di pesca matura e di sentori officinali e una bocca molto lineare ed elegante.

La seconda batteria fa segnare il pareggio al Satèn che, nella sua veste da nuovo millennio, cancella il terziario e l’amaro olfattivo per dare spazio a profumi di pan brioche e di toast con uno strato di burro. Un vino integro e vigoroso.

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I tre successivi sono stati i Vintage Extra Brut 2004, 2005, 2006. In questa mini verticale il 2004, nella sua finezza, pareva più un bianco trentino, con profumo di guscio di vongola e mineralità importante. Ancora affilato. Il 2005 invece è l’opposto: molta ciccia e “polposità”, quasi a ricordare un sidro. Il 2006, non me ne voglia Scorsone, troppo crudo e indisponente.

Nicola Bonera, con dress code da monsignore – avreste dovuto vedere con che autoironia è riuscito a mantenere la parte fino ai saluti finali – ha condotto la degustazione in maniera impeccabile, raccontandoci anche una sua personale teoria, frutto della sua esperienza e di un discreto numero di Franciacorta d’annata assaggiati.

La tesi è semplice e riguarda l’alta incidenza del lievito su questi metodo classico. Nella annate fresche il lievito franciacortizza, cioè dà vita a spumanti più livellati sullo stile Franciacorta. In quelle calde si sente di più il terroir, il vino cioè esprime meglio la sua storia personale. Sarà vero? Per il 2004 Extra Brut assaggiato è stato così. D’ora in avanti ci staremo sempre più attenti.

La Montina. Via Baiana, 17. Monticelli Brusati (Brescia). Tel. +39 030 653278

[Martino Lapini. Immagini: La Montina, Martino Lapini]

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