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20 Marzo 2011 Aggiornato il 21 Marzo 2011 alle ore 16:44

Fuori le massaie, dentro la bolgia gastronomica. È il sangue di Bourdain

Tutti noi appassionati di cibo e cucina, o fooders come oggi si dice, sappiamo bene come il fenomeno mediatico dei cuochi e affini sia in pieno fermento e
Fuori le massaie, dentro la bolgia gastronomica. È il sangue di Bourdain

Tutti noi appassionati di cibo e cucina, o fooders come oggi si dice, sappiamo bene come il fenomeno mediatico dei cuochi e affini sia in pieno fermento e continuo sviluppo.Ricordo che nel lontano 1997, in vacanza in California, ammirai sconvolto il “food channel”, il primo canale televisivo monotematico sul cibo. Era pieno di gente urlante, di cuochi trattati come star che lanciavano cespi di lattuga sul pubblico in sala. E, mi dicevo, chissà se mai in Italia avremo cose così… poi da noi è arrivato il Gambero Rosso, Alice, gli specialisti gastronomi di giornali e riviste, e il grande Federico Umberto D’Amato del Messaggero sembra ormai preistoria.

Anthony Bourdain è figlio di questa ondata gastro mediatica: nato cuoco di gavetta, ma anche poi laureato al Culinary Institute of America, Bourdain diventa famoso nel mondo del food, e non solo, con la pubblicazione del libro “Kitchen Confidential”, ormai quasi un decina di anni fa.
Il libro, per chi non lo conosce, era una descrizione caustica del mondo della ristorazione americana, dove Bourdain ha lavorato per anni anche ad alto livello.

Dopo altri libri – sul cibo e non solo – e numerosi programmi televisivi, ecco l’ideale seguito di Kitchen Confidential, “Al sangue”, con cui l’autore riprende il filo del discorso esaminando anche le differenze maturate in questi anni.
Lo stile rimane ruvido, graffiante, e senza fronzoli: anzi, direi che Bourdain mira proprio ad un primo impatto forte con il lettore, spostando il mondo del cibo dal ritratto tranquillizzante delle massaie televisive o ammiccanti dalle riviste (io penso sempre alla regina della sfoglia bolognese, che ha una sua rivista e ben altro) ad un affresco dai toni di bolgia dantesca in cui gli chef urlano, frustano la brigata, si drogano e bevono come spugne.

Poi, in questa ultima opera, il discorso affronta anche il cibo “oggi”, con una attenta analisi sia dei “cuochi star” sia del simbolo dell’alimentazione massificata e american style, ovvero l’hamburgher. E ci si stupisce a scoprire che la posizione dell’autore, per sua stessa ammissione, ha dei punti di contatto anche con gli animalisti ed i vegetariani….

La lettura è divertente e l’argomento più che interessante. Unici limiti, a mio avviso, sono la visione abbastanza limitata al mondo americano (e, vabbè, diciamolo, non è che ci sono solo loro nel mondo della cucina…) e lo stile di scrittura, che ben identifica Bourdain ma che può non piacere.
Io, comunque, lo consiglio.

Al sangue. Anthony Bourdain. Feltrinelli. 256 pp. 16,00 euro

[‘Gourmet slaughterfest’ … Anthony Bourdain. Fotografo: David Rentas/Rex per guardian.co.uk]

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