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20 Aprile 2012 Aggiornato il 16 Marzo 2021 alle ore 09:25

Fuorisalone 2012. L’accoglienza perfetta di Karimoku è una manna dal cielo

Un giovedì sera a casa di Karimoku per la presentazione della nuova collezione New Standard dell’azienda giapponese con Arabeschi di Latte
Fuorisalone 2012. L’accoglienza perfetta di Karimoku è una manna dal cielo

Un giovedì sera a casa di Karimoku, mangiando manna e bevendo liquore di giuggiole: non è la trama di un film di Akira Kurosawa ma la presentazione della nuova collezione New Standard dell’azienda giapponese.

In una casa d’epoca nella centralissima via Palermo, i giapponesi ci danno una lezione – con incredibile savoir-faire – sull’accoglienza: degli ospiti ma anche di sé, perché, in fondo, la casa e il suo arredamento dovrebbero essere pensati in questo senso.
I giovani designer che hanno realizzato la linea New Standard hanno sintetizzato in un tavolo, in una sedia, in un piatto la serenità di cui tutti dovrebbero godere nella propria dimensione domestica.

Gli oggetti non danno la sensazione di essere esposti, ma di far parte di questa casa vecchia Milano, con un tocco di vissuto e una patina romantica che emerge da singolari ritratti abbozzati sulle pareti di una delle stanze. Per non parlare del fatto che il signore della porta accanto si affaccia sulla soglia per curiosare (e forse anche vagamente mugugnare) l’andirivieni dei visitatori.

Giapponesi meravigliosi, delicatissimi nei movimenti anche in spazi affollati, sobri sia come anfitrioni che come visitatori: viene voglia di sedersi e passare tutta la sera a osservarli mentre si aggirano tra queste creazioni o le sorvegliano in modo discreto quasi come se, davanti, avessero ancora gli alberi dal cui legno sono state ricavate, dei guardaboschi metropolitani che tutelano il paesaggio dagli incendi dell’eccesso.

Ma torniamo alla manna che non è piovuta dal cielo ma da un’idea di Arabeschi di Latte, il collettivo di designer specializzato sui concept legati al cibo.
L’idea è stata quella di creare un fil rouge tra la materia prima delle creazioni -prevalentemente legnami duri come acero, castagno e quercia- e assaggi offerti ai visitatori –Tokens/Love for wood and food.

In ogni stanza una piccola sorpresa: pinoli, manna, liquore di giuggiole, mele ecc.. come nel salotto delle nonne si trovavano le ciotole con le caramelle Rossana. La sensazione, soprattutto con la manna, è simile, un gusto che non è né buono né sgradevole, solo inconfondibile e confortante. Per ogni prodotto di origine silvestre, una breve storia, con riferimenti alla mitologia, alle proprietà della pianta, agli utilizzi ecc…

Ma non solo: ogni sera una ricetta realizzata sul posto che fonde l’arte giapponese di disporre i cibi con la tradizione culinaria italiana. Noi abbiamo gustato i mini necci (sorta di castagnaccio) con ricotta, a cui aggiungere zucchero d’acero o zucchero affumicato.

A completare il tavolino magico dei Grimm in versione Japan (senza randello, peraltro),  un grazioso libretto con tutte le ricette alberocentriche e le curiosità sulla materia prima utilizzata.

Abbiamo portato con noi un tovagliolo ricavato da uno scampolo di stoffa, non in veste di arraffoni a caccia di gadget, ma perché non c’erano i tristissimi tovagliolini di carta che, di solito, grossolanamente appallottolati, riempiono ogni angolo anche degli eventi più chic.

Dopo tutto questo, avremmo voglia di invitare i dipendenti Karimoku, loro parenti e amici a casa nostra per ricambiarne l’accoglienza, condividendo pigne e caramelle Rossana e cercando di ricordare che calici di vino a scrocco e luci al neon sono spesso pretesti per camuffare la carenza di ispirazione.

Paola Caravaggio. Foto: Stefania Cappellini

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