Milano. Gli hamburger di Five Guys sono arrivati e io li ho mangiati
Gli hamburger di Five Guys sono arrivati a Milano.
In occasione della giornata mondiale dell’hamburger, ho segnato sul mio gastrocalendario il giorno in cui avrebbe aperto in piazza San Babila, anzi corso Vittorio Emanuele, o, meglio, in Galleria del Toro (perché il palazzo è, o era, di proprietà di Toro Assicurazioni).
In queste vetrine c’era, se non sbaglio, Gusella, scarpe per bimbi.
Ora è diventato un allegro contenitore bianco e rosso, cosparso di sacchi di patate, cartoni di olio di semi di arachidi, ragazzi e ragazze con le magliette rosse di 5Guys che si muovono continuamente, dappertutto, in un’atmosfera vagamente sovreccitata, voci americane e italiane chesi incrociano e si mescolano (mi sa che il bilinguismo è un requisito).
Sono le 17, non c’è molta gente, ma l’atmosfera è carica, la cucina, completamente aperta e a vista (no, non c’è puzza di fritto né di carne bruciata, quell’odore un po’ greve che avevano i McDonald’s, per capirci) piena di gente che cucina prepara confeziona pulisce, piastre e friggitrici sulla parete di fondo, il banco davanti serve per confezionare i panini, ognuno su un quadrato di carta alluminio (servirà per avvolgerlo e chiuderlo), gli ingredienti aggiunti man mano, via chiuso messo in un sacchetto di carta, dentro anche un bicchiere pieno di patatine, e poi un altro bicchiere, più piccolo, che viene rovesciato nel sacchetto, chiuso, namba zortii, numero 13, thank you grazie prego.
Alla cassa mi hanno dato un bicchierone vuoto, da riempire ad libitum ai distributori – di Coca-Cola, grazie al cielo, non di Pepsi come da KFC (non mi piace tanto, o mi sono convinto che non mi piaccia tanto, la Pepsi). Ci sono una marea di bibite coca-coliche, fante, kinley, sprite, powerade, con o senza zucchero, zero, senza caffeina, e così via. Ma soprattutto una serie di Coca-Cola aromatizzate, al lampone, alla ciliegia, al lime, al limone. Potevo non farmi una ricarica con una di queste? In realtà sì, potevo, ma non ho potuto potuto poterlo. Insomma, mi sono preso una Coca-Cola Zero ciliegia e vaniglia. E mi sono cancellato da solo dai miei amici di Facebook per indegnità.
Coca-Ciliegia-ColaZero a parte, 3,50 € ma appunto bicchierone ricaricabile, ci sono anche acqua in bottiglia (3 €) e birre Budweiser, Natro Azzurro e Goose Island, a 5 €.
Non ho neanche guardato i milkshake, 10 gusti possibili, e rimescolabili a piacere. Con o senza panna, 5 €. Sul volantino che li illustra, una scritta preoccupante: “Aggiungi il bacon a qualsiasi shake!” Cercasi volontari che mi seguano nel test bacon-shake.
Il menu è essenziale: hamburger, 8,50, cheeseburger, 10 €, baconburger, 10,50 €, e bacon-cheeseburger, 11,50 €. Tutti disponibili anche in versione “little”, a 2 € in meno.
E tutti arricchibili gratuitamente con 15 topping: lattuga pomodoro peperoni verdi jalapeño cetrioli cipolla grigliata relish (cetriolini sottaceto) e non so più cosa (no, in realtà lo so – è tutto nella foto qui sopra).
Ci sono anche degli hot dog, all beef, 5,50 €, cheese, 6,50 €, bacon, 7 €, e bacon-cheese, 8€. E dei sandwich, da 5 a 6,50 €.
Com’è questo benedetto hamburger, anzi, il mio cheeseburger?
Beh, l’aspetto è un po’ così, con il formaggio che fuoriesce ai lati e si appiccica alla carta alluminio (ma si stacca senza problemi). Il panino è del tipo morbido sottile, come da McDonald’s o da Burgez. Ma è buono, non si bagna, non si sfalda. Buona anche la confezione dell’hamburger, non c’è praticamente niente che inizi ad andare a spasso da solo, patties (polpette) che scivolano.
Carne buona e saporita, cottura standard ma rimane morbida, non acquosa (i vari ingredienti mi si dice vengano lavorati freschi, una delle varie scritte appese in giro afferma che non ci sono congelatori), i peperoni verdi che ho fatto aggiungere sono 4 o 5 fettine sottili ma si sentono.
Le patatine, anch’esse tagliate fresche, fritte con la buccia, sono anch’esse buone, gustose, non diventano mollicce. La provenienza è dichiarata, scritta sui sacchi che arredano angoli sui due piani del locale e su cartelli in giro: questa settimana vengono dalla “Raffaella Farm, Napoli, Italia.” In sala, maionese e salsa ketchup di Heinz. Piccole, medie, grandi, le patatine costano 3,50, 5 e 6,50 €.
Evviva. Sono arrivati dagli USA degli hamburger buonissimi, che hanno le caratteristiche di quello che mi dicono essere l’hamburger statunitense, ma fatto con ingredienti di qualità – non è, e non vuole scimmiottare, l’hamburger gourmet italiano, con i suoi ingredienti selezionati, spesso dop e simili, con il suo pane più “pane”, come quello ad esempio di Ham Holy Burger – che guarda dall’alto del terzo piano del Brian&Barry Building, dall’altro lato di San Babila, il concorrente venuto dalla Virginia…
Five Guys. Corso Vittorio Emanuele II, 37B. 20122 Milano.