Il caso Montalcino fa vedere Rosso a molti e non per il vino
Chi è Lucio Cornelio Silla? Ovviamente il famosissimo dittatore romano, ma anche il nome de plume scelto da un esperto di cose ilcinesi (che apprezziamo e stimiamo) per raccontarci e spiegarci meglio quanto successo nella famosa riunione del 7 settembre del consorzio di Montalcino. Da lui riceviamo questa e volentieri pubblichiamo, certi di un contributo interessante alla doverosa discussione su Montalcino. (A.B.)
Come tutti sapete qualche giorno fa, a Montalcino i soci del Consorzio sono stati chiamati a votare un cambiamento del disciplinare del rosso di Montalcino.
Dovevano esprimersi sulla possibilità di poter aggiungere un 15% di uve alternative al sangiovese; ciò non avrebbe comportato nessun incremento della quantità di rosso di montalcino prodotto poiché il vino aggiunto sarebbe stato detratto dal quantitativo di sangiovese stesso. Spero di essere stato chiaro!
La modifica era stata proposta dal Consorzio su suggerimento di alcune aziende che avendo un forte brand e dovendosi confrontare su mercati stranieri dal gusto più ruffiano ritenevano opportuno avere un vino più morbido ed accattivante del sangiovese in purezza.
Il problema è in funzione del prezzo di vendita ed al mercato a cui ti proponi:
se ti proponi alla GDO e quindi ad un pubblico meno evoluto è chiaro che ti scontri nella fascia 5-8 euro, con tutto il mondo enologico ed il tuo compratore vuole un vino profumato morbido senza eccessi acidi e tannici. Inoltre se sa un po di legno va pure meglio. È chiaro che su un gusto del genere il sangiovese ha vita difficile rispetto ai vari syrah, merlot e cabernet, anche perché, e bisogna dirlo ad alta voce, il rosso di montalcino è stato sempre pensato come un secondo vino e certamente neanche con troppe attenzioni sulla qualità delle uve che ci vanno; di rosso di montalcino se ne fa meno della metà di Brunello e questa è una stortura tutta italiana; come se a Bordeaux o in Borgogna si producesse meno appelation che gran cru. Tanto per estremizzare il concetto.
Tutto questo progetto non è passato ed i favorevoli si sono fermati al 30%, il che evita possibili fratture nel consorzio a meno che non si generi una uscita dallo stesso di qualcuna delle aziende favorevoli con un danno al consorzio soprattutto sul versante finanziario.
Quello che colpisce è stata l’approssimazione e soprattutto la debolezza della proposta guidata dall’assurda idea di creare anche un rosso di montalcino superiore per chi avesse voluto continuare a produrlo con il 100% di sangiovese: ciò avrebbe creato ancora più confusione sul mercato ed un grosso problema per la comunicazione di questo prodotto.
E’ anche abbastanza evidente che il consiglio si trova in una condizione di estrema fragilità considerato che in 2 anni aveva posto questa modifica al centro del proprio programma, e già 2 volte la variazione era stata ritirata per essere riformulata. Ha poco da sbracciarsi il presidente Rivella nel ripetere che è partito un progetto sul rosso di montalcino che finirà nel 2013; vorremmo qualche contenuto in piu. Anche il progetto della Commissione promozione non è riuscito a far breccia nel cuore della commissione per i fondi europei ed è riuscito a raggranellare 150.000 euro che è poco piu di un terzo di quello che è riuscito a ricevere un progetto di 4 produttori di montalcino. Insomma speriamo bene.
Vorrei concludere dicendo che una ridefinizione del sistema delle doc e docg a montalcino è assolutamente auspicabile e necessario per rilanciare per i prossimi 20 anni quella che alcuni vorrebbero chiamare La Collina del Sangiovese.
(Lucio Cornelio Silla)