Il Nobile di Montepulciano più premiato è di Carpineto
Trascorrere una giornata in compagnia della famiglia Zaccheo, nelle splendide vigne di proprietà di Carpineto significa estraniarsi dal rumori confusi di polemiche e dispute (l’ultima sulla modifica del disciplinare del Chianti) per ascoltare la voce pacata di chi il vino lo fa da 50 anni, e per le denominazioni più prestigiose di Toscana: il Nobile di Montepulciano, il Chianti (Classico, va da sé) e il Brunello di Montalcino.
Fontata nel 1967 da Antonio Mario Zaccheo e Carlo Sacchet, oggi Carpineto è guidata da ben tre generazioni di Zaccheo (Anton Robert, figlio di Michael e nipote del fondatore ha debuttato al Vinitaly in veste ufficiale la scorsa primavera) e da Caterina Sacchet, figlia di Carlo, che è anche l’enologa dell’azienda, nonché colei che sta mietendo risultati a raffica sia nei concorsi e nelle guide, che in termini di mercato, che vede crescere a doppia cifra le esportazioni in America e in Asia, con la Corea in testa.
Dai 20 ettari del 1967, oggi Carpineto ne conta 200, produce 30 etichette per un totale di 3 milioni di bottiglie. Cinque le tenute Carpineto: in Maremma a Gavorrano, con uve Vermentino, Sangiovese, Teroldego, Merlot e Cabernet Sauvignon (l’etichetta Farnito Valcolomba ha debuttato quest’anno); due nel fiorentino, a Dudda, dedicata al Chianti Classico, e a Gaville nel Valdarno, con uve Sangiovese e Cabernet Sauvignon destinate a lunghi invecchiamenti; le ultime due, le più belle, a Montepulciano e a Montalcino.
Qui la tenuta guarda proprio la fortezza di Montalcino, e i vigneti si estendono a perdita d’occhio dalla sommità della collina.
In tutto 10 ettari piantati a Sangiovese che pescano nel sottosuolo di argille sedimentate nel corso dei millenni, di galestro e fossili, esposti verso nord e ben ventilati, che riescono a mantenere intatta la freschezza e la vivacità del frutto (soprattutto bacche di bosco) anche in presenza di note evolutive – parliamo sempre di un vino che matura 3 anni in botti di legno, seppur grandi – e di una struttura importante.
Come gemme incastonate sulla cima del colle svettano i due casali dei primi dell’Ottocento, punto di partenza e di arrivo per un trekking tra boschi e vigne, con meritato ristoro a base di prodotti della squisita gastronomia locale e degustazione delle varie referenze aziendali.
Non ultimo lo spumante rosato a base sangiovese, che nelle giornate calde è un aperitivo perfetto. Pure abbinato alle amarene appena raccolte.
Dai vigneti della splendida tenuta che si estende tra i territori comunali di Chianciano e Montepulciano arrivano tutte le uve destinate al Nobile, di cui Carpineto ha scelto di produrre solo la versione Riserva. L’Appodiato di Montepulciano si estende sui dolcissimi colli senesi, a un’altitudine di 250 metri ed è stata recentemente oggetto di una ristrutturazione in chiave moderna e sostenibile.
Sono 184 ettari totali, ma di questi sono destinati a vigneto meno della metà, per lasciare il posto ai boschi e all’uliveto monumentale, secondo una filosofia di coltivazione che, sebbene non in regime biologico, riduce al minimo gli interventi correttivi grazie alla cura dell’equilibrio simbiotico dell’ambiente circostante.
La tenuta è a impatto zero sulle emissioni di Co2 perché la vegetazione circostante assorbe piu’ di quanto produce l’azienda agricola (il 26% in più, secondo rilevazioni del 2017). La nuova cantina è un vero wine retreat, dall’architettura non invasiva, che invita al relax dopo una passeggiata tra le vigne; ospita un museo con gli antichi attrezzi per la produzione del vino e le grandi vetrate affacciate sulla cantina moderna e sulla barricaia consentono allo sguardo di congiungere secoli di storia enoica in un unico filo conduttore che riporta al presente.
Tanta attenzione non poteva non rispecchiarsi nel Nobile, che infatti continua a mietere consensi: solo quest’anno i riconoscimenti di Wine Spectator (11° posto per il Nobile Montepulciano Riserva 2013, in classifica per la terza volta), le Quattro viti conferite dall’Ais nella guida Vitae 2020, sempre al Nobile di Montepulciano, ma per la Riserva 2015. Il faccino di Doctor Wine, e 95 punti su 100 nella Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2020 per cru di Nobile, il Poggio sant’Enrico 2012. Con il Nobile di Montepulciano Riserva 2010, infine Carpineto sarà tra i 103 vini selezionati dell’anteprima Opera Wine, il 18 aprile 2020, in occasione del prossimo Vinitaly.
Il mio preferito è proprio il Poggio Sant’Enrico; sempre di Nobile di Montepulciano DOCG parliamo, ma prodotto in uno degli ‘appodiati’ dell’azienda, da singoli vigneti con caratteristiche che esaltano le caratteristiche del territorio, e prodotti solo in annate particolarmente favorevoli. Il Poggio Sant’Enrico in particolare è l’unico Nobile di Montepulciano da Sangiovese in purezza, e conserva una gioventù spettacolare. Viene da due vigneti, uno di quasi cinquant’anni, che pescano su suoli limosi e sabbiosi, è vinificato su lieviti indigeni in vasche di cemento e matura in barrique e bottiglia.
Dell’annata in esame, la 2009, sono state prodotte solo 4000 bottiglie. Riassaggiata a distanza di un paio d’anni, conferma la bella struttura e freschezza, anche se questo particolare vino matura in barrique; merito, mi dicono, dell’esposizione del vigneto, a sud e proprio sulla cima del colle a circa 350 metri, che donerebbe alle uve una particolare carica polifenolica. E’ un vino piacevole senza essere piacione, che si abbina bene con i piatti strutturati della cucina locale, ma che tiene compagnia anche con delle caldarroste, per una merenda tardiva o un aperitivo autunnale.
E potendo, approfittate dall’ospitalità della famiglia Zaccheo, che saranno felicissimi di accompagnarvi tra i filari per raccontarvi quelle terre come solo un produttore innamorato sa fare.
Carpineto Srl. Dudda. Greve in Chianti (Firenze). Tel. +39 055 8549062