Indirizzi. Il meglio dello street food regione per regione nel libro di Luca Iaccarino
Street food o la nascita di un amore mai sopito. Mi hanno raccontato che bambino in una Roma anni ’60 – piena di rosticcerie e pizza bianca profumata al rosmarino, mai più ritrovata – gratificato da un buonissimo supplì, lo abbia inavvertitamente fatto cadere sul marciapiede e sia scoppiato in un pianto a dirotto. I miei genitori, commossi per la scena straziante, me ne comprarono subito un altro. Fu così che la passione per il cibo di strada non mi ha più abbandonato, anche se nel frattempo sono un po’ cresciuto.
E così, memore di un’infanzia trascorsa in parte anche a Napoli e di un recentissimo viaggio in Sicilia, ho accolto con grandissima soddisfazione, anzi diciamo proprio con sfizio, la pubblicazione per i tipi di Mondadori di “Cibo di strada”, di Luca Iaccarino: un uomo che ha immolato il proprio fegato girando per lo stivale, regione per regione, alla ricerca delle tradizioni popolari che sfornano, più spesso friggono, quelle piccole meraviglie culinarie che oggi va di moda chiamare “street food”.
Dal pani ca’ meusa (pane con la milza) e le stigghiole (budella di agnello) di Palermo, alle miasse (cialde di mais) del Canavese, passando per la pizza fritta a Napoli (qui i 5 migliori fritti secondo noi), il lampredotto (abomaso di vacca) a Firenze, e poi olive ascolane, piadine, ciccheti veneziani … decine e decine di specialità regionali, con un occhio anche al mondo globalizzato, ad hamburger e kebab che, quando preparati a regola d’arte e con carni di qualità, non hanno nulla da invidiare alle leccornie appena elencate. D’altronde anche il celebre panzerotto di Luini, oggi considerato milanese al cento per cento (magari da leggersi con l’accento di Abatantuomo), non è propriamente nato in riva ai Navigli.
Il libro è un catalogo di queste specialità, suddivise appunto per regione, ma è anche ricchissimo di indirizzi preziosi dove gustarle. Non sarà esaustivo, non potrebbe esserlo, ma è molto completo … e ancora meglio sarà la prossima edizione (per i 20 campioni regionali, guardate qui).
Nel frattempo, non mi sono limitato a leggerlo, ma quando ha saputo che Slow Food imbandiva un frugale rinfresco da Eataly Torino per festeggiarne la pubblicazione, non ho esitato a saltare su un treno e a godermi l’evento, in compagnia di tanti amici vecchi e nuovi e in sintonia con la convivialità che il cibo di strada ci regala.
Lo chef Ugo Fontanone, della Taverna di Fra’ Fiusch, di cui avevamo già parlato qui, e tutta la sua brigata sono stati fantastici. Hanno preparato tante specialità (in tutto trenta) in piccole monoporzioni, anche fritte sul momento. Le belle foto di Claudio Allais testimoniano fedelmente la splendida serata, egregiamente innaffiata dalla birra artigianale del birrificio Torino.
Grandi applausi per gli artefici dell’evento: in primis l’autore del libro e lo chef che ne ha interpretato lo spirito e l’ha tradotto in delizie da mettere sotto i denti. Si torna in albergo attraversando i locali di un’Eataly ormai deserta che – sarà perché l’erba del vicino è sempre più verde – mi pare più carina e graziosa della maestosa succursale capitolina.
D’altronde pare che Oscar Farinetti a suo tempo abbia detto: “Io vado a Roma fare tua sorella, più grande sì di te, ma non più bella.”
Luca Iaccarino, Cibo di strada. Mondadori, pp. 184, Euro 14,90
[Immagini: Claudio Allais. Ritratto di Oscar Farinetti: Facebook]