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16 Novembre 2010 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 15:08

La Dieta mediterranea è patrimonio dell’umanità

La Dieta mediterranea è Patrimonio dell'umanità. E' l'ultimo dei beni italiani immateriali consacrati dall'Unesco, insieme al centro di Roma, alle
La Dieta mediterranea è patrimonio dell’umanità

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La Dieta mediterranea è Patrimonio dell’umanità. E’ l’ultimo dei beni italiani immateriali consacrati dall’Unesco, insieme al centro di Roma, alle Dolomiti, ai Sassi di Matera, ai Trulli di Alberobello, all’area archeologica di Agrigento. Insieme al Teatro dell’Opera di Sydney, al centro storico di Vienna, alla barriera corallina del Belize, al Parco Nazionale delle Isole Cocos per un totale di 911 beni mondiali da proteggere (704 siti naturali, 180 beni culturali, 27 misti e 34 siti in pericolo).

“Una decisione presa all’unanimità”, ha dichiarato con soddisfazione all’Ansa Pier Luigi Petrillo, responsabile della delegazione del ministero delle Politiche agricole alimentari a Nairobi. Un risultato non del tutto scontato e ritardato dalle discussioni dell’ultima ora tra i 23 delegati delle 132 nazioni che hanno sottoscritto la Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità nel 1972. In lizza c’erano altri 47 beni più 4 aspiranti all’ingresso nella lista dei beni in pericolo.

Ce l’ha fatta anche la Gastronomia francese.

Ma facciamo un passo indietro. E precisamente al 2008 quando la candidatura d’Oltralpe aveva scatenato le polemiche invidiose di altri leader mondiali della gastronomia. Allora, più che mai, sarebbe stato facile imbattersi in una discussione come quella che riporta il Telegraph in un articolo di quei giorni:

“La cucina italiana è superiore. Nel Medioevo i nostri mercanti importavano spezie, sale, zucchero e Venezia ha inventato l’alta cucina”, dice lo chef veneziano Massimo Mori.

“Devi essere obiettivo. Noi abbiamo una varietà infinitamente superiore di specialità, senza contare i vini. E poi, quale altro dessert avete voi italiani oltre al tiramisù?”, risponde lo chef francese Guy Savoy.

Lo scambio di battute tra lo chef italiano impiantato a Parigi e il patron-chef dell’omonimo tristellato parigino era solo una breve puntata dell’eterna tenzone tra l’Italia e i cugini d’Oltralpe in materia di gastronomia, vino (e formaggi).

Ora arriva, per entrambi, il meritato successo. Vittoriosa sicuramente la Francia che nel 2008 aveva presentato la candidatura ma si era sentita rispondere da Cherif Khaznadar, presidente dell’Assemblea dei paesi firmatari della Convenzione: “La lista comprende pratiche sociali, rituali e festività, non esiste la categoria della gastronomia. Questa candidatura non andrà lontano”. Solo che Sarkozy ci aveva creduto e, come spiega in questi giorni il Telegraph, dopo la discesa in campo di “chef stellati, mondo accademico e diplomatico” la Francia è riuscita a convincere l’Unesco “di non avere pretese sciovinistiche” (l’Unesco protegge le diversità culturali a rischio non l’arroganza degli stati).

Vittoria da dividere, invece, per l’Italia, con i tre paesi con i quali ha presentato la candidatura (Grecia, Spagna e Marocco). Nel paese che alla Dieta mediterranea ha dato i natali, c’è voluto l’attivismo di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica (ricade nel suo territorio Pioppi, il piccolo centro del Cilento dove era andato a vivere Ancel Keys, il teorico della Dieta Mediterranea) per presentare la candidatura in tempi utili in un difficile, frenetico lavoro di coordinamento con i paesi partner. Uno degli ultimi atti di governo di Vassallo prima di essere barbaramente ucciso, l’ennesimo regalo fatto al suo territorio e al suo paese. Di questa vittoria lo ringraziamo dal più profondo del cuore.

[Fonte: Telegraph.co.uk, Ansa]

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