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Ristoranti
1 Marzo 2012 Aggiornato il 2 Marzo 2012 alle ore 22:48

L’oro di Napoli/10 Conosci il 991, gastropub che richiama i gourmet?

Il 991 – Irish Pub di Napoli è accogliente: l’ambientazione fairy e la cortesia della famiglia Andriani si uniscono a buoni piatti
L’oro di Napoli/10 Conosci il 991, gastropub che richiama i gourmet?

Ciuciù, nun si bbona proprio!
Cominciamo bene… E’ una Sofia sarcastica more than ever quella che mi ritrovo sotto lo studio. Oramai nessun luogo è al sicuro da questa tremenda donna.
Tu mi porti qua, là, su e giù, arriva Dora e tadan, mi ha portata subito subito da uno chef bistellato, ed era pure bonariello!
Uh Dio, Sofia, ma tu pensi solo a quello…
A quello cosa, Ciuciù? – di rimando Sofia, con due occhi stretti stretti che mi suggeriscono sia meglio non approfondire: chella sempre r’ Quartier’ rimane (costei proviene pur sempre dai quartieri popolari di Napoli, è meglio non farla adombrare!)…
Sofia, niente, niente. Piuttosto, andiamo a berci una birra!
Dici tu, tanto oramai ho perso a tavolino…
Eh no, cara Sofia, no!
Io ho in mente sì un pub, ma è un gastro-pub, qualsiasi cosa voglia dire gastro-pub.

 

L’ingresso del 991 – Irish Pub è un catapultarsi in un piccolo ed accogliente luogo di fiaba: l’ambientazione è fairy e la cortesia della famiglia Andriani è davvero dell’altro mondo.

Sono Gigi Andriani con il fratello Manlio e l’amata moglie Rita a gestire, oramai da tanti anni, questo piccolo, amato pub all’inizio di Via Aniello Falcone al Vomero.

Il 2009 segna la nascita della cucina con l’arrivo di Gino Accarino, direttamente da quel “D’Angelo” di cui è stata ospite proprio l’altra sera la nostra napoletana preferita.

Sofia occhieggia il locale incuriosita: Ciuciù, ma qui che si fa?
Aspetta, Sofia, aspetta, sei proprio una “frettella”.

Neanche il tempo di sederci e Pasquale, nipote di Gigi ed Manlio, ci serve due birre alla spina: una McFarland rossa per Sofia, una St-Feullien Triple, d’abbazia, per me. Il 991 è un pub sui generis, d’accordo, ma il proprio topic lo conosce benissimo: la sua selezione di birre, alla spina, ma anche e soprattutto in bottiglia, è impressionante ed accurata.
La birra è stata per Gigi la prima passione, del resto.

Per iniziare perle di ricotta: piccoli bonbon di ricotta con mozzarella filante impanati e fritti. Sofia ne mangia quattro a ripetizione.

Proseguiamo con due tortini: ricotta zucchine e noci, il primo, fresco, molto piacevole; patate, carciofi e provola il secondo, davvero interessante.

La patata ha un’ottima consistenza è soda ma non annozza (non dà quella sensazione di soffocamento tipica dei preparati con patate non opportunamente morbidi); l’incontro con il carciofo è notevole; la provola suggella il loro ammmore!

Intorno a noi passano zingare dall’aria appetitosa e chips di patate fritte, ma io voglio continuare con un percorso un po’ più gourmand e propongo a Sofia una goduriosa parmigiana di… zucca! Ma non finisce qui, la completano provola e blue stilton. Il risultato è piacevolissimo: la consistenza della zucca è perfetta, risulta ben spessa, ma non dura, il blue stilton le fa perdere la sua naturale eccessiva dolcezza, la provola ci cade a… fagiolo!

La fame oramai è placata: una sola tagliata di Angus di Aberdeen scozzese per due, accompagnata dalla mainstream insalata di rucola e pomodorini con scaglie di parmigiano. La carne è morbidissima, ben al sangue. Eccentrica per un normale pub anche la selezione di sali: si va dal blu di Persia, al rosa dell’Himalaya, al rosso delle Hawai: il giro del mondo in otto sali.

“Ciuciù, Marò, ma io mi pensavo che mi portavi a mangiare il panino…” – mi fa meravigliata e compiaciuta Sofia che non sa se guardare, Massimo Conte, “spillatore” con passione, o Pasquale, scattante tra i tavoli.

Il colpo di grazia: i famosissimi bicchierini dolci di Gigi. La ciocorita – mousse di ricotta con zucchero, crema alla nocciola, granella di nocciola e nocciole caramellate più cioccolata fondente, su un piccolo battuto di Pan di Stelle (non inorridite, suvvia) – è stata inventata per la moglie Rita, uno dei trascorsi San Valentino; il ciacariello – variante un po’ più amara con fave di cacao tostate –  è stato realizzato per Pasquale, cui Sofia non smette di fare sorrisetti.

Il conto, chiaramente, fluttua a seconda che le scelte siano indirizzate verso la sezione pub, o verso quella più di ristorazione. I prezzi restano comunque corretti per una serata in luogo piacevole, dove si mangia decisamente bene, e la cortesia è regina.

Foto: Renato Bevilacqua

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