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13 Febbraio 2010 Aggiornato il 15 Febbraio 2010 alle ore 18:14

L’uovo di Colombo è di Milano: menu lunga vita

Trasparenza versus sofisticazione in cucina. Mentre sanguina ancora la ferita inflitta da Striscia la Notizia al mondo dell’alta ristorazione, in
L’uovo di Colombo è di Milano: menu lunga vita

Ferrán-Adrià

Trasparenza versus sofisticazione in cucina. Mentre sanguina ancora la ferita inflitta da Striscia la Notizia al mondo dell’alta ristorazione, in particolare a quello della cucina molecolare, accusata dalla squadra di Antonio Ricci di eccessiva confidenza con la chimica tra i fornelli, Milano parte in contropiede con l’iniziativa “Menù lunga vita” che sembra voler tradurre in positivo la famosa (e contestatissima) ordinanza del sottosegretario Martini. Milano, infatti, accende il faro della sicurezza alimentare per il popolo televisivo rimasto pelplesso sul tema  sotto una coltre di domande del tipo: ma gli additivi finiscono davvero nel piatto? E quali fanno male? Additivo è sinonimo di texturas? Li usano tutti gli chef, o solo gli italiani, oltre, naturalmente, al mejor cocinero Ferran Adrià (ops, utilizzava se non arriveranno alla nuova Accademia)?  E soprattutto, questi additivi li usa anche lo chef del ristorante in cui vado la domenica a pranzo con i bambini? Le domande del popolo televisivo, si sa, sono naif. E solo i più saggi conoscono anche le risposte. Dopo l’irruzione di Laudadio a Identità Golose, l’appuntamento annuale organizzato dal giornalista e critico gastronomico Paolo Marchi, il dibattito non aveva fatto grandi progressi. Eravamo rimasti col dubbio di aver ingerito, insieme a saporose, irripetibili pietanze d’autore, qualche additivo di troppo. Per aver insinuato  il dubbio tra le nostre infondate certezze eravamo grati all’Informazione… (non è, forse, Striscia l’ultima frontiera del giornalismo che, irriverente, coraggioso e leggero, presidia lo spazio lasciato vuoto dalle grandi inchieste d’antan?). Dubbi salutari, certo, che non erano evoluti in nuove certezze, che non avevano lasciato il posto a nuove consapevolezze, che non ci hanno resi più sapienti di prima. Invece che Pokemon all’indomani di un’evoluzione, eravamo regrediti allo status di uovo. Ma ora, a rassicurare il telespettatore smarrito, ci ha pensato il Comune di Milano, per la precisione l’Assessore alla Salute Giampaolo Landi, che ha lanciato l’iniziativa “Menù lunga vita”. I 50 ristoranti milanesi che hanno aderito si impegnano a dare, nel loro menù, tutte le informazioni relative agli ingredienti utilizzati per la preparazione dei piatti e al contenuto calorico (anche gli additivi? Anche le texturas?). I ristoranti che aderiscono offriranno anche menù per celiaci e diabetici e si impegnano a garantire la più assoluta trasparenza per quanto riguarda la provenienza dei prodotti. L’obiettivo dichiarato è, come ha spiegato Landi, “una trasparenza assoluta sulle proprietà delle materie prime e sulle modalità di preparazione delle pietanze. Migliorare il livello degli stili di vita, a partire dall’alimentazione, è indispensabile” ha concluso l’assessore “per ridurre l’incidenza di molte malattie e quindi ridurre anche i costi sociali della sanità”. Un mezzo nobile per un fine largamente condiviso. Vedremo i risultati. Speriamo che non si traduca in un’inutilità da dimenticatoio nè all’opposto in una caccia alle streghe.

Giampaolo-Landi-assessore-Milano©Fotogramma

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