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29 Marzo 2011 Aggiornato il 19 Maggio 2011 alle ore 22:46

Falsa una bottiglia di vino italiano su due. Federdoc: “Proteggere i più imitati”

Vino italiano, una bottiglia su due è contraffatta. La stima è di Giuseppe Liberatore, vice presidente di Federdoc (Confederazione Nazionale dei Consorzi
Falsa una bottiglia di vino italiano su due. Federdoc: “Proteggere i più imitati”

Vino italiano, una bottiglia su due è contraffatta. La stima è di Giuseppe Liberatore, vice presidente di Federdoc (Confederazione Nazionale dei Consorzi Volontari per la tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani) che in un’intervista a Winenews rivela l’ennesimo, desolante dato sulla contraffazione del made in Italy e lancia la proposta: “Scegliamo quali vini proteggere”.

Eravamo rimasti all’allarme dei falsi casalinghi lanciato tempo fa da Coldiretti (kit da diluire in acqua per ottenere simil Chianti e falsi Barolo), ai dati sulla contraffazione in circolazione da un po’ (solo 1 prodotto su 4 spacciati per italiani lo è davvero per un totale di 60 miliardi di euro di giro d’affari del falso agro-alimentare nel mondo). Ora arriva Liberatore a lanciare, alla comunità dei lettori del vino, l’ultimo dato impietoso sul mercato della contraffazione, già noto sicuramente agli addetti ai lavori: una bottiglia su due vendute per italiane è falsa. Ovvio che Liberatore definisca la situazione “non un fenomeno marginale, tutt’altro”.

E la ragione è sempre la stessa. Al di fuori dell’Unione Europea, che tutela i prodotti certificati (Dop e Igp per il cibo, Doc e Docg per il vino), un marchio di successo è molto più esposto alla contraffazione. Un esempio: “Se in California si registra il marchio privato X Chianti non ci sono accordi a  livello Ue-Usa che lo impediscano”, spiega Liberatore. Mentre se la stessa cosa accade dentro i confini di uno Stato Membro dell’Ue “le autorità di quello Stato intervengono per sanzionare o toglierlo dal mercato”.

Che fare allora? Sul breve periodo, per il vino come per l’intero settore dell’agroalimentare, una soluzione può venire da accordi internazionali di mutuo riconoscimento come quello siglato da Cina e Ue per 20 prodotti alimentari (10 europei, tra cui le Dop italiane Grana Padano e Prosciutto di Parma, in cambio di 10 cinesi). Si tratterebbe, suggerisce Liberatore, di selezionare, in attesa di accordi a livello dell’Unione Europea con Paesi terzi, qualche decina di marchi di vino più diffusi e più imitati all’estero per ottenerne il riconoscimento in un Paese straniero in cambio dello stesso trattamento per alcuni prodotti di quello Stato.

Il problema è: quali vini scegliere? La selezione risulterebbe particolarmente ardua in un Paese come l’Italia che vanta un elenco lunghissimo di prodotti imitati: 389 solo considerando i vini certificati Doc e Docg. Ma Liberatore taglia corto: “Dobbiamo selezionare chi proteggere, altrimenti non proteggiamo nessuno”.

Fonte: winenews.it

Foto: about-chianti.com, snepdev.panorama.it, bartalivini.it

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