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Birra
17 Gennaio 2013 Aggiornato il 7 Aprile 2019 alle ore 12:04

Manuele Colonna spiega come fare Macche, il migliore locale di birra

Mentre Birreria Eataly Roma presentava la Maia, birra sperimentale con lieviti mai usati prima estratti in maniera non violenta tramite coltivazione in
Manuele Colonna spiega come fare Macche, il migliore locale di birra

Mentre Birreria Eataly Roma presentava la Maia, birra sperimentale con lieviti mai usati prima estratti in maniera non violenta tramite coltivazione in vetrino dalle viscere degli Imenotteri Apocriti Aculeati (le vespe ma così fa più scientifico), il Bir&Fud veniva premiato da World of Beer come miglior locale del globo terracqueo dove degustare birra! 
E mo’ mettece ‘na pezza và…
Ma vediamo bene questo riconoscimento che dobbiamo subito precisare non è una graduatoria come fu quella che vinse 3 anni fa il Macche, best barbeer di ratebeer, sito open source dove tutti, esperti, amanti, amatori o semplici “alcolisti”, possono esprimere la loro opinione su birre e locali. 
Contatto Manuele Colonna, Deus Ex Machina del Bir&Fud e punto di riferimento per chi vuole intraprendere in un certo modo la carriera di pubbaro o publican a Roma.

La prima cosa che gli chiedo è proprio la differenza tra questo riconoscimento e quello di Rate Beer.
“Questo primo posto non è una vera classifica ma un riconoscimento personale da uno degli scrittori di birra più importanti del mondo, autore con Tim Webb del libro World Atlas of Beer, dove raccoglie tutte le eccellenze a livello birrario. Finire sul suo blog come miglior locale dell’anno per quanto mi riguarda è sicuramente soddisfacente in quanto Stephen Beaumont è un vero esperto. 
Poi è ovvio che Ratebeer ti da un immagine e porta più vetrina a livello internazionale”.

Continuo la mia chiacchierata chiedendo se le info per il Bir& Fud le avesse raccolte direttamente o tramite collaboratori e se Beaumont fosse passato diciamo in incognito o meno .
“No, direttamente, ‘sta gente fa questo di mestiere…beati loro…
Sì, era a Roma per la stesura del capitolo sulle birre italiane dove dirà la sua anche Kuaska, e l’ ho aiutato in questo. Ha chiesto un po’ di birre da degustare e lo abbiamo diretto sulle novità che lui non conosceva. S’è bevuto tutto il Domus (Domus Birrae, beersop/distribitutore, altro figlio di Manuele & soci, ndr), dopodiché è passato qualche sera a Trastevere, ma l’ho visto solo la prima e l’ultima, era con Lisa Morrison (altra scrittrice e degustatrice) e suo marito.
I l fatto è che quando sei appassionato di qualcosa e lo sei sul serio, entrare in sintonia con questi personaggi è molto facile, non stai lavorando, stai condividendo qualcosa, e quello che sai e trasmetti è frutto di passione verso l’argomento, non di conoscenza sterile tratta da un libro….”

3 anni fa Rate beer col Macche, quest anno il Bir&Fud, so che il taberna di Palestrina è stato indicato come primo ristorante nella regione Lazio per il 2013 dal Gambero Rosso, cos’è che fa funzionare a questi livelli un locale e cosa no? Non basta ottima cucina e ottima birra? Ovviamente no e chiedo il Colonna pensiero.
“Gli altri locali semplicemente non hanno il Colonna”.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!!!!!!!!
“Non lo scrivere però, hai visto mai qualcuno non capisce che scherzo…” 
Ma è carina dai…
Continua Manuele a ruota libera. “A Roma c’è una grossa considerazione generale, alcuni locali nell’ambito birrario internazionale hanno grosso richiamo semplicemente perché i personaggi che vi girano hanno contatti diretti e spesso di amicizia e collaborazione con i birrai con cui si lavora a livello internazionale. Così come fuori Roma lo sono locali come lo Sherwood di Nicorvo e il Dome di Nembro, legati a Nino Maiorano e Michele Galati, conosciutissimi e rispettati dalla scena internazionale.
Non è una questione di classifiche, è un fatto di essere parte di un meccanismo: a livelli più elevati di passione, cultura e ovviamente disponibilità, il publican si rende conto che deve girare, conoscere e stringere rapporti…Il resto lo fa la cura del prodotto e la sua ottimizzazione. Non è una questione di avere birre particolari sotto le spine, sono altre cosette che fanno emergere un locale, ed in un ambito ristretto come la birra artigianale, portato poi all’eccesso come solo i “mega nerds” sanno fare, è ovvio che conosci tutti e tutti conoscono te… Come dimostrano anche le collaborazioni che si hanno con altri locali esteri, come il Moeder Lambic di Bruxelles, il T’Arendsnest di Amsterdam o l’Oliver Twist e l’Akkurat di Stoccolma, ma è un po’ un “morbo” che si sparge ovunque. Spesso e volentieri in questi locali incontri il “fanatico” di turno che in vacanza a Roma si era scolato litri di birra da te, e così via. E’ un ambiente molto ristretto, se portato all’eccesso. Sicuramente molti altri locali vivono la cosa molto più semplicemente, senza troppe elucubrazioni mentali e sopravvivono comunque facendo bene un gran lavoro senza che il danese o l’americano di turno arrivi ad attaccarti pipponi megalitici quando stai all’estero o senza che il locale appaia in nessuna classifica. Soprattutto di quelle un po’ “così”…

Progetti per il futuro?
“Campionato, coppa Italia e Europa League, sempre a Pekto in fuori!”

Manuele Colonna, Guru capitolino della birra e del saper bere birra.
Peccato che è della Lazio… 🙂

 

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