Massimo Bottura diventa ambasciatore Onu contro lo spreco alimentare
Massimo Bottura, modenese, chef dalla notorietà planetaria idolatrato dal ceto medio riflessivo, diventa Ambasciatore di buona volontà –”Goodwill Ambassador“– delle Nazioni Unite. La motivazione è il suo impegno nella lotta contro lo spreco alimentare.
Massimo Bottura: cos’è un Ambasciatore di buona volontà
Cos’è un Ambasciatore di buona volontà? Una persona famosa, anzi, molto famosa, che in ragione di questa sua visibilità sostiene cause specifiche.
Sono stati ambasciatori di buona volontà Angelina Jolie, lo sono attori come Ben Stiller e Cate Blanchett. Non siamo sicuri al 100% di quanto stiamo per scrivere, ma dovrebbe essere la prima nomina assoluta a “Goodwill Ambassador“ delle Nazioni Unite per uno chef.
In particolare, è l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che riconosce il lavoro di contrasto allo spreco alimentare e all’isolamento sociale svolto dallo chef proprietario del ristorante tre stelle Michelin, Osteria Francescana. Il mezzo è “Food for Soul“, organizzazione senza scopo di lucro creata da Bottura insieme alla moglie americana Lara Gilmore.
Perché Massimo Bottura è diventato Ambasciatore delle Nazioni Unite
Uno degli snodi attraverso cui l’idea della nomina ha preso forma è “Kitchen Quarantine”, mini show culinario con protagonisti i membri della famiglia Bottura, realizzato su Instagram durante il lockdown. Lo spettacolo, spontaneo ma coinvolgente per le doti di trascinatore del suo host, ha reso palpabile il potenziale nascosto in ogni singolo ingrediente. Un invito a godersi il bello della vita quotidiana in una situazione tanto drammatica quanto inaspettata.
Così oggi, nella prima ”Giornata internazionale della consapevolezza della perdita e dello spreco alimentare“, è arrivata la nomina di Massimo Bottura ad ambasciatore, che intende catalizzare l’attenzione sul problema dello spreco alimentare, mentre nel mondo oltre 800 milioni di persone soffrono la fame.
Al telefono Bottura, investito del nuovo ruolo, anche leggermente emozionato, ha invitato tutti a un piccolo ma significativo sforzo in più. Cioè a non ripetere, come fossimo automi, i comportamenti scioccamente consumistici che hanno portato alla situazione attuale. E smettiamo di considerare l’atto di cucinare –come quello di nutrirsi– solo una faccenda di gusto, deve diventare una scelta etica.
I dati, del resto, sono impressionanti: un terzo di tutto il cibo prodotto –circa 1,3 miliardi di tonnellate– viene sprecato o perso ogni anno. Circa il 14% del cibo globale si deteriora prima ancora di raggiungere i rivenditori, come conseguenza dei problemi di accesso al mercato e della mancanza di catene del freddo sostenibili.
Non basta. Lo spreco del cibo genera l’8% delle emissioni globali di gas serra. Tagliarlo, è anche uno tra i modi più efficaci attraverso cui chiunque: singoli individui, aziende o governi, possono ridurre l’impatto sul clima.
Basta poco per capire l’impatto sulla biodiversità: la produzione di cibo che finisce nei rifiuti richiede una superficie superiore a quella di Cina e India messe insieme. Oltre a risorse idriche tre volte maggiori del volume del Lago di Ginevra.
Combattere questo stato di cose è una priorità per Food for Soul, con i suoi progetti di Refettorio nel mondo, che hanno portato Bottura perfino al cospetto di Papa Francesco. Da Milano, a Rio de Janeiro, in Messico e Parigi, Food for Soul ha fatto risparmiare oltre 125 tonnellate di surplus alimentare destinato alla discariche, trasformando gli ingredienti in oltre mezzo milione di pasti nutrienti per chi vive l’isolamento sociale e la vulnerabilità.
Un dato che ha convinto le Nazioni Unite a nominare “Goodwill Ambassador” Massimo Bottura, che da oggi unirà le sue forze con quelle dell’UNEP per contribuire a un vero cambiamento.