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Locali
9 Febbraio 2017 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 20:39

Milano. Dal bar del cioccolato al tempio della vaniglia, ecco le nuove aperture di primavera

A volte ho da fare – da lavorare, da girare, da farmi i cavoli miei, da vivere un po'. E mi perdo via, e allora devo fare delle corse per recuperare, per
Milano. Dal bar del cioccolato al tempio della vaniglia, ecco le nuove aperture di primavera

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A volte ho da fare – da lavorare, da girare, da farmi i cavoli miei, da vivere un po’. E mi perdo via, e allora devo fare delle corse per recuperare, per vedere se quel locale nuovo ha cambiato menù, se quell’altro invece, e questo non era piuttosto.

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Vediamo insieme qualche cosa di quello che è successo, o sta succedendo, o deve succedere.

Damascegliere off, Slow Sud on

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Il  nome, Damascegliere, mi incuriosisce. Anzi, mi incuriosiva (dev’essere una specie di gioco di società, ballato, della Milano degli anni Trenta). Ma non sono riuscito ad andarci: aperto se non sbaglio l’estate scorsa, al 34 di corso Garibaldi ora è chiuso.

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Mi dispiace, forse per il nome, forse perché sbirciando da fuori mi sembrava un posto piacevole. Un po’ per la descrizione sul sito (ancora attivo: ma che ne sarà del sito, di loro?), per quello che mi prospettava:

Ha quell’eleganza milanese di tempi passati. Linee minimal, dettagli studiati. Una palette di colori che sfuma dal grigio cemento all’ottone brunito fino al verde brillante delle stampe jungle che decorano le pareti. Un design minuzioso con un arredamento che rievoca la raffinatezza degli Anni Cinquanta. Dalle piastrelle cementine dall’allure francese alle lampade vintage fino alle divise ispirate ai camici dei farmacisti. Un nuovo locale lontano da canoni estetici prestabiliti. Sede di una mixology che segue i principi dell’alchimia nato dalle mani di Mattia Pastori, già head barmanager di Bamboo Bar all’Armani Hotel poi del Mandarin Bar, e miglior bartender d’Italia secondo Diageo Reserve World Class 2016 […]. Un bancone che unisce tradizione e sperimentazione, in cui, protagonista, è il re Martini. Una cucina essenziale in cui nascono piatti internazionali, ma dai sentori italiani, che seguono la stagionalità delle materie prime, lavorate per abbinarsi, ma non forzatamente, ai cocktail à-la-carte.

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Le vetrine sono coperte da cartoni di compensato, con il logo di chi occuperà questi locali: Slow Sud. Ovvero, la seconda apertura di questa specie di bistrot all’insegna della meridionalità, aperto neanche due anni fa in via delle Asole, dietro via Torino.

Baunilla in via Broletto

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Inaugurazione ufficiale il 18 febbraio per questa pasticceria-bar in via Broletto, all’angolo con via dei Bossi. Le vetrine oscurate fino a pochi giorni fa da grandi pannelli rosa, colore molto “dolce”, una pagina Facebook da cui si poteva intuire che in realtà il locale sia già operativo

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E in effetti, da qualche giorno, Baunilla è aperto. Passato davanti di corsa: l’interno è piacevole, ma ancor di più lo sembrano i dolci in esposizione. La pasticcera è quella di BioEsserì, catena di ristoranti e pizzerie che ha una sede milanese a poche centinaia di metri da qui, in via San Marco. Ci sono stato a cena, invitato dal proprietario Vittorio Borgia  – e devo tornarci a mangiare la pizza – molto interessante In particolare proprio la pasticceria.

Interessante anche il nome, Baunilla: vagamente misterioso, come Damascegliere, ma che ipotizzo possa avere a che fare con la vaniglia (baunilha in portoghese).

Baunilla. Via Broletto 28. Milano. Tel. +39 0287247168.  

El Carnicero arriva da Ibiza

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Non esattamente: ma, sempre in corso Garibaldi, nei locali che se non sbaglio hanno ospitato due ristoranti, prima Ibiza e da qualche tempo Alexander, sta per arrivare la seconda sede di El Carnicero, fortunato ristorante di carne che due chef argentini, Claudio Ruben Petterini ed Emanuel Gonzalo Gentili Dominguez, hanno aperto già da qualche anno in via Spartaco. Ma comunque il “sottotitolo” del ristorante è “Milano-Ibiza” – tutto torna..

CioccolatiItaliani diventa BtB

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Avete presente via De Amicis? Dove c’era CioccolatiItaliani? Bene: c’è, anzi, ci sarà ancora CioccolatiItaliani, in una inedita (per l’Europa) versione “BtoB” Live – “Bean to Bar”, ovvero il cacao, anzi la fava di cacao (Bean), viene lavorata direttamente nel locale (Bar), con tutti i processi a vista: le macchine che compiono le varie fasi della lavorazione saranno collegate da un sistema di “tubature” che faranno scorrere il cacao e il cioccolato praticamente fino alla tazza del cliente…

Bella idea (come è bella, e loro, l’idea delle “fontane di cioccolato” che troneggiano nei loro negozi), che fra l’altro anticipa Starbucks, che arriverà in Cordusio, fra qualche mese però, con il suo concept di “roastery”, già attivo a Seattle: un coffee bean to bar.

 

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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