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17 Settembre 2019 Aggiornato il 27 Aprile 2024 alle ore 14:58

Milano. Cos’è Mi View, il ristorante che apre lì dove c’era Unico

Entra ufficialmente nel panorama dei ristoranti milanesi un locale che il panorama della città se lo prende tutto, e dall’alto di un 20° piano. È il Mi
Milano. Cos’è Mi View, il ristorante che apre lì dove c’era Unico

Entra ufficialmente nel panorama dei ristoranti milanesi un locale che il panorama della città se lo prende tutto, e dall’alto di un 20° piano. È il Mi View, aperto al pubblico da oggi 17 settembre, presentato alla stampa il giorno prima.

L’indirizzo via Achille Papa 30 e la torre del World Join Center diranno qualcosa a chi aveva visitato Unico, che adesso non esiste più. Bene. C’è stato un reset totale: di proprietà e gestione, di design degli interni, di filosofia, di profilo culinario.

Mi View, nato dall’esperienza di Artimondo, la società che ha creato e produce l’appuntamento Artigiano in Fiera, celebra i prodotti degli artigiani e ha una frase-manifesto: “Facciamo di ogni eccellenza un capolavoro”.

Antonio Intiglietta e Fabrizio Comer, soci nell’impresa, hanno voluto trasferire la ricchezza della cultura artigianale italiana in ogni aspetto del MI View. Quindi sia nel décor, sia nella proposta gastronomica dello chef Christian Spagnoli – proposta di fascia alta.

Che cosa mi ha colpito di più del décor?

La palette dei colori: grigi, bluette e il bordeaux vinoso dei due tavoli rotondi diversi da tutti gli altri, creati da Cometa-Contrada Erasmo utilizzando botti usate, materiale presente anche nelle boiseries dell’ingresso. Nell’insieme, colori calmanti e materiali fisicamente confortevoli per un artigianato dalla forte valenza sociale.

Le due salette contigue per pochi ospiti, tappezzate in azzurro a ramages e protette da corpose tende fonoassorbenti. Mentre una è la chef’s table per mangiare con lo chef e osservare il lavoro della cucina (o escluderla dalla vista tirando la tenda), l’altra è un format innovativo.

È cioè una home table e interpreta come spiega l’architetto Liliana Angelillo Intiglietta, progettista di My View con Roberto Allievi – l’idea di invitare lo chef nel proprio tinello. Solo che al Mi View il tinello del cliente è stato immaginato all’interno del ristorante.

La ceramica di Deruta in versione XXI secolo, nelle opere di Domiziani Design: il banco alla reception del ristorante, il tavolo rotondo dal diametro di 180 cm al centro della sala, il piano dei lavelli nelle toilettes… macchie di colore tipo geografia immaginaria. Bella anche la porcellana di Royale che sulla stampigliatura dice made in England, ma è opera di un artista-artigiano lombardo.

Il tavolo-bar, recuperato nell’Est Europa.

Il menu

Passione artigianale anche nel menu, declamato nel dettaglio e con orgoglio dallo chef, coadiuvato da Ivan Botero come sommelier e maître e alla testa di un organico complessivo di 16 persone tra sala e cucina, mentre la direzione del ristorante è nelle mani di Roberto Rosati.

Che cosa mi ha colpito di più della nostra degustazione? Sono costretta a spoilerare un risotto, che mi ha conquistata.

Ha buone chances di diventare il piatto simbolo di Mi View, il Risotto Arborio mantecato all’essenza di Aglio nero di Voghiera (badate bene: Voghiera, non Voghera) con Aceto Balsamico alle Ciliegie, aria al Miele di Tiglio (29 €).

Benché personalmente non abbia mai troppo amato schiume, spume e pennellate sui piatti, ho dovuto ricredermi, perché questa aria di miele di tiglio era davvero leggiadra e giusto preludio al sapore tostato e a tratti liquoroso del risotto, magnificamente all’onda, deliziosamente color caffè scuro. E disponibile, come tutti i piatti in carta, anche come mezza porzione. Lo preferisco nell’impiattamento bianco, tra l’altro.

E se il risotto rimarrà per me (forse non solo per me) il piatto memorabile, ecco gli altri assaggi del pranzo inaugurale. Una cosa bella è che gli ingredienti e i produttori sono un approfondimento a portata di mano di ognuno, tramite il sito del ristorante o il QRcode presente sul menu.

Fingerfood… Bonbon di Gambero Rosso di Gallipoli; Storione glassato, purea di sedano rapa e infuso di tè e pompelmo, mio gran favorito; Battuta di Fassona Piemontese, Portulaca e Bernese.

Tonno Rosso di Sicilia scottato con Pesca bianca di Venezia e Cetriolo al Gin (30 €) “…marinato con Sali e zuccheri, poi fiammeggiato a cannello, viene abbinato con le tre versioni di Pesca Bianca di Venezia… una purea densa e fresca, una fettina delicata e infine un sorbetto.” Gin prodotto da un artigiano brianzolo con erbe locali.

Le quattro versioni del Foie Gras sintetizzate in un solo piatto e cioè 1. Marinato al marsala: anello di foie gras aromatizzato al Marsala e accompagnato da un crumble croccante 2. Infuso con la liquirizia: il petto d’oca viene avvolto nella bieta e accompagnato da una spuma di foie gras e liquirizia, 3. Al caviale di aceto balsamico: gelificazione di aceto balsamico che viene trasformato in piccole gocce nere contenenti tutto il sapore agrodolce del prodotto e 4. Pere Morettine con Petto d’Oca: un’elegante terrina di foie gras, pere morettine e pistacchio (31 €).

Doppio Tortello (perché doppia è la farcia: caprino e barbabietola) di Grano Russello alla Barbabietola e Caprino vaccino, spuma di Erborinato e rosso croccante (31 €). Seguito, in ordine di portata, dal risotto di cui sopra.

Branzino con assoluto di Cipolla rossa di Breme, Fregola Sarda e Bottarga di Muggine (37 €). Bello l’effetto della bottarga, che inganna l’occhio sembrando buccia d’arancia candita.

Lombata e scaloppa di animelle di Vitello, cotte a bassa temperatura e poi spadellate, con porcini freschi di Borgotaro e patate della Sila IGP (35 €).

Bavarese al Cioccolato Noir Guanaja 70% con inserto fruttato e zenzero, cake al cioccolato, sorbetto al thè ai Frutti Rossi (16 €). Un dolce strutturato, acidulo e quindi non stucchevole, che gioca sulle diverse intensità degli ingredienti.

Insalatina di Agrumi con gelato alle Olive Taggiasche, Mousse allo Yogurt, Caramello salato e sfera di Mandarino (15 €).

Bello anche nella versione mignon. La parte più insolita? Il gelato alle taggiasche. Ma sul tema olio-olive-gelato mi piacerà tornare presto.

Caffè e friandises, bellissimi i macarons dalla superficie metallizzata!

E nei calici? Dalla cantina, una selezione tutta italiana:

Cantina della Volta Lambrusco di Sorbara – Rosé metodo Classico

Ronco del Gelso “Toc Bas” 2017 Friulano doc

Romaldo Greco “Primus” 2016 Primitivo Salento igt

Bussi Piero Moscato d’Asti docg

Kazzen-Oro di Pantelleria Passito di Pantelleria.

Prosit, quindi, e un incentivo ai motorizzati: in una Milano dove uscire a cena a volte è un dramma per il posto-auto, Mi View ha il proprio parcheggio. Si lascia la macchina sotto la torre e via, in ascensore, all’ultimo piano a dominare il cielo sopra Milano.

Il menu degustazione da 5 portate costa 90 € vini esclusi, quello da 7 costa 120 €. E à la carte avete la possibilità di ordinare le mezze porzioni.

[Il ristorante Mi View ha cessato l’attività nella primavera. del 2024]

Mi View Restaurant. Viale Achille Papa, 30. Milano. Tel. +39 02 78612732

[Immagini: iPhone di Daniela; Les Enderlin]

Daniela Ferrando
Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.
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