Milano. Peccato, il Mercato del Duomo ha inaugurato senza di me (e Niko Romito)
Apertura della posta serale, hai visto mai… Toh, che bello, mi hanno mandato le foto dell’inaugurazione del Mercato del Duomo di stasera.
Stasera? Sono le 21:16, la mail è delle 21:04. Che celerità!
Ma io stasera non ci sono andato, anzi, nemmeno lo sapevo – o meglio ancora, nessuno mi ha invitato!
Per carità, ce ne sono a centinaia, a migliaia anzi, di posti che inaugurano senza invitarmi, anzi, proprio senza dirmi niente. Io di tanto in tanto mi imbatto in qualche saracinesca nuova, qualche vetrina in fieri, qualche insegna promettente – e se riesco ci faccio la posta, rubo qualche scatto (di dubbio gusto, le mie capacità sono scarsissime), insomma, ci lavoro su. Senza contare i locali che invece aprono millanta miglia lontano, e che mi invitano con aria confidente e confidenziale a benedire con la mia presenza la loro nuova avventura.
Il Mercato del Duomo mi ignora. Per carità, liberissimo, anche se un articolo qui su Scatti l’ho anche pubblicato, il 5 maggio, pochi giorni dopo l’apertura (ma ne avevamo già parlato un paio di mesi prima). Apertura avvenuta il 1° maggio, dopo un’anteprima il 30 aprile. Anteprima a cui peraltro ero riuscito a farmi invitare, ma alla quale non avevo potuto partecipare causa improvviso contrattempo. Avevo anche mandato loro una mail per scusarmi, pur rendendomi conto della scarsa valenza del gesto.
A dire il vero, il mittente dell’invito all’anteprima non era lo stesso dell’invio del materiale fotografico. Ovvero, la molteplicità di referenti può risultare in problemi di comunicazione? Perché mandarmi un post-evento, se non mi hai detto nulla pre-evento?
Comunicazione incerta anche perché vorrei sapere quando apre/inaugura/presentano Spazio di Niko Romito. Una comunicazione “allegra” che ha fatto postare sulla pagina facebook del Mercato il richiamo a un articolo su Viaggi.Corriere.it, citandone una frase: “Uno splendido esempio di archeologia industriale restituito alla città e ai suoi abitanti.”
Peccato che – come sa ogni milanese che si rispetti – la Galleria Vittorio Emanuele, nel cui corpo si trova il Mercato, non sia esempio di archeologia industriale più di quanto non lo sia la Scala o il Colosseo; piuttosto, potremmo parlare di architettura monumental-celebrativa.
Industriale è invece il Mercato Metropolitano a Porta Genova, alloggiato negli ex-magazzini della stazione ferroviaria, e quindi definibili come “archeologia industriale”. Di cui l’articolo parlava prima di iniziare a trattare il Mercato del Duomo: ovvero, l’estensore del post facebookiano ha unito due concetti semplicemente susseguenti. “Se MM ha come casa gli ex magazzini della ferrovia di Porta Genova, uno splendido esempio di archeologia industriale restituito alla città e ai suoi abitanti, il Mercato del Duomo si affaccia sul salotto buono di Milano.”
Non voglio parlare di scarse professionalità, per carità – ma certo l’impressione, specie in un contesto “ufficiale” come una pagina aziendale e in una mail rivolta a operatori dei media, non è positivissima. Un po’ come quei commenti fatti ai post in cui si dice sistematicamente “bello, co sono stata anch’io in quel locale lì, e ne ho scritto sul mio blog ilmioblog.com/quellocalelì. Oppure come quelle mail inviatemi come “Cara amica Blogger”, o anche “Cara Emanuela”, per invitarmi a degustazioni, tour, o a provare un nuovo rimedio per la cellulite. (Come hanno fatto a saperlo?)
PS. Però avevano invitato qualcuno di Scatti. Invito strettamente personale ma il destinatario è di stanza a Roma. Sono proprio invidioso…