Mille euro al mese per un full time: Sara si ribella allo sfruttamento
Mille euro al mese per un contratto full time. Vi siete mai sentiti presi in giro da un’offerta di lavoro? Vi siete mai chiesti se vale la pena dire sì a condizioni di lavoro inaccettabili pur di portare a casa uno stipendio misero?
Se la risposta è sì, allora dovete conoscere la storia di Sara, una ragazza che ha detto di no a una proposta indecente.
Sara vive a Cerenova, una località balneare vicino a Roma, e come altri giovani cerca un lavoro dignitoso.
Un giorno arriva la chiamata di un bar della zona, che le offre un posto come cameriera. Fin qui tutto bene, se non fosse per un dettaglio: il contratto.
Sara rifiuta l’offerta di lavoro in un bar di Cerenova
I titolari del bar le propongono di firmare un finto part time per evitare le tasse e le contribuzioni, che in realtà nasconde un contratto full time. Sette ore e mezza al giorno di lavoro, con un solo giorno libero a settimana, festivi e domeniche comprese, straordinari non pagati.
E lo stipendio? Mille euro al mese. Sì, avete letto bene: mille euro per un full time, in pratica.
Sara non ci sta e rifiuta l’offerta. Non solo: decide di denunciare pubblicamente la situazione sui social network, con un post che in poco tempo diventa virale e scatena l’indignazione di migliaia di lettori.
“Ovviamente io il contratto l’ho rifiutato, nonostante abbia bisogno di lavorare, ma alla soglia dei quasi trent’anni sono davvero stufa di fare la serva. Io a farvi ingrossare il culo non ci sto più”, scrive Sara, che aggiunge: “Non esiste nessun genere di pausa, anche andare al bagno è un lusso e naturalmente non ti passano nulla da mangiare nonostante gli orari lo prevedano”.
Mille euro al mese per un full time? “Non vi faccio da serva”
La storia di Sara è emblematica di una realtà che affligge molti giovani italiani, soprattutto nel campo della ristorazione: quella dello sfruttamento lavorativo. Altro che 63 mila euro all’anno rifiutati da un cuoco alle prime armi.
Un fenomeno basato sulla precarietà, sulla paura e sulla mancanza di alternative. Un fenomeno che si nutre della complicità di chi approfitta della situazione e anche di chi chiude gli occhi.
Sara questa volta non ha abbassato la testa, non ha accettato compromessi, non ha rinunciato ai propri diritti.
Non si è fatta ingannare da chi le ha offerto mille euro al mese per un full time, non ha voluto condannarsi al ruolo di schiava dei tempi moderni. Perché ritiene di valere più di mille euro al mese per un contratto full time.
La storia di Sara è infine una sfida che ci coinvolge tutti: quella di non restare indifferenti davanti alle truffe e alle illegalità nel mondo della ristorazione.
Da dove i giovani fuggono proprio per la diffusione ancora capillare di contratti capestro, condizioni lavorative alienanti e ritmi troppo faticosi da sostenere.
I salari drasticamente diminuiti, a fronte di orari di lavoro aumentati, hanno prodotto disillusione nei giovani, specie rispetto al modello di ristorazione “patinato”, spesso raccontato dai media.
La denuncia di Sara ha trovato l’appoggio e la solidarietà della Cgil Roma e Lazio, il sindacato a cui è iscritta da due anni.
Il segretario generale Natale Di Cola ha definito l’offerta di lavoro del bar “indegna” e ha sottolineato che Sara fa parte della loro comunità e che combatte per difendere i diritti dei lavoratori.
“In questi giorni, purtroppo, c’è anche chi la deride e la offende per aver detto no a mille euro al mese per un contratto full time. In pratica per aver detto no allo sfruttamento e al lavoro nero”.