Obama e la chef Cristeta Comerford, sopravvissuta dai tempi di Bush
Il meraviglioso mondo culinario della Casa Bianca: è una impresa che coinvolge chef, sous-chef pasticcieri, panificatori e sommelier di livelli eccellenti il cui obiettivo primario è quello di soddisfare le esigenze, gli appetiti e soprattutto i capricci della prima famiglia d’America e della loro rotazione quasi costante di ospiti prestigiosi. I gusti e le esigenze tendono a cambiare ogni quattro anni, quando tutto il personale così come l’archivio con le ricette della White House viene nuovamente ripensato ad hoc per il presidente in carica e la sua famiglia.
Renè Verdon chef al tempo dei Kennedy, molto apprezzato e famoso per i suoi piatti stravaganti, presentò inaspettatamente a Grace Kelly e al principe Ranieri di Monaco un piatto dai sapori estremi composto da granchio, agnello e fragole.
Nancy Regan non avrebbe mai accettato un estro del genere dal suo chef svizzero Henry Haller; si narra che la first lady facesse la sera prima di ogni cena ufficiale una prova generale di tutti i piatti per testare il menu da servire ai commensali. Molti sono stati gli chef che si sono succeduti, lo chef parigino Pierre Chambrin che con George W. Bush durò solo due anni perché tacciato di fare una cucina light e troppo in linea con i dettami francesi, per questo dopo di lui arrivò alla Casa Bianca uno chef a stelle e strisce Walter Sheib.
Ora a servire il Presidente degli Stati Uniti, molto attento alla gastronomia americana, c’è Cristeta Comerford, che era già la chef della Casa Bianca al tempo di Bush figlio (dal 2005) e che si è guadagnata il rispetto di presidenti e first lady riuscendo a dare ad ogni piatto americano un sapore, una leggerezza ed uno sprint etnico unico.
Cristeta almeno per altri quattro anni continuerà a far capire agli americani che la cucina non è solo fast ma è slow, delicious, spicy e light come piace a Michelle Obama. Per lei, che ha partecipato all’evento Le Club des Chefs des Chefs (gli chef dei capi di stato) che ha messo insieme a Parigi cucina e politica internazionale, l’ingrediente feticcio è l’aglio. Ho un debole per l’aglio passato nell’olio di oliva che è il paradiso, ha dichiarato. E il piatto migliore per esaltarlo è l’adobo delle Filippine. Ma qui gioca in casa: le Filippine sono la sua terra di nascita.
[Chiara Valzania. Link: Fine Dining Lovers, lapresse, SdG. Immagine: AFP]