Obbligo di etilometro. Chi paga il conto della leggerezza?
L’ora X è scattata. Tremate voi bevitori imperterriti. Se andate in un ristorante che non chiude entro la mezzanotte siete a rischio di stato di ebbrezza e potrete (non dovrete) sottoporvi a un alcol test con l’etilometro in dotazione alle Forze del ristorante. E se risulta che siete oltre i limiti di legge (0,5 g/l)… potrete guidare sperando di farla franca. Ovviamente c’è la sanzione. A carico del ristoratore che non si sia munito dell’etilometro che va posto in bella vista. Il ristoratore, colto in “fragranza” di reato riceverà multa da 300 a 1.200 euro. E in caso di recidiva da non esposizione, due distinte violazioni nell’arco del biennio, scatta la sospensione della licenza e l’attività chiusa per un periodo da 7 a 30 giorni.
Reazioni di un (quasi) astemio, praticamente nulle. Le bollicine dell’acqua al limite possono portare a un gentile ruttino. Ma letta così, questa prescrizione sembra una barzelletta (l’art. 54 della legge 120/2010 che potete scaricare per intero). Ma come, il cliente beve, va fuori i limiti delle tabelle (ecco la prima e la seconda) e multiamo il ristoratore se non ha l’etilometro per il controllo volontario? Una sanzione indiretta?
E immaginiamo la scena della persona in stato di ebbrezza che chieda volontariamente di fare il test. Non può guidare e se ne rende conto dal responso della macchinetta. Ma non ha l’obbligo di attenersi all’indicazione su base volontaria. A che serve allora? A mettere nei guai chi non lo ha fermato? Come si deve comportare il ristoratore? Lo consiglia come il buon padre di famiglia? E se fa un incidente, l’assicurazione potrà rivalersi sul ristoratore-sceriffo che non ha impedito che si creassero le condizioni per commettere un reato? Potrebbe sempre fare una telefonata al 113 e denunciare preventivamente il cliente che volontariamente ha fatto il test e poi si è messo ugualmente alla guida.
Ho capito. E’ un’iniziativa a scopo di prevenzione. Come quelle campagne francesi che da un decennio vanno avanti. Ogni pubblicità di vino o alcol deve esibire la scritta “L’abuso di alcol è pericoloso”. I soliti francesi che nella “pub” vogliono che l’inglese o qualsiasi parola e frase straniera sia tradotta. Noi ce la caviamo con dolcefarniente che è diventata una parola di uso comune. Solo, mi chiedo, ma la sanzione per un eventuale negligenza nell’apporre la frase di avvertenza la comminano al creativo della pubblicità, all’agenzia di pubblicità o all’attacchino che mette su il cartellone?
Cioè, il cliente beve e il ristoratore viene multato non perché il cliente ha bevuto ma perché non ha l’etilometro che dovrebbe indurre a un comportamento “sano”? Mi manca lo schiaffo diretto che dovrebbe essere “hai bevuto troppo quindi ti multo se ti metti alla guida”. Che avviene in caso di verifica da parte delle forze dell’ordine.
Utilità dello strumento, quindi, prossima allo zero. Perché al limite farà litigare amici e coppie su chi deve guidare oppure sarà seguito da chi non aveva bisogno del test in quanto volontariamente si controlla perché sa che deve guidare ed è responsabile della sicurezza propria e degli altri.
L’intento è nobile ma la strada è a dir poco tortuosa. Fa di un’erba un solo fascio mettendo la ridicola prescrizione dell’obbligo solo se il ristorante chiude dopo la mezzanotte come se un incidente in stato di ebbrezza non potesse accadere alle 23, 45 e quindi non fosse necessario l’etilometro a scopo preventivo.
E poi non tiene conto delle realtà diverse del bere e della cultura del vino. Ma voi avete mai letto un titolo “Sommelier ubriaco si schianta” oppure “All’uscita del ristorante ubriaco coinvolto in incidente”? Non è che presi dall’emergenza (che esiste, è bene ricordarlo) di moltissimi in stato di ebbrezza alla guida si sia scelto il provvedimento che fa discutere e non quello che affronta e risolve il problema? Prevenzione fa rima con educazione. E cultura. Insegniamo la cultura del bere responsabile e del bere meglio. Non è il proibizionismo a creare consumatori avveduti. Quello al limite riduce le vendite agendo per paradosso su chi è più controllato e ha maggiore timore.
Prendiamo esempio dalle pubblicità shock e dagli avvisi ripetuti alla noia, ma anche dalle campagne di sensibilizzazione nelle scuole e dalle iniziative come quella della birra da portare a casa per chi guida e accompagna gli amici. Il clima da caccia alle streghe non fa bene a nessuno. Come anche rendere una norma opzionale e senza sanzione diretta.
P.S. A scopo preventivo si potrebbe utilizzare l’AlcoKey che la Saab lanciò nel 2005. Un etilometro agganciato alla chiave della vettura a mo’ di antifurto che inibisce l’avvio del motore. Tosto eh?