Oliere sì, oliere no: la legge anti-frode divide l’Unione Europea
Pochi giorni fa, la notizia che dal 2014 sui tavoli dei ristoranti in tutta Europa non ci sarà più spazio per anonime oliere, ma solo per bottiglie d’olio d’oliva con etichettatura regolare (lotto d’origine e zona di provenienza) e tappo antirabbocco. Oggi, quella stessa Unione Europea fa marcia indietro sul regolamento anti-frode.
Il commissario UE all’agricoltura, Dalan Ciolos, afferma che “l’iniziativa non ha suscitato vasto consenso tra i consumatori”. Già, ma quali consumatori? In Italia il tappo anti-manomissione sulle bottiglie d’olio d’oliva è (teoricamente) obbligatorio già dal 2006. E la normativa anti-frode è stata approvata, oltre che dalla nostra, da 15 nazioni – paesi come la Spagna e il Portogallo, per cui l’olio d’oliva rappresenta un’importante risorsa economica.
A portare avanti il fronte dell’opposizione alla legge sono i paesi del Nord, Germania e Olanda in testa. Paesi che non hanno certo particolari interessi a combattere il giro di frodi intorno all’olio d’oliva, e che giudicano eccessiva quest’intromissione dell’UE sulle tavole dei ristoranti. Il loro “no” ha pesato in maniera decisiva, e così si è giunti al caos attuale. In Italia, le organizzazioni degli agricoltori protestano, e con loro il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia de Girolamo, che invoca “una battaglia culturale e di legalità”.
[Giorgia Cannarella]