Natale. Innamorarsi del panettone di Achille Zoia
Ho partecipato alla stesura della classifica della top ten dei panettoni artigianali qui a Napoli durante Re Panettone.
Ma devo confessarvi che mi sono innamorato di un panettone “fuori concorso”.
Lo realizza Achille Zoia nella sua Boutique del Dolce di Concorezzo (e di Cologno Monzese).
Non so se sia stata la suggestione della milanesità del panettone. O l’esclusività di un panettone che non era disponibile alla vendita a Re Panettone.
Sta di fatto che il panettone di Achille Zoia è morbido e allo stesso tempo ha una texture solida e consistente.
Ma prima ti prendono gli aromi forti e penetranti che avvolgono il naso.
In bocca al godurioso morso la burrosità si espande senza alcun retrogusto dolciastro.
I canditi sono la chicca, anzi, le chicche che si sgranano preziose una ad una.
Anche se il segreto è in quelle mandorle, sono convinto.
Mentre assaggiavo una bella fetta mi è arrivato prepotente il confronto con la pizza margherita perfetta, quella si cui si sentono tutti gli ingredienti che sono fusi tra loro.
Li ho anche ascoltati, Stanislao Porzio – l’organizzatore di Re Panettone – e Achille Zoia mentre mi parlavano della gran quantità di panettoni artigianali che il Sud sforna con Alfonso Pepe, Sal De Riso e Vincenzo Tiri. Una quantità superiore a quelli che escono dai negozi di Milano.
E intanto, lui, il maestro Yoda-Zoia mi affascinava con la sua lunga sapienza di lievitati che è differente da quella formale della nostra scuola: ci tiene a segnalare che la sua arriva alla quinta elementare.
Anche se poi è cattedratico all’Alma di Gualtiero Marchesi.
Non ho resistito e gli ho chiesto di darmi un nome di eccellenza tra i 23 partecipanti.
Mi ha detto: “Alfonso Pepe“. E io ho condiviso la scelta che avevamo già fatto nostra.